RICERCHE STORICO-GIURIDICHE SUL FEDECOMMESSO: L'EVOLUZIONE STORICA DELL'ISTITUTO E LA DOTTRINA DI AIMONE CRAVETTA

The special provision of the last will that places the fiduciary obligation on the designated heir to preserve and return the testator's inheritance in whole or in part is defined as fidecommesso. It is in Roman law that the fidecommesso was born and spread as a response to the need to make it possible for people declared incapable to have access to inheritance guarantees. This represented, over the centuries, the main reason for recourse to the institute but, at the same time, also for abuses in the extensive interpretations that made it necessary, starting from Justinian law, a series of restrictive regulations. The scope of application of the institute was increasingly the family one, which also found widespread diffusion in Byzantine law, which left the tasks that characterized the trustees of Roman derivation to the epitropes. Thus it was that the expedient of restitution was adopted, de facto, to ensure the temporary conservation of assets in the family and this trend was also recorded in the years of the "barbarian invasions" during which the institute of the salmanni and its use were placed in the wake marked by the fedecommissary tradition. The fidecommesso became more and more, therefore, from the Middle Ages until its abolition (1792) close to and as a consequence of the French Revolution a real strategy of the politics of families and parents, with which the "annuity" yield was organized - in dynastic and aristocratic sense - around a heritage transferred in its integrity from generation to generation and without time limits. These themes and the evolution of the institution's interpretations will represent the object of our reflection during the first chapter. In the second part of the work we focus instead on the work of the Italian jurist Aimone Cravetta who in the Consilia treats the institution of the fidecommesso between legal logic and common sense by virtue of the cultured work of exegesis of law that markedly marked his work as a whole. The opus maius of the 999 consilia published between 1549 and 1569 in a Latin that the same entry dedicated to him by the Biographical Dictionary of the Italians (Vol. XXX, Rome, Treccani, 1984) defines "very elegant", testify to Cravetta's interest in the institute. The many editions that his works had and the favors obtained by the Duke of Ferrara and the Duke of Savoy, from whom he was created judge, councilor and senator, were not the result of chance: they testified the interest of the public for the responses of the jurist whose fame it originated "on the great doctrine and on the experience of the lawyer from the vast casuistry". In the last chapter, it will instead deal with the definitive decline of the federal commissioner institution with the abolition for political reasons in consideration of the fact that the replacements, according to what Montesquieu also wrote, were considered as the main instruments of patrimonial self-preservation - and therefore of power - of the aristocracy. In drafting the work, in addition to resorting to the main and most classic sources available on the topics covered by the discussion, it was preferred, where possible, to base the bibliographic references on the first editions of the works cited, as reported in the final bibliography.

La speciale disposizione delle ultime volontà che pone all'erede designato l'obbligo fiduciario di conservare e restituire integralmente o in parte l'eredità del testatore è definita fedecommesso. È nel diritto romano che il fedecommesso nasce e si diffonde come risposta alla necessità di rendere possibile anche alle persone dichiarate incapaci l'accesso alle garanzie successorie. Ciò rappresentò, nel corso dei secoli, il motivo di maggior ricorso all'istituto ma, al contempo, anche di abusi nelle interpretazioni estensive che resero necessarie, a partire dal diritto giustinianeo, una serie di regolamentazioni ristrettive. L'ambito di applicazione dell'istituto fu in misura sempre maggiora quello familiare che trovò larga diffusione anche nel diritto bizantino che lasciò agli epitropi le mansioni che caratterizzavano i fiduciari di derivazione romana. Fu così che l'espediente della restituzione venne adottato, de facto, per assicurare la conservazione temporanea dei beni nella famiglia e questa tendenza si registrò anche negli anni delle “invasioni barbariche” durante i quali l'istituto dei salmanni ed il suo utilizzo si collocarono nel solco segnato dalla tradizione fedecommissaria. Il fedecommesso divenne sempre più, quindi, dal medioevo fino alla sua abolizione (1792) a ridosso e in conseguenza della Rivoluzione francese una vera e propria strategia della politica delle famiglie e dei parentadi, con la quale veniva organizzato il rendimento “vitalizio” ‒ in senso dinastico e aristocratico ‒ intorno a un patrimonio trasferito nella sua integrità di generazione in generazione e senza limiti temporali. Questi temi e l'evoluzione delle interpretazioni dell'istituto rappresenteranno l'oggetto della nostra riflessione nel corso del primo capitolo. Nella seconda parte del lavoro ci si sofferma invece sull'opera del giurista italiano Aimone Cravetta che nei Consilia tratta l'istituto del fedecommesso tra logica giuridica e buonsenso in virtù della colta opera di esegesi di diritto che marcatamente segnò la sua opera nel complesso. L'opus maius dei 999 consilia pubblicati tra il 1549 ed il 1569 in un latino che la stessa voce dedicatagli dal Dizionario Biografico degli Italiani (Vol. XXX, Roma, Treccani, 1984) definisce «elegantissimo», testimoniano l'interesse del Cravetta per l'istituto. Le molte edizioni che ebbero le sue opere e i favori ottenuti dal duca di Ferrara e del duca di Savoia, dai quali fu creato giudice, consigliere e senatore non furono frutto del caso: testimoniarono l'interesse del pubblico per i responsi del giurista la cui fama si originò «sulla grandissima dottrina e sull'esperienza dell'avvocato dalla vasta casistica». Nell'ultimo capitolo, si tratterà invece del definitivo tramonto dell'istituto fedecommissario con l'abolizione per motivi politici in considerazione del fatto che le sostituzioni, secondo quanto scrisse anche Montesquieu erano considerabili come i principali strumenti di autoconservazione patrimoniale ‒ e dunque di potere ‒ dell'aristocrazia. Nella redazione del lavoro, oltre a ricorrere alle principali e più classiche fonti disponibili sui temi oggetto della trattazione si è preferito, laddove possibile, basare i riferimenti bibliografici sulle prime edizioni delle opere citate, come riportato nella bibliografia conclusiva.