Il contesto economico e l’attenzione per la minimizzazione degli impatti del settore primario richiedono di riconsiderare le strategie agronomiche del mais, soprattutto per quanto riguarda le tecniche che fortemente influenzano la carbon footprint dell’attività produttiva, quali le lavorazioni del terreno e le concimazioni. Nell’ambito delle lavorazioni del suolo, lo strip-tillage rappresenta un’evoluzione più interessante delle pratiche di minima lavorazione ed i vantaggi che comporta riguardano il fatto che con un unico passaggio esso permette di effettuare la lavorazione del suolo e distribuire gli effluenti zootecnici lungo la linea di semina. Lo scopo di questa tesi è quello di indagare lo sviluppo iniziale della pianta, la risposta produttiva e qualitativa in funzione della tecnica di lavorazione del terreno e dell’interazione con le strategie di fertilizzazione alla semina, considerando apporti localizzati di concimi minerali o di refluii zootecnici. Nel biennio 2019-20 sono state realizzate delle sperimentazioni in pieno campo in due località con differenti caratteristiche (Poirino, suolo più pesante e freddo e Carmagnola, suolo più sciolto). Lo schema sperimentale adottato, in ogni annata, ha previsto un confronto fattoriale: tra i due siti sperimentali, tra 2 lavorazioni del terreno (lavorazione convenzionale e strip-tillage) e tra 3 fertilizzazioni starter (NT, testimone non concimato alla semina; DAP, applicazione di fosfato biammonico in banda in prossimità del solco di semina con dosaggio di 150 kg/ha; SLU, fertilizzazione con digestato distribuito a 20 cm di profondità alla dose di 44.5 t/ha). Sono state misurate le temperature del terreno in tutte le condizioni e la velocità di emergenza. Il vigore colturale è stato misurato tramite indici vegetazionali (NDVI), l’altezza della pianta in fase vegetativa e la data di fioritura. Alla raccolta si è valutata l’incidenza degli attacchi di piralide e dei marciumi causati da funghi, la produzione di granella, le componenti della produzione, l’umidità di raccolta ed alcuni parametri qualitativi (peso ettolitrico, contenuto proteico, contenuto in micotossine). Dai risultati è emerso come le pratiche di lavorazione del suolo abbiano influenzato le temperature del terreno: esse sono risultate più elevate con l’adozione dell’aratura, con un effetto particolarmente evidente nel suolo di Poirino. All’emergenza vi è un effetto significativo della lavorazione del terreno: le piante cresciute in suoli arati hanno una densità al 50% di emergenza del 122% superiore allo strip-tillage, sebbene non ci siano differenze alla completa emergenza. L’interazione tra sito e metodo di lavorazione suggerisce come gli effetti benefici dell’aratura siano particolarmente evidenti a Poirino. La fertilizzazione starter non influisce, invece, sulla densità di piante all’emergenza. Il trattamento con DAP favorisce incrementi del vigore del mais (indice NDVI, altezza della pianta), inferiori con impiego del digestato, mentre con l’aratura tali indici sono maggiori rispetto allo strip-tillage. L’effetto dell’aratura è più marcato nel suolo di Poirino (+20%), rispetto al +7% a Carmagnola. L’effetto della concimazione, in modo particolare per il trattamento con effluente, differisce a seconda del suolo (SLU determina sviluppo intermedio a Carmagnola, nessuna differenza a Poirino) ed a seconda del metodo di lavorazione, sebbene in tutti i casi è superiore l’effetto ottenuto con DAP. Il ritardo di sviluppo dello
Vantaggi agronomici e produttivi con l'adozione di tecniche di lavorazione conservative e concimazioni starter su mais
CENTOZ, VINCENT
2019/2020
Abstract
Il contesto economico e l’attenzione per la minimizzazione degli impatti del settore primario richiedono di riconsiderare le strategie agronomiche del mais, soprattutto per quanto riguarda le tecniche che fortemente influenzano la carbon footprint dell’attività produttiva, quali le lavorazioni del terreno e le concimazioni. Nell’ambito delle lavorazioni del suolo, lo strip-tillage rappresenta un’evoluzione più interessante delle pratiche di minima lavorazione ed i vantaggi che comporta riguardano il fatto che con un unico passaggio esso permette di effettuare la lavorazione del suolo e distribuire gli effluenti zootecnici lungo la linea di semina. Lo scopo di questa tesi è quello di indagare lo sviluppo iniziale della pianta, la risposta produttiva e qualitativa in funzione della tecnica di lavorazione del terreno e dell’interazione con le strategie di fertilizzazione alla semina, considerando apporti localizzati di concimi minerali o di refluii zootecnici. Nel biennio 2019-20 sono state realizzate delle sperimentazioni in pieno campo in due località con differenti caratteristiche (Poirino, suolo più pesante e freddo e Carmagnola, suolo più sciolto). Lo schema sperimentale adottato, in ogni annata, ha previsto un confronto fattoriale: tra i due siti sperimentali, tra 2 lavorazioni del terreno (lavorazione convenzionale e strip-tillage) e tra 3 fertilizzazioni starter (NT, testimone non concimato alla semina; DAP, applicazione di fosfato biammonico in banda in prossimità del solco di semina con dosaggio di 150 kg/ha; SLU, fertilizzazione con digestato distribuito a 20 cm di profondità alla dose di 44.5 t/ha). Sono state misurate le temperature del terreno in tutte le condizioni e la velocità di emergenza. Il vigore colturale è stato misurato tramite indici vegetazionali (NDVI), l’altezza della pianta in fase vegetativa e la data di fioritura. Alla raccolta si è valutata l’incidenza degli attacchi di piralide e dei marciumi causati da funghi, la produzione di granella, le componenti della produzione, l’umidità di raccolta ed alcuni parametri qualitativi (peso ettolitrico, contenuto proteico, contenuto in micotossine). Dai risultati è emerso come le pratiche di lavorazione del suolo abbiano influenzato le temperature del terreno: esse sono risultate più elevate con l’adozione dell’aratura, con un effetto particolarmente evidente nel suolo di Poirino. All’emergenza vi è un effetto significativo della lavorazione del terreno: le piante cresciute in suoli arati hanno una densità al 50% di emergenza del 122% superiore allo strip-tillage, sebbene non ci siano differenze alla completa emergenza. L’interazione tra sito e metodo di lavorazione suggerisce come gli effetti benefici dell’aratura siano particolarmente evidenti a Poirino. La fertilizzazione starter non influisce, invece, sulla densità di piante all’emergenza. Il trattamento con DAP favorisce incrementi del vigore del mais (indice NDVI, altezza della pianta), inferiori con impiego del digestato, mentre con l’aratura tali indici sono maggiori rispetto allo strip-tillage. L’effetto dell’aratura è più marcato nel suolo di Poirino (+20%), rispetto al +7% a Carmagnola. L’effetto della concimazione, in modo particolare per il trattamento con effluente, differisce a seconda del suolo (SLU determina sviluppo intermedio a Carmagnola, nessuna differenza a Poirino) ed a seconda del metodo di lavorazione, sebbene in tutti i casi è superiore l’effetto ottenuto con DAP. Il ritardo di sviluppo delloFile | Dimensione | Formato | |
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