Il presente lavoro ha come oggetto lo studio delle concettualizzazioni di struttura psichica e di cambiamento strutturale all'interno del paradigma psicoanalitico. Partendo dall'imprescindibile nodo epistemologico tra teoria, ricerca empirica e prassi clinica su cui la psicoanalisi si poggia, ci proponiamo di rispondere a quattro domande: cosa è la struttura psichica, come si misura e come cambia nel processo terapeutico e cosa cambia ovvero la qualità della modificazione terapeutica strutturale. Questa tesi, pertanto, è suddivisa in tre capitoli ognuno cerca di rispondere a tali domande attraverso prospettive diverse. Il primo capitolo, in cui abbiamo adottato un punto di vista teorico, raccoglie i principali tentativi di definizione intensionale ed estensionale del concetto di struttura psichica nella storia della psicoanalisi. A partire dall'imprescindibile definizione di Rapaport (1959), discuteremo i contributi, facenti riferimento a diverse correnti psicoanalitiche, che più o meno si avvicinano alla concettualizzazione dell'analista americano. In particolare, approfondiremo i contributi della psicoanalisi classica, della psicologia dell'Io, della scuola inglese e di quella francese, degli indipendenti, della teoria dell'attaccamento, della psicoanalisi relazionale americana. Lo scopo di questo capitolo è quello di evidenziare come i differenti modelli di struttura e funzionamento psichico possano essere ricondotti ai diversi posizionamenti teorici di ciascun autore. Concluderemo così che la teoria funge da lente di interpretazione della realtà. Il secondo capitolo affronta il tema della misurazione della struttura psichica. Per questo, abbiamo adottato una prospettiva basata sulla ricerca empirica che ci permetterà di discutere sui tentativi di operazionalizzazione di questo concetto così variegatamente definito. Anche qui verrà rimarcato che le diverse teorie da cui nascono specifici strumenti di misurazione influenzano l'operazionalizzazione del concetto. Alcuni ricercatori, pertanto, si concentrano su microstrutture psichiche, ad esempio i meccanismi di difesa; altri sul funzionamento psichico generale. Pertanto, gli strumenti che verranno discussi sono: la Defense Mechanism Rating Scale (DMRS); l'OPD (Diagnosi Psicodinamica Operazionalizzata) nella sua prima e seconda versione; La SWAP-200 (Shedler and Westen Assessment Procedure) e la SWAP-II. Da questa trattazione emergerà l'utilità sia clinica che di ricerca nella misurazione della struttura psichica: da un lato, l'affidabilità e validità di questi strumenti tranquillizza il clinico nell'accuratezza diagnostica, dall'altro la somministrazione nel corso di una psicoterapia in più tempi dello stesso strumento può fornire informazioni sul cambiamento strutturale del paziente. Si ottiene, così, una mappatura delle modificazioni apportate dalla psicoterapia che consentono al clinico di osservare cosa cambia del paziente. Nel terzo capitolo, verrà affrontato da un punto di vista clinico-tecnico gli interventi più appropriati per specifiche configurazioni strutturali. La necessità di differenziare i trattamenti a seconda di alcuni indicatori che descrivono il paziente è il principio tecnico su cui abbiamo strutturato il capitolo. La differenza nei trattamenti che maggiormente ci interessava in questo luogo e che abbiamo cercato di sottolineare è quella tra cambiamenti nella struttura e cambiamenti della struttura.
Struttura psichica: una disamina psicoanalitica sull'intreccio tra teoria, ricerca empirica e prassi clinica.
BARBATO, DARIO
2019/2020
Abstract
Il presente lavoro ha come oggetto lo studio delle concettualizzazioni di struttura psichica e di cambiamento strutturale all'interno del paradigma psicoanalitico. Partendo dall'imprescindibile nodo epistemologico tra teoria, ricerca empirica e prassi clinica su cui la psicoanalisi si poggia, ci proponiamo di rispondere a quattro domande: cosa è la struttura psichica, come si misura e come cambia nel processo terapeutico e cosa cambia ovvero la qualità della modificazione terapeutica strutturale. Questa tesi, pertanto, è suddivisa in tre capitoli ognuno cerca di rispondere a tali domande attraverso prospettive diverse. Il primo capitolo, in cui abbiamo adottato un punto di vista teorico, raccoglie i principali tentativi di definizione intensionale ed estensionale del concetto di struttura psichica nella storia della psicoanalisi. A partire dall'imprescindibile definizione di Rapaport (1959), discuteremo i contributi, facenti riferimento a diverse correnti psicoanalitiche, che più o meno si avvicinano alla concettualizzazione dell'analista americano. In particolare, approfondiremo i contributi della psicoanalisi classica, della psicologia dell'Io, della scuola inglese e di quella francese, degli indipendenti, della teoria dell'attaccamento, della psicoanalisi relazionale americana. Lo scopo di questo capitolo è quello di evidenziare come i differenti modelli di struttura e funzionamento psichico possano essere ricondotti ai diversi posizionamenti teorici di ciascun autore. Concluderemo così che la teoria funge da lente di interpretazione della realtà. Il secondo capitolo affronta il tema della misurazione della struttura psichica. Per questo, abbiamo adottato una prospettiva basata sulla ricerca empirica che ci permetterà di discutere sui tentativi di operazionalizzazione di questo concetto così variegatamente definito. Anche qui verrà rimarcato che le diverse teorie da cui nascono specifici strumenti di misurazione influenzano l'operazionalizzazione del concetto. Alcuni ricercatori, pertanto, si concentrano su microstrutture psichiche, ad esempio i meccanismi di difesa; altri sul funzionamento psichico generale. Pertanto, gli strumenti che verranno discussi sono: la Defense Mechanism Rating Scale (DMRS); l'OPD (Diagnosi Psicodinamica Operazionalizzata) nella sua prima e seconda versione; La SWAP-200 (Shedler and Westen Assessment Procedure) e la SWAP-II. Da questa trattazione emergerà l'utilità sia clinica che di ricerca nella misurazione della struttura psichica: da un lato, l'affidabilità e validità di questi strumenti tranquillizza il clinico nell'accuratezza diagnostica, dall'altro la somministrazione nel corso di una psicoterapia in più tempi dello stesso strumento può fornire informazioni sul cambiamento strutturale del paziente. Si ottiene, così, una mappatura delle modificazioni apportate dalla psicoterapia che consentono al clinico di osservare cosa cambia del paziente. Nel terzo capitolo, verrà affrontato da un punto di vista clinico-tecnico gli interventi più appropriati per specifiche configurazioni strutturali. La necessità di differenziare i trattamenti a seconda di alcuni indicatori che descrivono il paziente è il principio tecnico su cui abbiamo strutturato il capitolo. La differenza nei trattamenti che maggiormente ci interessava in questo luogo e che abbiamo cercato di sottolineare è quella tra cambiamenti nella struttura e cambiamenti della struttura.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/154060