La popolazione anziana è ad alto rischio di cadute: ogni anno circa un terzo degli ultrasessantacinquenni è vittima di un incidente di questo tipo e per quanto riguarda la popolazione ultraottantenne si arriva al 50%. A causa della loro frequenza, del ricorso all'istituzionalizzazione che è associato ai suoi esiti, dell'elevata probabilità di causare o aggravare disabilità e dell'elevata mortalità le cadute dell'anziano rappresentano una priorità per la sanità pubblica. Considerata la costante crescita della popolazione anziana, è fondamentale disporre di una base condivisa di conoscenze che permetta di identificare i possibili fattori di rischio e valutare l'efficacia degli interventi di prevenzione disponibili al fine di contenere e ridurre il rilevante impatto sanitario, sociale ed economico di questo fenomeno. Il Presidio Sanitario San Camillo di Torino, nel quale lavoro, è da molti anni impegnato su questo fronte data la tipologia prevalentemente geriatrica dei pazienti che ospita. Vengono attuati programmi multidisciplinari di prevenzione che prevedono l'intervento del geriatra, del fisiatra, del fisioterapista e del terapista occupazionale e che agiscono a livello di fattori di rischio, riducendoli e, ove possibile, abbattendoli. Negli anni 2007-2008 in particolare un gruppo di lavoro del quale faccio parte, che include 3 terapiste occupazionali, un medico geriatra e un medico fisiatra, ha condotto uno studio randomizzato e controllato per valutare l'efficacia di un intervento educazionale, effettuato dal terapista occupazionale, per la prevenzione di nuovi episodi di caduta in donne anziane affette dagli esiti di una frattura di femore occorsa a seguito di una caduta. Il lavoro ha preso in considerazione una popolazione a rischio particolarmente elevato di caduta, riportato dalla letteratura internazionale sino al 50% nei sei mesi che seguono la frattura di femore, ed esposta a rischi gravi a seguito di nuovi episodi di caduta per il sommarsi della fragilità ossea che favorisce le fratture e delle scarse reazioni di difesa. Il lavoro si è concretizzato in uno studio pubblicato su una rivista internazionale: Di Monaco M, Vallero F, De Toma E, De Lauso L, Tappero R, Cavanna A. A SINGLE HOME VISIT BY AN OCCUPATIONAL THERAPIST REDUCES THE RISK OF FALLING AFTER HIP FRACTURE IN ELDERLY WOMEN: A QUASI-RANDOMIZED CONTROLLED TRIAL. J Rehabil Med 2008;40:446-50. I risultati pubblicati in questo articolo riguardavano dati prospettici, relativi a sei mesi di osservazione dopo l'insorgenza della frattura, i quali rilevavano l'efficacia aggiuntiva della visita domiciliare del terapista occupazionale per le modifiche ambientali necessarie nel contesto di un intervento interdisciplinare per la prevenzione delle cadute. Attualmente e da circa due anni, il Servizio di Terapia Occupazionale sta conducendo un altro trial randomizzato e controllato per determinare se l'accesso a domicilio, dimostratosi efficace nel ridurre il rischio di cadute nel primo trial, può essere sostituito da una più economica telefonata a 15 giorni dalla dimissione e se quest'ultima è in grado di migliorare l'aderenza delle pazienti ai consigli dati durante il ricovero. L'obiettivo della tesi è presentare una interim analysis dello studio non ancora concluso che descriva i risultati fino ad ora raggiunti.

RUOLO DEL TERAPISTA OCCUPAZIONALE NEL PROGRAMMA D'INTERVENTO MULTIDISCIPLINARE PER LA PREVENZIONE DELLE CADUTE A DOMICILIO DELL'ANZIANO: UNO STUDIO RANDOMIZZATO E CONTROLLATO

DE TOMA, ELENA
2009/2010

Abstract

La popolazione anziana è ad alto rischio di cadute: ogni anno circa un terzo degli ultrasessantacinquenni è vittima di un incidente di questo tipo e per quanto riguarda la popolazione ultraottantenne si arriva al 50%. A causa della loro frequenza, del ricorso all'istituzionalizzazione che è associato ai suoi esiti, dell'elevata probabilità di causare o aggravare disabilità e dell'elevata mortalità le cadute dell'anziano rappresentano una priorità per la sanità pubblica. Considerata la costante crescita della popolazione anziana, è fondamentale disporre di una base condivisa di conoscenze che permetta di identificare i possibili fattori di rischio e valutare l'efficacia degli interventi di prevenzione disponibili al fine di contenere e ridurre il rilevante impatto sanitario, sociale ed economico di questo fenomeno. Il Presidio Sanitario San Camillo di Torino, nel quale lavoro, è da molti anni impegnato su questo fronte data la tipologia prevalentemente geriatrica dei pazienti che ospita. Vengono attuati programmi multidisciplinari di prevenzione che prevedono l'intervento del geriatra, del fisiatra, del fisioterapista e del terapista occupazionale e che agiscono a livello di fattori di rischio, riducendoli e, ove possibile, abbattendoli. Negli anni 2007-2008 in particolare un gruppo di lavoro del quale faccio parte, che include 3 terapiste occupazionali, un medico geriatra e un medico fisiatra, ha condotto uno studio randomizzato e controllato per valutare l'efficacia di un intervento educazionale, effettuato dal terapista occupazionale, per la prevenzione di nuovi episodi di caduta in donne anziane affette dagli esiti di una frattura di femore occorsa a seguito di una caduta. Il lavoro ha preso in considerazione una popolazione a rischio particolarmente elevato di caduta, riportato dalla letteratura internazionale sino al 50% nei sei mesi che seguono la frattura di femore, ed esposta a rischi gravi a seguito di nuovi episodi di caduta per il sommarsi della fragilità ossea che favorisce le fratture e delle scarse reazioni di difesa. Il lavoro si è concretizzato in uno studio pubblicato su una rivista internazionale: Di Monaco M, Vallero F, De Toma E, De Lauso L, Tappero R, Cavanna A. A SINGLE HOME VISIT BY AN OCCUPATIONAL THERAPIST REDUCES THE RISK OF FALLING AFTER HIP FRACTURE IN ELDERLY WOMEN: A QUASI-RANDOMIZED CONTROLLED TRIAL. J Rehabil Med 2008;40:446-50. I risultati pubblicati in questo articolo riguardavano dati prospettici, relativi a sei mesi di osservazione dopo l'insorgenza della frattura, i quali rilevavano l'efficacia aggiuntiva della visita domiciliare del terapista occupazionale per le modifiche ambientali necessarie nel contesto di un intervento interdisciplinare per la prevenzione delle cadute. Attualmente e da circa due anni, il Servizio di Terapia Occupazionale sta conducendo un altro trial randomizzato e controllato per determinare se l'accesso a domicilio, dimostratosi efficace nel ridurre il rischio di cadute nel primo trial, può essere sostituito da una più economica telefonata a 15 giorni dalla dimissione e se quest'ultima è in grado di migliorare l'aderenza delle pazienti ai consigli dati durante il ricovero. L'obiettivo della tesi è presentare una interim analysis dello studio non ancora concluso che descriva i risultati fino ad ora raggiunti.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/15338