Il presente lavoro affronta la delicata tematica della sessualità nelle persone con ritardo mentale. Nel contesto della letteratura psicologica questo tema trova scarso rilievo; nonostante la sessualità rappresenti ormai un aspetto della condizione umana riconosciuto, pochi studi sono stati accostati alla dichiarazione di questo diritto rivolto alle persone con disabilità intellettiva e alle problematiche correlate. La domanda che emerge oggi, nel panorama scientifico, concerne l'interrogativo su come affrontare e insegnare a queste persone un percorso di conoscenza dentro la propria sessualità, guidarle nelle carezze, imparare un piacere condiviso con gli altri, ma soprattutto restituire a quest'ultimi un diritto da sempre negato. L'obiettivo di questo lavoro è stato identificare le teorie e le tecniche affrontate negli anni per far fronte al tema della sessualità nel ritardo mentale. Prima di delineare alcuni interventi specifici nella presa in carico degli aspetti affettivi ed intimi delle persone con ritardo mentale, la prima parte di questo lavoro, riporta nel capitolo 1: le definizioni diagnostiche di disabilità e ritardo mentale riconosciute dall'OMS e quindi dalla comunità scientifica. Sempre nella prima parte, l'interpretazione diagnostica viene seguita, da quella definita nel capitolo 2: interpretazione ingenua della disabilità mentale; difatti, è fondamentale se si vuole parlare di riconoscimento di diritti, cogliere anche il punto di vista della collettività. Non si può pensare di rendere rilevante un tema come la sessualità nel ritardo mentale in ambito scientifico, se prima non si affronta il pregiudizio sociale che nega molti diritti alle persone con disabilità mentale. Nella seconda parte, il capitolo 3: introduce alcune considerazioni teoriche generali sulla sessualità; nello specifico viene esposto il Modello Narrativo di Veglia, in stretta relazione alla teorie dei Sistemi Motivazionali Interpersonali (Liotti, 1994). Nel capitolo 4 verranno affrontati nello specifico alcuni modelli d'intervento rivolti alla sessualità delle persone con disabilità mentale; vengono presentate proposte di presa in carico concrete e allo stesso tempo, viene colto l'importante ruolo delle famiglie e degli esperti, come variabile rilevante nell'indirizzare il benessere sessuale di queste persone. L'ultimo capitolo, infine affronta lo studio critico, a seguito della ricerca bibliografica condotta, come prova concreta delle riflessioni esposte in principio, circa lo scarso interesse dedicato dalla comunità scientifica a questo argomento; alla scarsità di impostazioni teoriche condivise e ai pochi riscontri di validità e affidabilità degli strumenti considerati. Il capitolo 5 è un rapporto dello stato dell'arte attuale sull'argomento; dalle conclusioni è possibile notare come vi sia effettivamente una mancanza di disegni di ricerca affidabili, con procedure ¿definite e scientifiche¿ che testino con sicurezza la qualità degli studi. Tale conclusione, se da un lato farebbe propendere all'auspicio del costituirsi di nuovi impianti teorici e metodologici nell'ambito dell'educazione alla sessualità nelle persone disabili, dall'altro versante rende giustizia al complesso mondo della clinica e della soggettività umana, per cui pare impossibile trarre modelli di intervento sul modello matematico, caratterizzati cioè da linearità nei processi di causa ed effetto.

La sessualità nel ritardo mentale: confronto tra modelli di ricerca e di intervento rivolti alle persone con disabilità mentale

SALUTA, SARA
2011/2012

Abstract

Il presente lavoro affronta la delicata tematica della sessualità nelle persone con ritardo mentale. Nel contesto della letteratura psicologica questo tema trova scarso rilievo; nonostante la sessualità rappresenti ormai un aspetto della condizione umana riconosciuto, pochi studi sono stati accostati alla dichiarazione di questo diritto rivolto alle persone con disabilità intellettiva e alle problematiche correlate. La domanda che emerge oggi, nel panorama scientifico, concerne l'interrogativo su come affrontare e insegnare a queste persone un percorso di conoscenza dentro la propria sessualità, guidarle nelle carezze, imparare un piacere condiviso con gli altri, ma soprattutto restituire a quest'ultimi un diritto da sempre negato. L'obiettivo di questo lavoro è stato identificare le teorie e le tecniche affrontate negli anni per far fronte al tema della sessualità nel ritardo mentale. Prima di delineare alcuni interventi specifici nella presa in carico degli aspetti affettivi ed intimi delle persone con ritardo mentale, la prima parte di questo lavoro, riporta nel capitolo 1: le definizioni diagnostiche di disabilità e ritardo mentale riconosciute dall'OMS e quindi dalla comunità scientifica. Sempre nella prima parte, l'interpretazione diagnostica viene seguita, da quella definita nel capitolo 2: interpretazione ingenua della disabilità mentale; difatti, è fondamentale se si vuole parlare di riconoscimento di diritti, cogliere anche il punto di vista della collettività. Non si può pensare di rendere rilevante un tema come la sessualità nel ritardo mentale in ambito scientifico, se prima non si affronta il pregiudizio sociale che nega molti diritti alle persone con disabilità mentale. Nella seconda parte, il capitolo 3: introduce alcune considerazioni teoriche generali sulla sessualità; nello specifico viene esposto il Modello Narrativo di Veglia, in stretta relazione alla teorie dei Sistemi Motivazionali Interpersonali (Liotti, 1994). Nel capitolo 4 verranno affrontati nello specifico alcuni modelli d'intervento rivolti alla sessualità delle persone con disabilità mentale; vengono presentate proposte di presa in carico concrete e allo stesso tempo, viene colto l'importante ruolo delle famiglie e degli esperti, come variabile rilevante nell'indirizzare il benessere sessuale di queste persone. L'ultimo capitolo, infine affronta lo studio critico, a seguito della ricerca bibliografica condotta, come prova concreta delle riflessioni esposte in principio, circa lo scarso interesse dedicato dalla comunità scientifica a questo argomento; alla scarsità di impostazioni teoriche condivise e ai pochi riscontri di validità e affidabilità degli strumenti considerati. Il capitolo 5 è un rapporto dello stato dell'arte attuale sull'argomento; dalle conclusioni è possibile notare come vi sia effettivamente una mancanza di disegni di ricerca affidabili, con procedure ¿definite e scientifiche¿ che testino con sicurezza la qualità degli studi. Tale conclusione, se da un lato farebbe propendere all'auspicio del costituirsi di nuovi impianti teorici e metodologici nell'ambito dell'educazione alla sessualità nelle persone disabili, dall'altro versante rende giustizia al complesso mondo della clinica e della soggettività umana, per cui pare impossibile trarre modelli di intervento sul modello matematico, caratterizzati cioè da linearità nei processi di causa ed effetto.
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