If, on the one hand, the presence of pupils of foreign origin is a stable factor in Italian schools and the official documents confirm the importance of multilingual and intercultural education in fostering personal and social development in everyone (MIUR, 2012), also in the light of the most recent studies in the psycholinguistic field, on the other hand, a "singular" approach to languages/cultures seems to be perpetrated in the teaching practice. This work focuses on the attitudes of a group of primary and lower secondary teachers involved in a project, conducted in Turin according to the "plural" approach of the éveil aux langues (Candelier, et al., 2012), called "We and our languages" (Sordella & Andorno, 2017). This educational path offers activities on languages/cultures that the school does not intend to teach, some of which are already present in the classroom. In this context, we investigate the attitudes of the teachers regarding the possibility, starting from the interlinguistic comparison, of stimulating metalinguistic reflections, i.e. explicit and verbalizable through the language of the "grammar" discipline. We understand the attitude in a psycho-social sense, i.e. as the global evaluation of an object based on cognitive, affective, and behavioural information. The detection of clues of this nature takes place before, during, and after the project through interviews, video recordings, observation grids, and questionnaires. The qualitative analysis of the data falls within the framework of the grounded theory (Charmaz, 2006). The results obtained confirm a certain anchorage to the grammatical tradition and to a monolingual vision, but, above all, they demonstrate an understanding of the problem investigated and the existence of components of multilingual and intercultural education that could be scrutinized through further field studies and valorised through in-service training courses.
Se da un lato nella scuola italiana la presenza di alunni di origini straniere è un fattore stabile e i documenti ufficiali ribadiscono l'importanza dell'educazione plurilingue e interculturale nel favorire lo sviluppo personale e sociale di tutti (MIUR, 2012), anche alla luce dei più recenti studi in ambito psicolinguistico, dall'altro nella pratica didattica sembra perpetrarsi un approccio “singolare” alle lingue/culture. Il presente lavoro si concentra sugli atteggiamenti di un gruppo di insegnanti della primaria e secondaria inferiore coinvolti in un progetto, condotto a Torino secondo l'approccio “plurale” dell'éveil aux langues (Candelier, et al., 2012), denominato “Noi e le nostre lingue” (Sordella & Andorno, 2017). Tale percorso didattico propone attività su lingue/culture che la scuola non intende insegnare, alcune delle quali già presenti in classe. In questo contesto, indaghiamo quali siano gli atteggiamenti degli insegnanti rispetto alla possibilità, a partire dal confronto interlinguistico, di stimolare riflessioni metalinguistiche, ovvero esplicite e verbalizzabili attraverso il linguaggio proprio della disciplina “grammatica”. Intendiamo l'atteggiamento in senso psicosociale, ovvero come la valutazione globale di un oggetto sulla base di informazioni cognitive, affettive e comportamentali (Zanna & Rempel, 1988). La rilevazione di indizi di tale natura avviene prima, durante e dopo il progetto attraverso interviste, videoregistrazioni, griglie di osservazione e questionari. L'analisi qualitativa dei dati si inserisce nella cornice della grounded theory (Charmaz, 2006). I risultati ottenuti confermano un certo ancoraggio alla tradizione grammaticale e a una visione monolingue, ma dimostrano soprattutto una comprensione del problema indagato e l'esistenza di componenti di educazione plurilingue e interculturale che potrebbero essere approfonditi tramite ulteriori ricerche sul campo e valorizzate attraverso corsi di formazione in servizio.
GLI ATTEGGIAMENTI DEGLI INSEGNANTI VERSO UN'ESPERIENZA DI ÉVEIL AUX LANGUES: UN'ANALISI QUALITATIVA NELL'AMBITO DEL PROGETTO “NOI E LE NOSTRE LINGUE”
BERETTI, MONICA
2019/2020
Abstract
Se da un lato nella scuola italiana la presenza di alunni di origini straniere è un fattore stabile e i documenti ufficiali ribadiscono l'importanza dell'educazione plurilingue e interculturale nel favorire lo sviluppo personale e sociale di tutti (MIUR, 2012), anche alla luce dei più recenti studi in ambito psicolinguistico, dall'altro nella pratica didattica sembra perpetrarsi un approccio “singolare” alle lingue/culture. Il presente lavoro si concentra sugli atteggiamenti di un gruppo di insegnanti della primaria e secondaria inferiore coinvolti in un progetto, condotto a Torino secondo l'approccio “plurale” dell'éveil aux langues (Candelier, et al., 2012), denominato “Noi e le nostre lingue” (Sordella & Andorno, 2017). Tale percorso didattico propone attività su lingue/culture che la scuola non intende insegnare, alcune delle quali già presenti in classe. In questo contesto, indaghiamo quali siano gli atteggiamenti degli insegnanti rispetto alla possibilità, a partire dal confronto interlinguistico, di stimolare riflessioni metalinguistiche, ovvero esplicite e verbalizzabili attraverso il linguaggio proprio della disciplina “grammatica”. Intendiamo l'atteggiamento in senso psicosociale, ovvero come la valutazione globale di un oggetto sulla base di informazioni cognitive, affettive e comportamentali (Zanna & Rempel, 1988). La rilevazione di indizi di tale natura avviene prima, durante e dopo il progetto attraverso interviste, videoregistrazioni, griglie di osservazione e questionari. L'analisi qualitativa dei dati si inserisce nella cornice della grounded theory (Charmaz, 2006). I risultati ottenuti confermano un certo ancoraggio alla tradizione grammaticale e a una visione monolingue, ma dimostrano soprattutto una comprensione del problema indagato e l'esistenza di componenti di educazione plurilingue e interculturale che potrebbero essere approfonditi tramite ulteriori ricerche sul campo e valorizzate attraverso corsi di formazione in servizio.File | Dimensione | Formato | |
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