The combination of flexibility and security is a subject that has been much discussed in recent decades. The advent of globalization and the several economic situations of the last century have led European countries to reform their labor market in favour of an increased flexibility and deregulation of employment relationships. These new reforms, although introduced at different times and in with different methods in the member states, have deeply affected the lives of European citizens, creating new needs for social protection which the various welfare systems have tried to meet. The deregulation of the labor market has, in fact, resulted in the spread of fixed-term contracts, also called atypical contracts in this paper to emphasize their different configuration with respect to permanent employment relationship typical of the Fordist model. Although the implementation of flexibilization policies should have been accompanied by an equally increased level of social protection to support these workers in the periods of transition from one job to another but not only, in many countries this has not happened, leading to the spread of the phenomenon of precarization. The dissertation will therefore focus on the themes of flexibility and precarity, with a focus on the new social risks that the welfare state regimes have tried to address. In investigating how the various welfare regimes in Europe have reacted to the emergence of new social protection needs caused by the deregulation of the labor market, special attention will be paid to the Italian case, as a country characterized by the overlap of the two phenomena. The aim of this thesis is to investigate the link between flexibility and precarity, identifying, within the multitude of atypical workers, which are the categories most at risk of precariousness and, after having carried out a comparative analysis between different welfare policies in the European regimes, to determine which policy tools and changes could be applied in Italy. The first chapter investigates the origin, the meaning and the debate on flexicurity from a European perspective. The second chapter explains the relations between the concepts of flexibility, social protection and precariousness, exploring the role of the welfare state also in relation to the emergence of the so-called new social risks. The third chapter presents a comparative analysis of the European welfare state models in relation to the phenomenon of flexibilisation and an in-depth analysis of the Italian case, as a country characterized by flex-insecurity. Comparing the different welfare policies adopted by the European countries, it clearly emerges that atypical workers are protected in different ways and that the relationship between flexibility and security is dependent on the welfare state model and its connotations. Finally, the conclusions identify some policy tools and solutions that could be implemented to avoid the progressive overlap between the phenomenon of flexibility and that of precariousness. The aim of the final part is to shed light on how these current transformations can also be managed in a positive way, if the various actors involved, the policies and the institutions pursue the objective of reducing inequalities and of ensuring the welfare of the citizen in his multidimensionality.
Il binomio flessibilità-sicurezza è un tema di cui si è discusso molto negli ultimi decenni. L'avvento della globalizzazione e le varie congiunture economiche del secolo scorso hanno portato i paesi europei a una riforma del proprio mercato del lavoro in favore di un aumentata flessibilizzazione e deregolamentazione dei rapporti di lavoro. Queste nuove riforme, seppur introdotte con tempi e modalità diversi nei vari stati membri, hanno inciso profondamente sulla vita dei cittadini europei, configurando nuove esigenze di protezione sociale a cui i vari regimi di welfare hanno cercato di sopperire. La deregolamentazione del mercato del lavoro ha infatti avuto come conseguenza la diffusione di contratti a tempo determinato, chiamati in questa sede anche contratti atipici proprio per sottolineare la loro diversa configurazione rispetto al rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato tipico del modello fordista. Sebbene l'implementazione delle politiche di flessibilizzazione avrebbe dovuto accompagnarsi da un altrettanto accresciuto livello di protezione sociale per supportare questi lavoratori nei periodi di transizione da un lavoro all'altro e non solo, in molti paesi questo non è accaduto portando alla diffusione del fenomeno della precarizzazione. La dissertazione si concentrerà quindi sul tema della flessibilità e della precarietà, con un particolare approfondimento sui nuovi rischi sociali a cui i regimi di welfare state hanno cercato di porre rimedio. Nell'indagare come i diversi regimi di welfare in Europa hanno reagito all'emergere delle nuove esigenze di protezione sociale causate dalla deregolamentazione del mercato del lavoro, speciale attenzione verrà posta sul caso italiano, quale paese contraddistinto dalla sovrapposizione dei due fenomeni. Lo scopo di questa tesi è quello di indagare il legame che intercorre fra loro, individuando, all'interno della moltitudine dei lavoratori atipici, quali sono le categorie più a rischio di precarietà e, dopo aver effettuato un'analisi comparata fra diverse politiche di welfare nei vari regimi europei, determinare quali strumenti di policy e cambiamenti potrebbero essere applicati in Italia. Nel primo capitolo viene indagato l'origine, il significato e il dibattito sulla flexicurity in una prospettiva europea. Nel secondo capitolo vengono invece esplicitati i rapporti che intercorrono fra i concetti di flessibilità, protezione sociale e precarietà, approfondendo il ruolo del welfare state anche in relazione alla nascita dei cosiddetti nuovi rischi sociali. Il terzo capitolo presenta un'analisi comparata dei regimi di welfare state europei in relazione al fenomeno della flessibilizzazione e un approfondimento sul caso italiano, quale paese connotato dalla flex-insecurity. Confrontando le differenti politiche di welfare adottate dai paesi europei emerge chiaramente come i lavoratori atipici siano tutelati in modi differenti e come il rapporto fra flessibilità e sicurezza dipenda anche dal regime di welfare e dalle sue connotazioni. Infine, nelle conclusioni vengono individuati alcuni strumenti di policy e soluzioni che potrebbero essere attuate per eludere la progressiva sovrapposizione fra il fenomeno della flessibilità e quello della precarietà. L'obiettivo della parte conclusiva è quello di far luce su come tali trasformazioni del nostro tempo possano essere anche declinate e gestite in maniera positiva, se i diversi attori in gioco, le politiche messe in atto e le istituzioni perseguono l'obiettivo di ridurre le disuguaglianze e di garantire il benessere del cittadino nella sua multidimensionalità.
