L'allattamento al seno è considerato il metodo più sicuro per l'alimentazione del neonato; quando non è possibile il ricorso all'allattamento al seno, è necessaria un'appropriata alimentazione di sostituzione costituita da latte formulato (liquido e in polvere), preparato secondo standard riconosciuti in campo internazionale. Diversamente dal latte formulato liquido, che risulta ¿sterile¿ per effetto dei trattamenti tecnologici subiti prima della commercializzazione, le formulazioni in polvere hanno una flora microbica residua, composta generalmente da germi saprofiti e coliformi (o più in generale, da Enterobacteriaceae, batteri considerati non patogeni o patogeni opportunisti). Tra questi, E. sakazakii sta attirando sempre più l'attenzione delle autorità sanitarie e di organismi sanitari internazionali. È stato definito da essi stessi un ¿grave pericolo per una ristretta fascia di popolazione, con effetti cronici anche di lunga durata, capace di costituire una minaccia per la vita¿. Tra le manifestazioni cliniche delle quali è responsabile, le più gravi sono la meningite e l'enterocolite necrotizzante neonatale. Queste possono interessare tutte le fasce di età, ma la popolazione maggiormente a rischio per queste infezioni è costituita da: bambini nati dopo meno di 36 settimane di gestazione, che rimangono ad altissimo rischio fino ad un'età di 4-6 settimane dopo il termine di gravidanza; bambini immunodepressi di qualsiasi età (in particolare sieropositivi per il virus HIV). Il numero di casi ben documentati di infezioni da E. sakazakii nei neonati in tutto il mondo è aumentato negli ultimi anni, ma resta molto basso rispetto a molte altre malattie infettive. Sotto il profilo della prevenzione, la gestione del rischio alimentare può agire su due ambiti: sul prodotto e sull'informazione agli utilizzatori del prodotto. È infatti molto importante seguire le istruzioni riportate in etichetta, in particolare la raccomandazione di ricostituire il prodotto con acqua a 70°C. La sorveglianza e le strategie per le indagini epidemiologiche devono essere standardizzate per contribuire a controllare ed eliminare Enterobacter nel latte in polvere. Uno sforzo concertato per educare i produttori del latte in polvere, i fornitori di cure sanitarie e gli organismi di regolamentazione proteggerà la fascia di età a più alto rischio.

Enterobacter sakazakii: rischio nell'alimentazione artificiale infantile

MIRADOLI, CLARA
2009/2010

Abstract

L'allattamento al seno è considerato il metodo più sicuro per l'alimentazione del neonato; quando non è possibile il ricorso all'allattamento al seno, è necessaria un'appropriata alimentazione di sostituzione costituita da latte formulato (liquido e in polvere), preparato secondo standard riconosciuti in campo internazionale. Diversamente dal latte formulato liquido, che risulta ¿sterile¿ per effetto dei trattamenti tecnologici subiti prima della commercializzazione, le formulazioni in polvere hanno una flora microbica residua, composta generalmente da germi saprofiti e coliformi (o più in generale, da Enterobacteriaceae, batteri considerati non patogeni o patogeni opportunisti). Tra questi, E. sakazakii sta attirando sempre più l'attenzione delle autorità sanitarie e di organismi sanitari internazionali. È stato definito da essi stessi un ¿grave pericolo per una ristretta fascia di popolazione, con effetti cronici anche di lunga durata, capace di costituire una minaccia per la vita¿. Tra le manifestazioni cliniche delle quali è responsabile, le più gravi sono la meningite e l'enterocolite necrotizzante neonatale. Queste possono interessare tutte le fasce di età, ma la popolazione maggiormente a rischio per queste infezioni è costituita da: bambini nati dopo meno di 36 settimane di gestazione, che rimangono ad altissimo rischio fino ad un'età di 4-6 settimane dopo il termine di gravidanza; bambini immunodepressi di qualsiasi età (in particolare sieropositivi per il virus HIV). Il numero di casi ben documentati di infezioni da E. sakazakii nei neonati in tutto il mondo è aumentato negli ultimi anni, ma resta molto basso rispetto a molte altre malattie infettive. Sotto il profilo della prevenzione, la gestione del rischio alimentare può agire su due ambiti: sul prodotto e sull'informazione agli utilizzatori del prodotto. È infatti molto importante seguire le istruzioni riportate in etichetta, in particolare la raccomandazione di ricostituire il prodotto con acqua a 70°C. La sorveglianza e le strategie per le indagini epidemiologiche devono essere standardizzate per contribuire a controllare ed eliminare Enterobacter nel latte in polvere. Uno sforzo concertato per educare i produttori del latte in polvere, i fornitori di cure sanitarie e gli organismi di regolamentazione proteggerà la fascia di età a più alto rischio.
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