Background: Frailty has a high prevalence in Geriatric wards, and it is associated with a higher risk of outcomes (such as delirium, hospital associated infections, falls and pressure sores) during hospitalization. Many studies show the effectiveness of HaH as an alternative to in-patient hospital care in selected patients, but its protective effect on outcomes hasn’t been fully confirmed. Aim of the study: The aim of this study was to evaluate the prevalence of frailty according to different models in two high risk settings and to describe the associated correlates in patients admitted to different health care settings for acute conditions. We evaluated the adverse outcomes (delirium, pressure sores, infections, falls) and the length of stay in both care settings. Methods: In this prospective observational monocentric cohort study we evaluated the prevalence of frailty and its clinical implications in elderly patients admitted to in-hospital care and to Hospital at Home (HaH). All patients have been assessed with a Comprehensive Geriatric Assessment (CGA) from which the Multidimensional Prognostic Index (MPI) was derived. Frailty was evaluated with the following models: Frail Phenotype (FP), Clinical Frailty Scale (CFS), Frailty Index (FI). Results: 113 patients were recruited (mean age 86 years old, 56.6% female) of which 84 admitted to in-hospital care and 29 admitted to HaH. Frailty was diagnosed in 90.6% of patients with FP, 87.9% with FI, 83.9% with CFS, and 77.7% with MPI. All models highlighted a higher prevalence and severity of frailty in HaH compared to in-hospital care (FP: 100% vs 86,7%; CFS: 100% vs 78,3%; FI: 100% vs 84,3%; MPI: 93,1% vs 72,2%). Moreover, almost half of the patients (49.5%) lost independence in IADL, approximately one in three patients (35.4%) was completely dependent in ADL, with disability levels significantly higher in HaH compared to in-hospital care (median Barthel Index 40% vs 80%, p <0.001). At least one outcome during hospitalization was observed in 37 patients (32.7%) and the events were significantly lower in HaH compared to in-hospital care (5 patients – 17,2% vs 32 patients – 38,1%; p = 0,039). The outcome, most frequently, was the onset of at least one infection (21 patients, 18.6% of the total), with a lower incidence in HaH patients (6,9% vs 22.6%) Conclusions: This study shows that, in an elder, frail, vulnerable population who needs hospital care, HaH represents a viable option, not only considering the economic side, but also the patient safety, as it is associated with a lower risk of adverse outcomes during hospitalization. Moreover, this data confirms that CFS can efficiently recognise patients who could benefit from HaH care instead of the traditional hospitalization. Future research with a wider sample, included this study with a higher number of included patients, will enable to validate this data.

