In ambito clinico, ma soprattutto forense, risulta essere sempre più importante valutare la presenza di malingering, inteso come la “produzione intenzionale di sintomi fisici o psicologici falsi o grossolanamente esagerati, motivata da incentivi esterni” (APA, 2013, p. 726). I numerosi casi di simulazione di malattia mentale nei contesti forensi portano alla consapevolezza della necessità di incrementare la capacità di rilevamento del malingering, infatti qualsiasi errore in tale processo di valutazione nei contesti legali comporta pagamenti, disabilità e ricompense errati (Demakis & Elhai, 2011), per questo è di fondamentale importanza utilizzare strumenti validi e riconosciuti. È importante anche considerare, durante il processo di assessment, la possibilità che il soggetto sia stato istruito da terzi sulle strategie di simulazione (Lees-Haley, 1997) al fine di diminuire la probabilità di identificazione della simulazione in atto (Garcia Willingham et al., 2018). Il presente lavoro si focalizza sulla simulazione di uno dei disturbi maggiormente simulati nel contesto forense: il disturbo da stress post-traumatico (PTSD) (Young, G., 2016). L'aspetto innovativo della ricerca è quello indagare sul malingering di PTSD legato al fenomeno sempre più attuale dell'Intimate Partner Violence, che consiste nella violenza fisica, sessuale e/o psicologica da parte di un partner intimo passato o attuale (Iverson, 2020). In particolare, la ricerca si propone di analizzare la capacità di due specifici strumenti, già molto promettenti, di cogliere il malingering e la resistenza degli stessi al fenomeno del coaching anche in una circostanza non ancora sufficientemente indagata come la violenza da parte del proprio partner. Dallo studio è emerso come l'Inventory of Problems-29 (IOP-29), sia uno strumento non solo molto sensibile al malingering, ma anche poco sensibile all'effetto del coaching. Allo stesso tempo, è stato dimostrato che l'uso combinato di IOP-29 e dell'Inventory of Problems-Memory (IOP-M) migliori la classificazione dei simulatori rispetto all'uso singolo dell'IOP-29. Nel complesso, quindi, questo studio suggerisce che psicologi forensi potrebbero incrementare la qualità del processo valutativo rispetto alla credibilità delle donne che lamentano sintomatologie legate all'IPV, attraverso l'uso congiunto di questi test.

PTSD e coached malingering: uno studio sperimentale sull'utilizzo di IOP-29, IOP-M e FIT nella valutazione del danno psichico associato a Intimate Partner Violence

BORTOLATO, SARA
2019/2020

Abstract

In ambito clinico, ma soprattutto forense, risulta essere sempre più importante valutare la presenza di malingering, inteso come la “produzione intenzionale di sintomi fisici o psicologici falsi o grossolanamente esagerati, motivata da incentivi esterni” (APA, 2013, p. 726). I numerosi casi di simulazione di malattia mentale nei contesti forensi portano alla consapevolezza della necessità di incrementare la capacità di rilevamento del malingering, infatti qualsiasi errore in tale processo di valutazione nei contesti legali comporta pagamenti, disabilità e ricompense errati (Demakis & Elhai, 2011), per questo è di fondamentale importanza utilizzare strumenti validi e riconosciuti. È importante anche considerare, durante il processo di assessment, la possibilità che il soggetto sia stato istruito da terzi sulle strategie di simulazione (Lees-Haley, 1997) al fine di diminuire la probabilità di identificazione della simulazione in atto (Garcia Willingham et al., 2018). Il presente lavoro si focalizza sulla simulazione di uno dei disturbi maggiormente simulati nel contesto forense: il disturbo da stress post-traumatico (PTSD) (Young, G., 2016). L'aspetto innovativo della ricerca è quello indagare sul malingering di PTSD legato al fenomeno sempre più attuale dell'Intimate Partner Violence, che consiste nella violenza fisica, sessuale e/o psicologica da parte di un partner intimo passato o attuale (Iverson, 2020). In particolare, la ricerca si propone di analizzare la capacità di due specifici strumenti, già molto promettenti, di cogliere il malingering e la resistenza degli stessi al fenomeno del coaching anche in una circostanza non ancora sufficientemente indagata come la violenza da parte del proprio partner. Dallo studio è emerso come l'Inventory of Problems-29 (IOP-29), sia uno strumento non solo molto sensibile al malingering, ma anche poco sensibile all'effetto del coaching. Allo stesso tempo, è stato dimostrato che l'uso combinato di IOP-29 e dell'Inventory of Problems-Memory (IOP-M) migliori la classificazione dei simulatori rispetto all'uso singolo dell'IOP-29. Nel complesso, quindi, questo studio suggerisce che psicologi forensi potrebbero incrementare la qualità del processo valutativo rispetto alla credibilità delle donne che lamentano sintomatologie legate all'IPV, attraverso l'uso congiunto di questi test.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/154082