Il lavoro svolge un'analisi dei Rerum memorandarum libri di Francesco Petrarca, composti per la maggior parte a Parma tra il 1343 e il 1345. L'incompiutezza dell'opera, oltre che la struttura da enciclopedia medievale, ha fatto pesare sui quattro libri secoli di oblio; solo con la ripresa dell'interesse per le opere storiografiche del poeta, all'inizio del Novecento, le Res memorandae sono state riconsiderate dalla critica. Il loro ruolo è però sempre stato ausiliario rispetto agli studi sulle opere storiche maggiori, come il De viris e l'Africa. Questa subordinazione è stata dovuta a giudizi come quello di Frances Yates, che negli anni Sessanta ha creduto di rinvenire nei quattro libri una delle tante raccolte di exempla medievali, redatti per la memorizzazione ai fini della predicazione. Come queste raccolte, i Rerum memorandarum assumono come modello quello dei Factorum et Dictorum Memorabilium di Valerio Massimo, proponendosi di trattare tramite casi esemplari le quattro virtù indicate da Cicerone nel De inventione: prudenza, fortezza, temperanza, giustizia (la solo prudenza sarà poi affrontata nella porzione d'opera redatta). Totalmente nuovo, tuttavia, è l'approccio di Petrarca a questi casi esemplari, che non sono interpretati come esempi da memorizzare, ma piuttosto come modelli di virtù da seguire per il rinnovamento di un'epoca. Il rapporto con l'antico è già, in modo umanistico, importante essenzialmente in quanto consente di rinnovare i tempi moderni: Petrarca aggiunge infatti alla dimensione sincronica di Valerio Massimo, che divideva gli exempla in Romana ed Externa, una terza dimensione, quella dei Moderna, che attribuisce un taglio diacronico all'opera. Sebbene Marcello Aurigemma abbia sostenuto, in un suo saggio del 1987, che la rilevanza di questa terza categoria sia minima, poiché essa è inserita in modo forzato in una compilazione che è meglio costruita in corrispondenza della storia antica, sono proprio le sezioni moderne le più innovative dei Rerum memorandarum. I ventinove capitoli dedicati ai moderni sono dunque analizzati uno ad uno, per rinvenire sviluppi e tematiche legati alla modernità che Petrarca affronta in quest'opera, il cui rapporto con le coeve raccolte di exempla è in realtà soprattutto parodico.

I "Rerum memorandarum libri" di Francesco Petrarca tra antichità e modernità

BERTONE, LUISA
2015/2016

Abstract

Il lavoro svolge un'analisi dei Rerum memorandarum libri di Francesco Petrarca, composti per la maggior parte a Parma tra il 1343 e il 1345. L'incompiutezza dell'opera, oltre che la struttura da enciclopedia medievale, ha fatto pesare sui quattro libri secoli di oblio; solo con la ripresa dell'interesse per le opere storiografiche del poeta, all'inizio del Novecento, le Res memorandae sono state riconsiderate dalla critica. Il loro ruolo è però sempre stato ausiliario rispetto agli studi sulle opere storiche maggiori, come il De viris e l'Africa. Questa subordinazione è stata dovuta a giudizi come quello di Frances Yates, che negli anni Sessanta ha creduto di rinvenire nei quattro libri una delle tante raccolte di exempla medievali, redatti per la memorizzazione ai fini della predicazione. Come queste raccolte, i Rerum memorandarum assumono come modello quello dei Factorum et Dictorum Memorabilium di Valerio Massimo, proponendosi di trattare tramite casi esemplari le quattro virtù indicate da Cicerone nel De inventione: prudenza, fortezza, temperanza, giustizia (la solo prudenza sarà poi affrontata nella porzione d'opera redatta). Totalmente nuovo, tuttavia, è l'approccio di Petrarca a questi casi esemplari, che non sono interpretati come esempi da memorizzare, ma piuttosto come modelli di virtù da seguire per il rinnovamento di un'epoca. Il rapporto con l'antico è già, in modo umanistico, importante essenzialmente in quanto consente di rinnovare i tempi moderni: Petrarca aggiunge infatti alla dimensione sincronica di Valerio Massimo, che divideva gli exempla in Romana ed Externa, una terza dimensione, quella dei Moderna, che attribuisce un taglio diacronico all'opera. Sebbene Marcello Aurigemma abbia sostenuto, in un suo saggio del 1987, che la rilevanza di questa terza categoria sia minima, poiché essa è inserita in modo forzato in una compilazione che è meglio costruita in corrispondenza della storia antica, sono proprio le sezioni moderne le più innovative dei Rerum memorandarum. I ventinove capitoli dedicati ai moderni sono dunque analizzati uno ad uno, per rinvenire sviluppi e tematiche legati alla modernità che Petrarca affronta in quest'opera, il cui rapporto con le coeve raccolte di exempla è in realtà soprattutto parodico.
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