Il commercio marittimo rappresenta la spina dorsale degli scambi di merci che avvengono all'interno dell'economia globalizzata. Con l'avvento della globalizzazione e lo sviluppo delle imprese transnazionali si è assistito alla nascita delle global value chain, ovvero alla frammentazione delle catene produttive ed una loro riallocazione su scala internazionale, che ha portato ad un intenso aumento di prodotti semilavorati e finiti nel commercio internazionale. Questi fenomeni hanno contribuito a riscrivere una nuova geografia del commercio e della produzione mostrando il crescente protagonismo dei paesi in via di sviluppo in gran parte afferenti all'area dell'Asia Orientale ed in particolar modo della Cina. Una delle cause che ha reso possibile questi processi è l'avvento del container che ha dato vita ad una “rivoluzione” intermodale nel mondo della logistica ed allo sviluppo delle navi portacontainer che oggi solcano le cosiddette autostrade del mare. La costruzione di queste navi e la fornitura di servizi di linea ha però imposto enormi costi portando ad una concentrazione del mercato in mano a poche grandi compagnie, oggi associate in tre grandi alleanze commerciali: la 2M, la Ocean Alliance e The Alliance. La corsa al gigantismo navale scatenata dalla competizione tra queste compagnie sta rendendo necessari numerosi investimenti infrastrutturali per l'adattamento dei porti e dei canali marittimi principali, segnando una nuova geografia del commercio marittimo. Tra le iniziative più importanti in ambito infrastrutturale c'è la Belt and Road Initiative cinese che, lanciata nel 2013, punta costruire e rafforzare nuovi canali logistici per il trasporto merci sia via terra, attraverso la Silk Road Economy Belt, che via mare, attraverso la 21st Century Maritime Silk Road con l'obbiettivo di collegare il mercato cinese con quello dell'Unione Europea. Tramite questa iniziativa la Cina punta inoltre a creare un nuovo percorso di sviluppo che integri all'interno delle proprie value chain i numerosi paesi in via di sviluppo coinvolti nel progetto attraverso la creazione di infrastrutture e Zone Economiche Speciali (ZES). Lo sviluppo di questa iniziativa è tuttavia ricco di incognite legate soprattutto alla guerra commerciale imposta dagli USA e dagli effetti dell'epidemia di Covid-19 sull'economia globale. Risulta quindi fondamentale sviluppare metodi di mappatura ed analisi che permettano di osservare a livello geografico le manifestazioni di questi importanti fenomeni e lo studio dei traffici commerciali marittimi tramite dati AIS e dati Port Call può rivelarsi un potente mezzo adatto allo scopo. I dati AIS sono informazioni fornite dai dispositivi di tracciamento imposti dal 2004 per alcune categorie di navi, mentre i dati Port Call restituiscono invece gli ingressi e le uscite delle navi da un determinato porto. Tramite l'utilizzo di questi dati, forniti da alcuni data provider a livello internazionale, è possibile ricostruire la distribuzione geografica e l'intensità dei flussi commerciali marittimi praticamente in tempo reale. In questo scritto sono illustrati due casi di analisi e produzione cartografica sui flussi di navi portacontainer effettuati grazie ai dati AIS e Port Call nel 2018 e nel 2020. Entrambi i lavori hanno investigato sotto differenti aspetti l'evoluzione dei traffici marittimi commerciali in seguito al lancio della Belt and Road Initiative mostrando le variazioni di distribuzione e intensità delle rotte.

Analisi delle variazioni nel commercio marittimo tramite dati AIS e Port Calls: focus su navi portacontainer lungo la "Via della Seta Marittima del XXI secolo"

CREMASCHINI, FABIO
2019/2020

Abstract

Il commercio marittimo rappresenta la spina dorsale degli scambi di merci che avvengono all'interno dell'economia globalizzata. Con l'avvento della globalizzazione e lo sviluppo delle imprese transnazionali si è assistito alla nascita delle global value chain, ovvero alla frammentazione delle catene produttive ed una loro riallocazione su scala internazionale, che ha portato ad un intenso aumento di prodotti semilavorati e finiti nel commercio internazionale. Questi fenomeni hanno contribuito a riscrivere una nuova geografia del commercio e della produzione mostrando il crescente protagonismo dei paesi in via di sviluppo in gran parte afferenti all'area dell'Asia Orientale ed in particolar modo della Cina. Una delle cause che ha reso possibile questi processi è l'avvento del container che ha dato vita ad una “rivoluzione” intermodale nel mondo della logistica ed allo sviluppo delle navi portacontainer che oggi solcano le cosiddette autostrade del mare. La costruzione di queste navi e la fornitura di servizi di linea ha però imposto enormi costi portando ad una concentrazione del mercato in mano a poche grandi compagnie, oggi associate in tre grandi alleanze commerciali: la 2M, la Ocean Alliance e The Alliance. La corsa al gigantismo navale scatenata dalla competizione tra queste compagnie sta rendendo necessari numerosi investimenti infrastrutturali per l'adattamento dei porti e dei canali marittimi principali, segnando una nuova geografia del commercio marittimo. Tra le iniziative più importanti in ambito infrastrutturale c'è la Belt and Road Initiative cinese che, lanciata nel 2013, punta costruire e rafforzare nuovi canali logistici per il trasporto merci sia via terra, attraverso la Silk Road Economy Belt, che via mare, attraverso la 21st Century Maritime Silk Road con l'obbiettivo di collegare il mercato cinese con quello dell'Unione Europea. Tramite questa iniziativa la Cina punta inoltre a creare un nuovo percorso di sviluppo che integri all'interno delle proprie value chain i numerosi paesi in via di sviluppo coinvolti nel progetto attraverso la creazione di infrastrutture e Zone Economiche Speciali (ZES). Lo sviluppo di questa iniziativa è tuttavia ricco di incognite legate soprattutto alla guerra commerciale imposta dagli USA e dagli effetti dell'epidemia di Covid-19 sull'economia globale. Risulta quindi fondamentale sviluppare metodi di mappatura ed analisi che permettano di osservare a livello geografico le manifestazioni di questi importanti fenomeni e lo studio dei traffici commerciali marittimi tramite dati AIS e dati Port Call può rivelarsi un potente mezzo adatto allo scopo. I dati AIS sono informazioni fornite dai dispositivi di tracciamento imposti dal 2004 per alcune categorie di navi, mentre i dati Port Call restituiscono invece gli ingressi e le uscite delle navi da un determinato porto. Tramite l'utilizzo di questi dati, forniti da alcuni data provider a livello internazionale, è possibile ricostruire la distribuzione geografica e l'intensità dei flussi commerciali marittimi praticamente in tempo reale. In questo scritto sono illustrati due casi di analisi e produzione cartografica sui flussi di navi portacontainer effettuati grazie ai dati AIS e Port Call nel 2018 e nel 2020. Entrambi i lavori hanno investigato sotto differenti aspetti l'evoluzione dei traffici marittimi commerciali in seguito al lancio della Belt and Road Initiative mostrando le variazioni di distribuzione e intensità delle rotte.
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