Aristotele nel secondo libro della Fisica, attraverso il suo approccio scientifico e le sue argomentazioni logiche, ha mostrato, contrariamente a quanti lo negavano, che anche il caso è una causa. Il caso spontaneo (automaton) e caso fortuito (tyche) sono inerenti la natura; può accadere, infatti, che qualcosa sia secondo natura o sia contro natura, ma entrambi i casi rientrano in ciò che accade per natura. Secondo Aristotele la natura non è animata da un intervento divino, poiché la natura realizza da sé, quando e come può, i propri fini ed è anche possibile che questi ultimi non si realizzino. Il passaggio dalla causalità alla casualità, dalla necessità alla contingenza, dalla teleologia alla teleonomia, è il filo conduttore che utilizzo per sostenere l'applicabilità della teoria filosofica di Maurizio Ferraris (dalla documentalità all'emergenza) alla città come oggetto sociale. L'uomo fa parte della natura e anche il suo intelletto ne è parte integrante; credo inoltre che si possa affermare che né l'intelletto né la natura siano cause prime, ma che sia la stessa ad emergere, al contrario delle condizioni aristoteliche. Aristotele scrive infatti: «ora, se pur si dice che la causa del cielo è in gran parte casuale, tuttavia, è necessario che cause prime <ne> siano l'intelletto e la natura, e <non solo del cielo>, ma pure di molte altre realtà e anche di questo nostro universo » L'emergenza, che a livello naturale ha uno sviluppo di tipo darwiniano, viene indagata a livello di oggetti sociali; in particolare è indagata attraverso la città per verificare se, possedendo un minimo di progettualità, assume un'evoluzione di tipo lamarckiano o conferma la trasformazione di tipo darwiniano . Le città del mondo, delle quali facciamo parte, ci paiono come oggetti completamente progettati e creati consapevolmente da schiere di architetti, urbanisti e politici. La posizione, che ho cercato da far emergere da questo scritto, è al contrario l'idea di una città che lentamente e casualmente consiste nell'accumulo di eventi che raggiunta una certa soglia si trasforma in qualcosa di diverso. Questo percorso ha origine nel ritenere la città un documento in relazione all'ontologia sociale, si sviluppa seguendo la posizione del ¿nuovo realismo¿ e si consolida nella teoria dell'¿emergenza¿ .
L'EMERGENZA DELLA CITTÀ. Ontologia, documentalità e realismo alla prova della città.
SIDDI, NICOLA
2015/2016
Abstract
Aristotele nel secondo libro della Fisica, attraverso il suo approccio scientifico e le sue argomentazioni logiche, ha mostrato, contrariamente a quanti lo negavano, che anche il caso è una causa. Il caso spontaneo (automaton) e caso fortuito (tyche) sono inerenti la natura; può accadere, infatti, che qualcosa sia secondo natura o sia contro natura, ma entrambi i casi rientrano in ciò che accade per natura. Secondo Aristotele la natura non è animata da un intervento divino, poiché la natura realizza da sé, quando e come può, i propri fini ed è anche possibile che questi ultimi non si realizzino. Il passaggio dalla causalità alla casualità, dalla necessità alla contingenza, dalla teleologia alla teleonomia, è il filo conduttore che utilizzo per sostenere l'applicabilità della teoria filosofica di Maurizio Ferraris (dalla documentalità all'emergenza) alla città come oggetto sociale. L'uomo fa parte della natura e anche il suo intelletto ne è parte integrante; credo inoltre che si possa affermare che né l'intelletto né la natura siano cause prime, ma che sia la stessa ad emergere, al contrario delle condizioni aristoteliche. Aristotele scrive infatti: «ora, se pur si dice che la causa del cielo è in gran parte casuale, tuttavia, è necessario che cause primeFile | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/154416