La suddetta tesi comprende una prima parte (capitolo 1) in cui viene descritta in maniera dettagliata la mia esperienza di tirocinio presso il CVRS (Policlinico Veterinario Roma Sud), una struttura dotata di 11 reparti ed una strumentazione diagnostica tecnicamente avanzata, in grado di offrire una buona assistenza sanitaria per animali da affezione e per quelli non convenzionali, avvalendosi della collaborazione di professionisti con elevato valore etico. Durante le ore di tirocinio ho avuto modo di affiancare questi ultimi ed approfondire alcune tematiche affrontate durante il mio percorso di studi, quali analisi di laboratorio, comportamenti maladattativi/benessere animale, alimentazione e la sindrome brachicefalica effettuando, anche, una raccolta dati sulla conoscenza, da parte dei proprietari, delle problematiche dei propri animali. Nella seconda parte, è presente una relazione di approfondimento che tratta della sindrome brachicefalica, strutturata in due capitoli (capitoli 2 e 3). Il capitolo 2 in particolare tratta della BOAS, e riporta le anormalità anatomiche primarie, secondarie, acquisite e la sintomatologia. Viene affrontata la questione genetica di queste razze, su come ci si è spinti nel tempo ad effettuare una forte selezione genetica per estremizzare i caratteri tipici delle razze, al punto tale da assumere dimensioni somatiche più simili ad un neonato umano che a un cane, aspetto che sembra tanto piacere agli acquirenti. Nel capitolo 3 viene affrontata la questione etica ed economica e di come l’Europa sta reagendo alle problematiche dei brachicefali e a una selezione che ha causato danni considerevoli alla salute dell’animale. Sembrerebbe, infatti, che una consapevolezza maggiore da parte dei proprietari e di conseguenza una gestione attenta del proprio animale, possa garantirgli uno stato di vita migliore. Per quanto riguarda, invece, l’aspetto dell’allevamento, dove non ci sia un divieto di allevamento di queste razze, selezionare solo cani con narici aperte per la riproduzione sembrerebbe un mezzo per migliorare la capacità funzionale e, a sua volta, la salute e il benessere a livello di popolazione, e rispetterebbe lo standard di razza. Ciò porterebbe a progressi, anche se a un ritmo molto lento. Tuttavia, è necessario accettare progressi lenti per evitare una riduzione devastante della diversità genetica all'interno della razza.
La sindrome brachicefalica e il ruolo della genetica
VENTICINQUE, AGATA
2022/2023
Abstract
La suddetta tesi comprende una prima parte (capitolo 1) in cui viene descritta in maniera dettagliata la mia esperienza di tirocinio presso il CVRS (Policlinico Veterinario Roma Sud), una struttura dotata di 11 reparti ed una strumentazione diagnostica tecnicamente avanzata, in grado di offrire una buona assistenza sanitaria per animali da affezione e per quelli non convenzionali, avvalendosi della collaborazione di professionisti con elevato valore etico. Durante le ore di tirocinio ho avuto modo di affiancare questi ultimi ed approfondire alcune tematiche affrontate durante il mio percorso di studi, quali analisi di laboratorio, comportamenti maladattativi/benessere animale, alimentazione e la sindrome brachicefalica effettuando, anche, una raccolta dati sulla conoscenza, da parte dei proprietari, delle problematiche dei propri animali. Nella seconda parte, è presente una relazione di approfondimento che tratta della sindrome brachicefalica, strutturata in due capitoli (capitoli 2 e 3). Il capitolo 2 in particolare tratta della BOAS, e riporta le anormalità anatomiche primarie, secondarie, acquisite e la sintomatologia. Viene affrontata la questione genetica di queste razze, su come ci si è spinti nel tempo ad effettuare una forte selezione genetica per estremizzare i caratteri tipici delle razze, al punto tale da assumere dimensioni somatiche più simili ad un neonato umano che a un cane, aspetto che sembra tanto piacere agli acquirenti. Nel capitolo 3 viene affrontata la questione etica ed economica e di come l’Europa sta reagendo alle problematiche dei brachicefali e a una selezione che ha causato danni considerevoli alla salute dell’animale. Sembrerebbe, infatti, che una consapevolezza maggiore da parte dei proprietari e di conseguenza una gestione attenta del proprio animale, possa garantirgli uno stato di vita migliore. Per quanto riguarda, invece, l’aspetto dell’allevamento, dove non ci sia un divieto di allevamento di queste razze, selezionare solo cani con narici aperte per la riproduzione sembrerebbe un mezzo per migliorare la capacità funzionale e, a sua volta, la salute e il benessere a livello di popolazione, e rispetterebbe lo standard di razza. Ciò porterebbe a progressi, anche se a un ritmo molto lento. Tuttavia, è necessario accettare progressi lenti per evitare una riduzione devastante della diversità genetica all'interno della razza.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/152635