In this final dissertation it will be described the conflict around the Tehri Dam, on the sacred river Ganga, in the Tehri-Garhwal District in the Himalayan state of Uttarakhand. It's one of the most contested and complex damprojects of the world, started by the Indian government as a multipurpose hydro plant and implemented by 2005. The dam has come up in one of the most important region for Hinduism, with many pilgrimage and commercial routes. The region has also experienced lots of conflicts and protests on natural resources, as both government and private interests have been exploiting them since the colonial rule. In the '70s lots of groups have come up against the dam; in particular they have been contesting the eviction from homeland and the imposition of a development idea and model which have always ignored local participation in decision making processes. The sense of uprootedness and cultural displacement will be analysed through the description of a constant structural violence by the state, under the colonial principle of ¿eminent domain¿ and general bias against mountain people, the pahari, considered as backward. It will be described some of the subjects involved in the opposition movements against Tehri Dam of the last ten years. First of all, one can see the politics of the right-wing hindu leaders playing an important role; some of them make use of the nationalist retoric to praise the project while others oppose it joining together discourses on religious integralism and environmentalism. It will be then given an ethnografic description of the social movements in that area and on that issue, particularly of the Matu Jan Sangathan and the national coalition of NAPM - National Alliance of People's Movements. Both are inpired by Gandhian non-violent philosophy, are supported by the local comunities who play a fundumental role in shaping movement's politics and strategies. The joined work of the indian social movements have brought the issue of Tehri Dam in a broader scenario and on the global level; it has been linked with other social movements networks of other countries, developing a wider knowledge on big dams related problems and global mechanisms causing them. It has denounced the imposition of a development paradigm which ignores local needs and local comunities and only operates through bank investments and private interests. The described social movements are not only to be considered environmentalist concerned lobbying groups and activists, but as engaged society who is highlighting potential conflicts on natural resources, on the concept of ¿development¿, of ¿social -¿ and ¿environmental justice¿. The social movements are creating new spaces of ¿public sphere¿; local communities affected by the contested projects are protesting and proposing at the same time viable alternatives, inventing new efficient and incisive politics, descovering themselves as political actors in the process of the so-called ¿democratizing the democracy¿.
In questa tesi viene analizzato il conflitto sorto attorno alla diga di Tehri, sul fiume sacro Ganga, nel distretto di Tehri-Garhwal dello stato himalayano dell'Uttarakhand. Si tratta di uno dei progetti di sbarramento di fiumi più contestati e complessi al mondo, realizzato dal governo per molteplici funzioni e portata a termine nel . La diga sorge in una regione molto importante per l'hinduismo, ricca di vie pellegrine e commerciali, ma dove sono anche sorti nella storia numerosi conflitti e proteste contro l'estrazione di risorse naturali da parte di governo e interessi privati esterni. Da questa lunga esperienza, nascono dagli anni '70 numerosi gruppi di opposizione alla diga: contro l'imposizione di un modello di ¿sviluppo¿ che ignora la consultazione locale e gli sfollamenti coatti di migliaia di famiglie; il senso di uprootedness e il cultural displacement vengono analizzati attraverso la descrizione di una sistematica violenza strutturale dello stato giustificata dal principio dell'eminent domain e da un generale pregiudizio nei confronti delle comunità montane, considerate backward, arretrate. Vengono poi descritti alcuni dei soggetti coinvolti nell'attuale opposizione alla diga di Tehri in questi ultimi dieci anni circa. Innanzitutto si vede come la politica dell'area hindu più estremista gioca un ruolo molto importante; tra i fedeli hindu si possono rilevare due posizioni divergenti; alcuni utilizzano la retorica nazionalista per esaltare il progetto mentre altri si oppongono coniugando integralismo religioso e ambientalismo. Viene fornita un'etnografia dei movimenti sociali più attivi nell'area o sulla tematica, in particolare il Matu Jan Sangathan e il coordinamento National Alliance of People's Movements ¿ NAPM, di ispirazione gandhiana e quindi non-violenta, supportati dalle comunità locali che si affermano come soggetti protagonisti nelle lotte per politiche più giuste e partecipate. Il lavoro congiunto di questi movimenti ha inserito la diatriba relativa alla diga di Tehri in un contesto più ampio, persino globale, giungendo a tessere relazioni anche con soggetti i networks dei movimenti stranieri e sviluppando così una presa di coscienza in merito ai meccanismi nazionali e globali che causano le problematiche locali. Ha denunciato, nel caso delle grandi dighe, l'imposizione di un paradigma di sviluppo che non tiene in considerazione le dinamiche e le esigenze locali, per mezzo di investimenti bancari e di interessi privati anche stranieri. Il senso del lavoro dei movimenti della NAPM, e quindi del Matu, non va ricercato solamente in istanze di tipo 'ambientalista', ma abbraccia un ampio range di problematiche: solleva innanzitutto fondamentali riflessioni sulle risorse naturali e sul loro utilizzo, sul concetto di 'sviluppo' e su chi ne trae beneficio, sui principi di giustizia sociale e ambientale. I movimenti sociali stanno dunque creando uno spazio nuovo della 'sfera pubblica'; le comunità coinvolte dai progetti contestati reagiscono protestando in maniera costruttiva, inventandosi modi efficaci e incisivi di fare politica, riscoprendosi attori politici che possono trattare in condizioni paritarie con i burocrati, nel processo definito ¿democratizing the democracy¿.