Flessibilità e precarietà: un'analisi comparata nei regimi di welfare in Europa
PORELLO, LAURA
2020/2021
Abstract
Il binomio flessibilità-sicurezza è un tema di cui si è discusso molto negli ultimi decenni. L'avvento della globalizzazione e le varie congiunture economiche del secolo scorso hanno portato i paesi europei a una riforma del proprio mercato del lavoro in favore di un aumentata flessibilizzazione e deregolamentazione dei rapporti di lavoro. Queste nuove riforme, seppur introdotte con tempi e modalità diversi nei vari stati membri, hanno inciso profondamente sulla vita dei cittadini europei, configurando nuove esigenze di protezione sociale a cui i vari regimi di welfare hanno cercato di sopperire. La deregolamentazione del mercato del lavoro ha infatti avuto come conseguenza la diffusione di contratti a tempo determinato, chiamati in questa sede anche contratti atipici proprio per sottolineare la loro diversa configurazione rispetto al rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato tipico del modello fordista. Sebbene l'implementazione delle politiche di flessibilizzazione avrebbe dovuto accompagnarsi da un altrettanto accresciuto livello di protezione sociale per supportare questi lavoratori nei periodi di transizione da un lavoro all'altro e non solo, in molti paesi questo non è accaduto portando alla diffusione del fenomeno della precarizzazione. La dissertazione si concentrerà quindi sul tema della flessibilità e della precarietà, con un particolare approfondimento sui nuovi rischi sociali a cui i regimi di welfare state hanno cercato di porre rimedio. Nell'indagare come i diversi regimi di welfare in Europa hanno reagito all'emergere delle nuove esigenze di protezione sociale causate dalla deregolamentazione del mercato del lavoro, speciale attenzione verrà posta sul caso italiano, quale paese contraddistinto dalla sovrapposizione dei due fenomeni. Lo scopo di questa tesi è quello di indagare il legame che intercorre fra loro, individuando, all'interno della moltitudine dei lavoratori atipici, quali sono le categorie più a rischio di precarietà e, dopo aver effettuato un'analisi comparata fra diverse politiche di welfare nei vari regimi europei, determinare quali strumenti di policy e cambiamenti potrebbero essere applicati in Italia. Nel primo capitolo viene indagato l'origine, il significato e il dibattito sulla flexicurity in una prospettiva europea. Nel secondo capitolo vengono invece esplicitati i rapporti che intercorrono fra i concetti di flessibilità, protezione sociale e precarietà, approfondendo il ruolo del welfare state anche in relazione alla nascita dei cosiddetti nuovi rischi sociali. Il terzo capitolo presenta un'analisi comparata dei regimi di welfare state europei in relazione al fenomeno della flessibilizzazione e un approfondimento sul caso italiano, quale paese connotato dalla flex-insecurity. Confrontando le differenti politiche di welfare adottate dai paesi europei emerge chiaramente come i lavoratori atipici siano tutelati in modi differenti e come il rapporto fra flessibilità e sicurezza dipenda anche dal regime di welfare e dalle sue connotazioni. Infine, nelle conclusioni vengono individuati alcuni strumenti di policy e soluzioni che potrebbero essere attuate per eludere la progressiva sovrapposizione fra il fenomeno della flessibilità e quello della precarietà. L'obiettivo della parte conclusiva è quello di far luce su come tali trasformazioni del nostro tempo possano essere anche declinate e gestite in maniera positiva, se i diversi attori in gioco, le politiche messe in atto e le istituzioni perseguono l'obiettivo di ridurre le disuguaglianze e di garantire il benessere del cittadino nella sua multidimensionalità.File | Dimensione | Formato | |
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