Background: La fragilità ha un’elevata prevalenza nei reparti di Geriatria, ed è associata ad un aumentato rischio di outcome (quali delirium, infezioni nosocomiali, cadute e lesioni da pressione) durante il ricovero. Esistono diversi studi che dimostrano l’appropriatezza dell’OAD come alternativa all’ospedalizzazione in reparto ospedaliero in pazienti selezionati, ma l’effetto protettivo sull’insorgenza di outcome non è ancora stato del tutto dimostrato. Obiettivi: Lo scopo dello studio è stato di valutare la prevalenza di fragilità definita secondo differenti modelli teorici in due setting ad alto rischio e descriverne i relativi correlati in pazienti anziani ricoverati per patologia acuta o cronica riacutizzata in due diversi setting di cura. È stata valutata l’insorgenza di outcome clinici avversi (delirium, lesioni da decubito, infezioni, cadute) e la durata del ricovero nei due setting di cura. Metodi: In questo studio osservazionale prospettico monocentrico di coorte abbiamo valutato la prevalenza della fragilità e sue implicazioni cliniche in pazienti anziani ricoverati in reparto di degenza e in ospedalizzazione a domicilio (OAD). Tutti i pazienti sono stati valutati mediante Valutazione Multidimensionale Geriatrica (VMG) dalla quale è stato desunto il Multidimensional Prognostic Index (MPI). La fragilità è stata valutata con i seguenti modelli: Fenotipo Fragile (FF), Clinical Frailty Scale (CFS), Frailty Index (FI). Risultati: Sono stati arruolati 113 pazienti (età media 86 anni, 56.6% femmine) dei quali 84 in degenza e 29 in OAD. La fragilità è stata diagnosticata nel 90.6% dei pazienti con il FF, nell’87.9% con il FI, nell’83.9% con la CFS, e nel 77.7% con l’MPI. Tutte le scale hanno evidenziato una maggiore presenza e severità di fragilità in OAD rispetto al reparto (Fried: 100% vs 86,7%; CFS: 100% vs 78,3%; FI: 100% vs 84,3%; MPI: 93,1% vs 72,2%). Inoltre, la metà circa dei pazienti (49.5%) non era autonoma nelle IADL, circa un paziente su tre (35,4%) era completamente dipendente nelle ADL, con livelli di disabilità significativamente superiori in OAD rispetto al reparto per acuti (Barthel index mediano 40% vs 80%; p <0.001). L’insorgenza di almeno una complicanza durante il ricovero si è verificata in 37 pazienti (32.7%) ed è risultata significativamente inferiore in OAD rispetto a quella dei pazienti ricoverati in reparto (5 pazienti – 17,2% vs 32 pazienti – 38,1%; p = 0,039). La complicanza più frequentemente è stata la comparsa di almeno una infezione (21 pazienti, 18.6% del campione), con una minore incidenza nei pazienti OAD (6,9% vs 22.6%) Conclusione: Questo studio dimostra che, in una popolazione anziana estremamente fragile e vulnerabile, necessitante di cure ospedaliere, l’OAD rappresenta un’opzione vantaggiosa non solo dal punto di vista economico, ma anche per quanto attiene alla sicurezza del paziente, essendo gravata da una minor incidenza di eventi clinici avversi durante la degenza. Inoltre, questi dati confermano che la scala CFS è in grado di riconoscere efficacemente i pazienti che potrebbero trarre un maggior beneficio dalle cure in OAD rispetto all’ospedalizzazione tradizionale.

Correlati e impatto clinico della fragilità in pazienti anziani ricoverati in reparto per acuti e in ospedalizzazione a domicilio.

