Il morbo di Parkinson (PD) è una malattia neurodegenerativa cronica caratterizzata da una grave perdita di neuroni dopaminergici nella substantia nigra e da un progressivo accumulo di aggregati proteici composti da α-sinucleina (detti Corpi di Lewy) all'interno del soma e dei neuriti delle cellule nervose. In aggiunta alla nota sintomatologia motoria (tremori, rigidità, instabilità posturale), manifestazioni non-motorie come disfunzioni gastrointestinali compaiono durante il progredire della malattia. È stato osservato che alcuni sintomi non-motori che interessano il tratto gastrointestinale, quali costipazione e disfagia, precedono quelli motori. Pertanto in questi anni si è posta particolare attenzione alla relazione tra il tratto gastrointestinale ed il Sistema Nervoso Enterico (SNE) e al loro ruolo nella patogenesi della malattia di Parkinson. In particolare, al riguardo sono state avanzate tre differenti linee di pensiero: - la prima, partendo dall'osservazione autoptica della presenza dei Corpi di Lewy nel tratto gastrointestinale di pazienti, suppone che i Corpi di Lewy da questo apparato raggiungano l'encefalo per via retrograda attraverso le fibre vagali; pertanto la presenza di questi depositi nel tratto gastrointestinale potrebbe rappresentare un biomarker della patologia. - La seconda ipotesi riguarda il coinvolgimento di una tossina o di un agente esogeno in combinazione con una predisposizione genetica. Alterazioni della permeabilità intestinale, mediate dal SNE, potrebbero causare una maggiore esposizione ad agenti ambientali dannosi. - La terza ipotesi prende in considerazione le disfunzioni della motilità intestinale nel PD; essendo questa motilità controllata dal SNE, si suppone che le anomalie ad essa associate siano legate ad una perdita di neuroni enterici e che possano essere considerate indicatori dello sviluppo della malattia. Recentemente, diversi gruppi hanno studiato la possibile correlazione tra SNE e PD. In uno dei lavori più interessanti in questo campo di ricerca, Takahashi et al. (Cell Tissue Res. 2018) hanno verificato in vivo la prima ipotesi, inoculando fibrille preformate di α-sinucleina nel tratto gastrointestinale di topi. Questi esperimenti hanno dimostrato che gli aggregati proteici, a 45 giorni dall'inoculo, raggiungono il nucleo motore dorsale del nervo vago e che la loro diffusione in senso retrogrado non si verifica se è stata praticata la vagotomia; tuttavia a distanza di tempo (12 mesi) le fibrille di α-sinucleina, ancora presenti nel SNE, non hanno raggiunto aree cerebrali superiori: pertanto negli animali non si osserva nessuna patologia da Corpi di Lewy. Quindi non è ancora stato dimostrato che queste inclusioni presenti nel tratto gastrointestinale possano essere considerate marker della patologia. In futuro saranno pertanto necessarie ricerche approfondite sul collegamentro tra SNE e PD, per verificare se realmente esista una connessione diretta o se i sintomi gastrointestinali rilevati nei pazienti dipendano da fattori non correlati con la malattia o a variazione del microbiota intestinale.
Ruolo del Sistema Nervoso Enterico nella patogenesi della malattia di Parkinson
TULLO, MICHELA
2018/2019
Abstract
Il morbo di Parkinson (PD) è una malattia neurodegenerativa cronica caratterizzata da una grave perdita di neuroni dopaminergici nella substantia nigra e da un progressivo accumulo di aggregati proteici composti da α-sinucleina (detti Corpi di Lewy) all'interno del soma e dei neuriti delle cellule nervose. In aggiunta alla nota sintomatologia motoria (tremori, rigidità, instabilità posturale), manifestazioni non-motorie come disfunzioni gastrointestinali compaiono durante il progredire della malattia. È stato osservato che alcuni sintomi non-motori che interessano il tratto gastrointestinale, quali costipazione e disfagia, precedono quelli motori. Pertanto in questi anni si è posta particolare attenzione alla relazione tra il tratto gastrointestinale ed il Sistema Nervoso Enterico (SNE) e al loro ruolo nella patogenesi della malattia di Parkinson. In particolare, al riguardo sono state avanzate tre differenti linee di pensiero: - la prima, partendo dall'osservazione autoptica della presenza dei Corpi di Lewy nel tratto gastrointestinale di pazienti, suppone che i Corpi di Lewy da questo apparato raggiungano l'encefalo per via retrograda attraverso le fibre vagali; pertanto la presenza di questi depositi nel tratto gastrointestinale potrebbe rappresentare un biomarker della patologia. - La seconda ipotesi riguarda il coinvolgimento di una tossina o di un agente esogeno in combinazione con una predisposizione genetica. Alterazioni della permeabilità intestinale, mediate dal SNE, potrebbero causare una maggiore esposizione ad agenti ambientali dannosi. - La terza ipotesi prende in considerazione le disfunzioni della motilità intestinale nel PD; essendo questa motilità controllata dal SNE, si suppone che le anomalie ad essa associate siano legate ad una perdita di neuroni enterici e che possano essere considerate indicatori dello sviluppo della malattia. Recentemente, diversi gruppi hanno studiato la possibile correlazione tra SNE e PD. In uno dei lavori più interessanti in questo campo di ricerca, Takahashi et al. (Cell Tissue Res. 2018) hanno verificato in vivo la prima ipotesi, inoculando fibrille preformate di α-sinucleina nel tratto gastrointestinale di topi. Questi esperimenti hanno dimostrato che gli aggregati proteici, a 45 giorni dall'inoculo, raggiungono il nucleo motore dorsale del nervo vago e che la loro diffusione in senso retrogrado non si verifica se è stata praticata la vagotomia; tuttavia a distanza di tempo (12 mesi) le fibrille di α-sinucleina, ancora presenti nel SNE, non hanno raggiunto aree cerebrali superiori: pertanto negli animali non si osserva nessuna patologia da Corpi di Lewy. Quindi non è ancora stato dimostrato che queste inclusioni presenti nel tratto gastrointestinale possano essere considerate marker della patologia. In futuro saranno pertanto necessarie ricerche approfondite sul collegamentro tra SNE e PD, per verificare se realmente esista una connessione diretta o se i sintomi gastrointestinali rilevati nei pazienti dipendano da fattori non correlati con la malattia o a variazione del microbiota intestinale.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/152572