In the first chapter, Bowlby's attachment theory is contextualized in the wider, so called, intensive parenting culture, which has developed in the West after the Second World War, arguing the many similarities between the ideas of the British psychoanalyst and the broader parental ideology. In the second chapter, the theory read back again as originally proposed by the author, following the historical development of his ideas and pointing to the most recent developments. Some critical issues about the theory are signaled, with regard to its considerations about psychopathology and the role of the mother. I then outline the debate on the universality of some aspects of attachment theory by referring to the cross-cultural studies, illuminating the possible dilemmas when the theory is applied to consider the relationship between non-western parents and children. In the third chapter, I underline the issue of migrant parenthood and introduce the notion of ¿adoption device". Later on, a journey within this device is faced starting from laws that regulate it, to consider, in order, the conditions of removal of children from their family, their placement in foster-care, the meetings between children and parents from which they were separated in supervised foster-care visits, the evaluation of parenting skills, and, in the, the institute of adoption. In doing so, I takes into account both the contributions and implications of attachment theory, but also its use for the evaluation of parental skills, and the vicissitudes that immigrant families can encounter within such a device. The last chapter is devoted to the case of a Roma-Romanian family who unfortunately met the so called adoption device: the youngest of their daughters has been moved away, set in foster-care and almost given up for adoption before returning with her parents. In the final pages, I retrace my intervention as a study support to the two daughters of this unfortunate couple through some ethnographic notes about this reunited family.

Nel primo capitolo, la teoria dell'attaccamento di Bowlby viene contestualizzata nella più ampia cultura genitoriale intensiva, sviluppatasi in Occidente a seguito del secondo dopoguerra, argomentando i molti punti in comune tra il pensiero dello psicoanalista britannico e la più vasta ideologia genitoriale. Nel secondo capitolo, la teoria viene riletta per come originariamente proposta dall'autore, seguendo lo sviluppo storico delle sue idee ed accennando ai più recenti sviluppi. Vengono segnalate alcune critiche e criticità della teoria, per quanto riguarda le considerazioni in merito alla psicopatologia ed il ruolo della madre. Viene delineato il dibattito sull'universalità di alcuni aspetti della teoria dell'attaccamento facendo riferimento agli studi cross-culturali, illuminando i dilemmi possibili nel momento in cui la teoria venga applicata per considerare la relazione tra genitori e figli non occidentali. Nel terzo capitolo, viene introdotta la tematica della genitorialità migrante e si introduce la nozione di ¿dispositivo dell'adozione¿. In seguito, viene affrontato un viaggio entro questo dispositivo a partire dalle leggi che lo normano, per considerare, nell'ordine, le condizioni dell'allontanamento dei figli, il loro affidamento ad un'altra famiglia, gli incontri in luogo neutro tra figli e genitori da cui sono stati separati, la valutazione delle competenze genitoriali, per giungere, infine all'istituto dell'adozione. Nel farlo, si tiene conto tanto dei contributi e delle implicazioni della teoria dell'attaccamento, ma anche del suo uso ai fini della valutazione della capacità genitoriale, quanto delle vicissitudini che le famiglie immigrate possono incontrare entro un simile dispositivo. L'ultimo capitolo è dedicato al caso di una famiglia rom-romena che ha sfortunatamente incontrato il dispositivo dell'adozione: la minore delle figlie è stata allontanata, affidata e quasi data in adozione prima di fare ritorno presso i propri genitori. Nelle ultime pagine, ripercorro il mio intervento in veste di supporto allo studio alle due figlie di questa sfortunata coppia tramite alcune note etnografiche su una famiglia riunita.

Rileggere Bowlby: la teoria dell'attaccamento nel dispositivo dell'adozione in un contesto interculturale

MANDA, MARIUS
2015/2016

Abstract

Nel primo capitolo, la teoria dell'attaccamento di Bowlby viene contestualizzata nella più ampia cultura genitoriale intensiva, sviluppatasi in Occidente a seguito del secondo dopoguerra, argomentando i molti punti in comune tra il pensiero dello psicoanalista britannico e la più vasta ideologia genitoriale. Nel secondo capitolo, la teoria viene riletta per come originariamente proposta dall'autore, seguendo lo sviluppo storico delle sue idee ed accennando ai più recenti sviluppi. Vengono segnalate alcune critiche e criticità della teoria, per quanto riguarda le considerazioni in merito alla psicopatologia ed il ruolo della madre. Viene delineato il dibattito sull'universalità di alcuni aspetti della teoria dell'attaccamento facendo riferimento agli studi cross-culturali, illuminando i dilemmi possibili nel momento in cui la teoria venga applicata per considerare la relazione tra genitori e figli non occidentali. Nel terzo capitolo, viene introdotta la tematica della genitorialità migrante e si introduce la nozione di ¿dispositivo dell'adozione¿. In seguito, viene affrontato un viaggio entro questo dispositivo a partire dalle leggi che lo normano, per considerare, nell'ordine, le condizioni dell'allontanamento dei figli, il loro affidamento ad un'altra famiglia, gli incontri in luogo neutro tra figli e genitori da cui sono stati separati, la valutazione delle competenze genitoriali, per giungere, infine all'istituto dell'adozione. Nel farlo, si tiene conto tanto dei contributi e delle implicazioni della teoria dell'attaccamento, ma anche del suo uso ai fini della valutazione della capacità genitoriale, quanto delle vicissitudini che le famiglie immigrate possono incontrare entro un simile dispositivo. L'ultimo capitolo è dedicato al caso di una famiglia rom-romena che ha sfortunatamente incontrato il dispositivo dell'adozione: la minore delle figlie è stata allontanata, affidata e quasi data in adozione prima di fare ritorno presso i propri genitori. Nelle ultime pagine, ripercorro il mio intervento in veste di supporto allo studio alle due figlie di questa sfortunata coppia tramite alcune note etnografiche su una famiglia riunita.
ITA
In the first chapter, Bowlby's attachment theory is contextualized in the wider, so called, intensive parenting culture, which has developed in the West after the Second World War, arguing the many similarities between the ideas of the British psychoanalyst and the broader parental ideology. In the second chapter, the theory read back again as originally proposed by the author, following the historical development of his ideas and pointing to the most recent developments. Some critical issues about the theory are signaled, with regard to its considerations about psychopathology and the role of the mother. I then outline the debate on the universality of some aspects of attachment theory by referring to the cross-cultural studies, illuminating the possible dilemmas when the theory is applied to consider the relationship between non-western parents and children. In the third chapter, I underline the issue of migrant parenthood and introduce the notion of ¿adoption device". Later on, a journey within this device is faced starting from laws that regulate it, to consider, in order, the conditions of removal of children from their family, their placement in foster-care, the meetings between children and parents from which they were separated in supervised foster-care visits, the evaluation of parenting skills, and, in the, the institute of adoption. In doing so, I takes into account both the contributions and implications of attachment theory, but also its use for the evaluation of parental skills, and the vicissitudes that immigrant families can encounter within such a device. The last chapter is devoted to the case of a Roma-Romanian family who unfortunately met the so called adoption device: the youngest of their daughters has been moved away, set in foster-care and almost given up for adoption before returning with her parents. In the final pages, I retrace my intervention as a study support to the two daughters of this unfortunate couple through some ethnographic notes about this reunited family.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/154138