La regione Puglia vanta un paesaggio ricco di oliveti ultracentenari. Da secoli sono una componente fondamentale della società pugliese, in termini sia culturali, ché economici. Durante la decade del 2000, proprio in questa regione, nei pressi di Maglie (LE), sono stati registrati alcuni casi di piante con parti della chioma disseccate. Purtroppo però, con il susseguirsi degli anni, quello che era ritenuto essere un problema di poco conto, si è rivelato una vera e propria emergenza fitosanitaria in rapida espansione, causata da un patogeno conosciuto come Xylella fastidiosa (Martelli et al., 2015), batterio Gram negativo la cui sottospecie segnalata in Puglia è stata identificata come ¿pauca¿ con genotipo ST53 (Scortichini et al., 2018). Si tratta di un patogeno da quarantena inserito nella lista A1 dell'EPPO (European and Mediterranean Plant Protection Organization), la cui presenza era fino a qualche anno fa limitata al continente americano e ad altre aree ristrette dell'Asia. Recentemente, il patogeno è stato trasferito dalla lista A1 alla lista A2 a causa del suo rinvenimento nel sud Europa (Scortichini et al., 2018). In particolare, è stato segnalato a partire dal 2013 in Francia, Spagna e soprattutto in Italia, nella regione Puglia, partendo dal basso Salento fino ad arrivare, ad oggi, ad infestare l'intero territorio di Bari. Sulla base delle prime indagini, il quadro sintomatologico osservato, denominato ¿Complesso del Disseccamento Rapido dell'Olivo¿ (CoDiRO), si riteneva fosse causato dalla concomitanza di forti attacchi di lebbra (Colletotrichum spp.), infestazioni gravi di rodilegno giallo (Zeuzera pyrina), inquinamento delle falde e abbandono delle ¿buone pratiche agricole¿. Ad oggi, però, grazie ad analisi più approfondite, le precedenti ipotesi sono state soppiantate in seguito al riconoscimento dell'attività batterica come effettiva causa. Per questo motivo il nome della malattia è stato cambiato in ¿Disseccamento rapido dell'olivo¿ (OQDS, sigla inglese di Olive Quick Decline Syndrome) (Martelli et al., 2015). Delle diverse sintomatologie che questo patogeno provoca le principali sono la bruscatura delle foglie (sintomo che viene definito in inglese come ¿leaf scorching¿), che si manifesta attraverso zone bruciate e secche molto evidenti delle stesse, uno scarso accrescimento e il disseccamento di rami e germogli (Dongiovanni et al., 2018). X. fastidiosa si diffonde facilmente su brevi e lunghe distanze, con materiale di propagazione, intere piante o anche tramite innesto, ma la trasmissione più efficiente avviene prevalentemente attraverso insetti vettori xilemomizi, i quali, forniti di apparato boccale pungente-succhiante, tramite puntura e suzione si nutrono di linfa grezza. La scoperta dell'insetto vettore (Philaenus spumarius) del patogeno, avvenuta nel 2014, è stata rilevante per la lotta al batterio. Infatti, dato che questo si sviluppa durante le fasi giovanili nella vegetazione spontanea, dove acquisisce il batterio, risultano fondamentali alcune pratiche agronomiche come sfalci o trinciature. Eliminando la vegetazione spontanea quindi si combatterà il passaggio del vettore sulle piante legnose tramite l'insetto. Interessanti invece, gli studi condotti in alcuni comuni di Lecce tramite l'utilizzo di un formulato a base di zinco, rame e acido citrico (Dentamet), con il quale è stata verificata la la capacità degli ioni rrame e zinco di inibire la formazione di biofilm da parte di X. Fastidiosa.
UN AGGIORNAMENTO SULLE STRATEGIE DI LOTTA A XYLELLA FASTIDIOSA A DISTANZA DI SETTE ANNI DAL SUO PRIMO RINVENIMENTO IN PUGLIA
COLUCCI, ALICE
2018/2019
Abstract
La regione Puglia vanta un paesaggio ricco di oliveti ultracentenari. Da secoli sono una componente fondamentale della società pugliese, in termini sia culturali, ché economici. Durante la decade del 2000, proprio in questa regione, nei pressi di Maglie (LE), sono stati registrati alcuni casi di piante con parti della chioma disseccate. Purtroppo però, con il susseguirsi degli anni, quello che era ritenuto essere un problema di poco conto, si è rivelato una vera e propria emergenza fitosanitaria in rapida espansione, causata da un patogeno conosciuto come Xylella fastidiosa (Martelli et al., 2015), batterio Gram negativo la cui sottospecie segnalata in Puglia è stata identificata come ¿pauca¿ con genotipo ST53 (Scortichini et al., 2018). Si tratta di un patogeno da quarantena inserito nella lista A1 dell'EPPO (European and Mediterranean Plant Protection Organization), la cui presenza era fino a qualche anno fa limitata al continente americano e ad altre aree ristrette dell'Asia. Recentemente, il patogeno è stato trasferito dalla lista A1 alla lista A2 a causa del suo rinvenimento nel sud Europa (Scortichini et al., 2018). In particolare, è stato segnalato a partire dal 2013 in Francia, Spagna e soprattutto in Italia, nella regione Puglia, partendo dal basso Salento fino ad arrivare, ad oggi, ad infestare l'intero territorio di Bari. Sulla base delle prime indagini, il quadro sintomatologico osservato, denominato ¿Complesso del Disseccamento Rapido dell'Olivo¿ (CoDiRO), si riteneva fosse causato dalla concomitanza di forti attacchi di lebbra (Colletotrichum spp.), infestazioni gravi di rodilegno giallo (Zeuzera pyrina), inquinamento delle falde e abbandono delle ¿buone pratiche agricole¿. Ad oggi, però, grazie ad analisi più approfondite, le precedenti ipotesi sono state soppiantate in seguito al riconoscimento dell'attività batterica come effettiva causa. Per questo motivo il nome della malattia è stato cambiato in ¿Disseccamento rapido dell'olivo¿ (OQDS, sigla inglese di Olive Quick Decline Syndrome) (Martelli et al., 2015). Delle diverse sintomatologie che questo patogeno provoca le principali sono la bruscatura delle foglie (sintomo che viene definito in inglese come ¿leaf scorching¿), che si manifesta attraverso zone bruciate e secche molto evidenti delle stesse, uno scarso accrescimento e il disseccamento di rami e germogli (Dongiovanni et al., 2018). X. fastidiosa si diffonde facilmente su brevi e lunghe distanze, con materiale di propagazione, intere piante o anche tramite innesto, ma la trasmissione più efficiente avviene prevalentemente attraverso insetti vettori xilemomizi, i quali, forniti di apparato boccale pungente-succhiante, tramite puntura e suzione si nutrono di linfa grezza. La scoperta dell'insetto vettore (Philaenus spumarius) del patogeno, avvenuta nel 2014, è stata rilevante per la lotta al batterio. Infatti, dato che questo si sviluppa durante le fasi giovanili nella vegetazione spontanea, dove acquisisce il batterio, risultano fondamentali alcune pratiche agronomiche come sfalci o trinciature. Eliminando la vegetazione spontanea quindi si combatterà il passaggio del vettore sulle piante legnose tramite l'insetto. Interessanti invece, gli studi condotti in alcuni comuni di Lecce tramite l'utilizzo di un formulato a base di zinco, rame e acido citrico (Dentamet), con il quale è stata verificata la la capacità degli ioni rrame e zinco di inibire la formazione di biofilm da parte di X. Fastidiosa.File | Dimensione | Formato | |
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