GILETTA, SARA
2021/2022

Abstract

Background: La fragilità ha un’elevata prevalenza nei reparti di Geriatria, ed è associata ad un aumentato rischio di outcome (quali delirium, infezioni nosocomiali, cadute e lesioni da pressione) durante il ricovero. Esistono diversi studi che dimostrano l’appropriatezza dell’OAD come alternativa all’ospedalizzazione in reparto ospedaliero in pazienti selezionati, ma l’effetto protettivo sull’insorgenza di outcome non è ancora stato del tutto dimostrato. Obiettivi: Lo scopo dello studio è stato di valutare la prevalenza di fragilità definita secondo differenti modelli teorici in due setting ad alto rischio e descriverne i relativi correlati in pazienti anziani ricoverati per patologia acuta o cronica riacutizzata in due diversi setting di cura. È stata valutata l’insorgenza di outcome clinici avversi (delirium, lesioni da decubito, infezioni, cadute) e la durata del ricovero nei due setting di cura. Metodi: In questo studio osservazionale prospettico monocentrico di coorte abbiamo valutato la prevalenza della fragilità e sue implicazioni cliniche in pazienti anziani ricoverati in reparto di degenza e in ospedalizzazione a domicilio (OAD). Tutti i pazienti sono stati valutati mediante Valutazione Multidimensionale Geriatrica (VMG) dalla quale è stato desunto il Multidimensional Prognostic Index (MPI). La fragilità è stata valutata con i seguenti modelli: Fenotipo Fragile (FF), Clinical Frailty Scale (CFS), Frailty Index (FI). Risultati: Sono stati arruolati 113 pazienti (età media 86 anni, 56.6% femmine) dei quali 84 in degenza e 29 in OAD. La fragilità è stata diagnosticata nel 90.6% dei pazienti con il FF, nell’87.9% con il FI, nell’83.9% con la CFS, e nel 77.7% con l’MPI. Tutte le scale hanno evidenziato una maggiore presenza e severità di fragilità in OAD rispetto al reparto (Fried: 100% vs 86,7%; CFS: 100% vs 78,3%; FI: 100% vs 84,3%; MPI: 93,1% vs 72,2%). Inoltre, la metà circa dei pazienti (49.5%) non era autonoma nelle IADL, circa un paziente su tre (35,4%) era completamente dipendente nelle ADL, con livelli di disabilità significativamente superiori in OAD rispetto al reparto per acuti (Barthel index mediano 40% vs 80%; p <0.001). L’insorgenza di almeno una complicanza durante il ricovero si è verificata in 37 pazienti (32.7%) ed è risultata significativamente inferiore in OAD rispetto a quella dei pazienti ricoverati in reparto (5 pazienti – 17,2% vs 32 pazienti – 38,1%; p = 0,039). La complicanza più frequentemente è stata la comparsa di almeno una infezione (21 pazienti, 18.6% del campione), con una minore incidenza nei pazienti OAD (6,9% vs 22.6%) Conclusione: Questo studio dimostra che, in una popolazione anziana estremamente fragile e vulnerabile, necessitante di cure ospedaliere, l’OAD rappresenta un’opzione vantaggiosa non solo dal punto di vista economico, ma anche per quanto attiene alla sicurezza del paziente, essendo gravata da una minor incidenza di eventi clinici avversi durante la degenza. Inoltre, questi dati confermano che la scala CFS è in grado di riconoscere efficacemente i pazienti che potrebbero trarre un maggior beneficio dalle cure in OAD rispetto all’ospedalizzazione tradizionale.
Correlates and clinical impact of frailty in elderly patients admitted to acute care ward and home hospitalization.
Background: Frailty has a high prevalence in Geriatric wards, and it is associated with a higher risk of outcomes (such as delirium, hospital associated infections, falls and pressure sores) during hospitalization. Many studies show the effectiveness of HaH as an alternative to in-patient hospital care in selected patients, but its protective effect on outcomes hasn’t been fully confirmed. Aim of the study: The aim of this study was to evaluate the prevalence of frailty according to different models in two high risk settings and to describe the associated correlates in patients admitted to different health care settings for acute conditions. We evaluated the adverse outcomes (delirium, pressure sores, infections, falls) and the length of stay in both care settings. Methods: In this prospective observational monocentric cohort study we evaluated the prevalence of frailty and its clinical implications in elderly patients admitted to in-hospital care and to Hospital at Home (HaH). All patients have been assessed with a Comprehensive Geriatric Assessment (CGA) from which the Multidimensional Prognostic Index (MPI) was derived. Frailty was evaluated with the following models: Frail Phenotype (FP), Clinical Frailty Scale (CFS), Frailty Index (FI). Results: 113 patients were recruited (mean age 86 years old, 56.6% female) of which 84 admitted to in-hospital care and 29 admitted to HaH. Frailty was diagnosed in 90.6% of patients with FP, 87.9% with FI, 83.9% with CFS, and 77.7% with MPI. All models highlighted a higher prevalence and severity of frailty in HaH compared to in-hospital care (FP: 100% vs 86,7%; CFS: 100% vs 78,3%; FI: 100% vs 84,3%; MPI: 93,1% vs 72,2%). Moreover, almost half of the patients (49.5%) lost independence in IADL, approximately one in three patients (35.4%) was completely dependent in ADL, with disability levels significantly higher in HaH compared to in-hospital care (median Barthel Index 40% vs 80%, p <0.001). At least one outcome during hospitalization was observed in 37 patients (32.7%) and the events were significantly lower in HaH compared to in-hospital care (5 patients – 17,2% vs 32 patients – 38,1%; p = 0,039). The outcome, most frequently, was the onset of at least one infection (21 patients, 18.6% of the total), with a lower incidence in HaH patients (6,9% vs 22.6%) Conclusions: This study shows that, in an elder, frail, vulnerable population who needs hospital care, HaH represents a viable option, not only considering the economic side, but also the patient safety, as it is associated with a lower risk of adverse outcomes during hospitalization. Moreover, this data confirms that CFS can efficiently recognise patients who could benefit from HaH care instead of the traditional hospitalization. Future research with a wider sample, included this study with a higher number of included patients, will enable to validate this data.
CASTAGNO, DAVIDE
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