"Addomesticare il fiume sacro": la Ganga e la diga di Tehri fra antropologia ecologica e movimenti sociali nell'India del nord
DEL BENE, DANIELA
2009/2010
Abstract
In questa tesi viene analizzato il conflitto sorto attorno alla diga di Tehri, sul fiume sacro Ganga, nel distretto di Tehri-Garhwal dello stato himalayano dell'Uttarakhand. Si tratta di uno dei progetti di sbarramento di fiumi più contestati e complessi al mondo, realizzato dal governo per molteplici funzioni e portata a termine nel . La diga sorge in una regione molto importante per l'hinduismo, ricca di vie pellegrine e commerciali, ma dove sono anche sorti nella storia numerosi conflitti e proteste contro l'estrazione di risorse naturali da parte di governo e interessi privati esterni. Da questa lunga esperienza, nascono dagli anni '70 numerosi gruppi di opposizione alla diga: contro l'imposizione di un modello di ¿sviluppo¿ che ignora la consultazione locale e gli sfollamenti coatti di migliaia di famiglie; il senso di uprootedness e il cultural displacement vengono analizzati attraverso la descrizione di una sistematica violenza strutturale dello stato giustificata dal principio dell'eminent domain e da un generale pregiudizio nei confronti delle comunità montane, considerate backward, arretrate. Vengono poi descritti alcuni dei soggetti coinvolti nell'attuale opposizione alla diga di Tehri in questi ultimi dieci anni circa. Innanzitutto si vede come la politica dell'area hindu più estremista gioca un ruolo molto importante; tra i fedeli hindu si possono rilevare due posizioni divergenti; alcuni utilizzano la retorica nazionalista per esaltare il progetto mentre altri si oppongono coniugando integralismo religioso e ambientalismo. Viene fornita un'etnografia dei movimenti sociali più attivi nell'area o sulla tematica, in particolare il Matu Jan Sangathan e il coordinamento National Alliance of People's Movements ¿ NAPM, di ispirazione gandhiana e quindi non-violenta, supportati dalle comunità locali che si affermano come soggetti protagonisti nelle lotte per politiche più giuste e partecipate. Il lavoro congiunto di questi movimenti ha inserito la diatriba relativa alla diga di Tehri in un contesto più ampio, persino globale, giungendo a tessere relazioni anche con soggetti i networks dei movimenti stranieri e sviluppando così una presa di coscienza in merito ai meccanismi nazionali e globali che causano le problematiche locali. Ha denunciato, nel caso delle grandi dighe, l'imposizione di un paradigma di sviluppo che non tiene in considerazione le dinamiche e le esigenze locali, per mezzo di investimenti bancari e di interessi privati anche stranieri. Il senso del lavoro dei movimenti della NAPM, e quindi del Matu, non va ricercato solamente in istanze di tipo 'ambientalista', ma abbraccia un ampio range di problematiche: solleva innanzitutto fondamentali riflessioni sulle risorse naturali e sul loro utilizzo, sul concetto di 'sviluppo' e su chi ne trae beneficio, sui principi di giustizia sociale e ambientale. I movimenti sociali stanno dunque creando uno spazio nuovo della 'sfera pubblica'; le comunità coinvolte dai progetti contestati reagiscono protestando in maniera costruttiva, inventandosi modi efficaci e incisivi di fare politica, riscoprendosi attori politici che possono trattare in condizioni paritarie con i burocrati, nel processo definito ¿democratizing the democracy¿.File | Dimensione | Formato | |
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