The dissertation presents a summary of the literature on leadership, with an in-depth analysis on gender discriminations and female leadership, with the aim of making the reader reflect on an increasing current issue: the gender gap. First leadership studies date back to “the great man” theory, the last ones are on empowering leadership, passing through the trasformational and situational approaches; they had only a goal: answering the question “Who is a leader?”. From Seventies on, thanks to the increasing number of women workers, female leadership has got more and more attention. Despite the evidence that female leadership style grants better company results, women are today still discriminated because of their biological sex. They are often considered unsuitable for responsibility roles, because seen as “different” (in “pejorative” terms) from men. Due to this belief, women have to cope with many difficulties if they want to be integrated in the organizational world, enduring conditions that nowadays should not exist anymore: pay gap for the same work and level of instruction, different appraisal and recognition parameters and the fact that they are forced to choose between career and family (considered mutually exclusive conditions). In particular, italian situation is not among the best: Italy is the most backward among G7 nations for what concerns female leadership, because italian society and culture are still strongly masculine. In spite of female quotas laws have been present for years, women who perform important roles in board of directors of companies or in governments of nations are still a minority. So, what could be the solution to decrease gender gap? The paper presents possible answers to this question.
L'elaborato presenta una sintesi della letteratura sulla leadership, con un approfondimento specifico sulle discriminazioni di genere e sulla leadership femminile, con lo scopo di far riflettere il lettore su una problematica sempre più attuale: il gender gap. I primi studi sulla leadership risalgono alle teorie “del grande uomo”, gli ultimi alla leadership empowering, passando per gli approcci trasformazionale e situazionale; essi avevano un solo obiettivo: rispondere alla domanda “Chi è un leader?”. Dagli anni Settanta si è prestata maggiore attenzione a un tema particolare: la leadership al femminile, grazie all'ingresso sempre più numeroso di donne nel mercato del lavoro. Nonostante le evidenze che uno stile di leadership femminile porti a risultati organizzativi migliori, le donne sono ancora oggi sottoposte a troppe discriminazioni a causa del loro sesso biologico. Esse sono spesso considerate non adatte a ricoprire ruoli di responsabilità, perché considerate “diverse” (in termini peggiorativi) dagli uomini. Questa credenza porta le donne a dover affrontare diverse difficoltà per potersi integrare nel mondo organizzativo, accettando condizioni che al giorno d'oggi non dovrebbero più esistere: differenze salariali a parità di mansioni e titolo di studio, parametri di valutazione e di riconoscimento differenti e l'obbligo a scegliere tra fare carriera o dedicarsi alla famiglia (condizioni considerate incompatibili). Nello specifico, la situazione italiana non è tra le migliori, anzi, il “Bel Paese” è il più arretrato tra le nazioni del G7 in termini di leadership al femminile, questo perché la società e la cultura italiane sono ancora fortemente maschili. Nonostante le leggi sulle quote rosa presenti da anni, le donne che ricoprono ruoli importanti nei cda delle aziende o nei governi delle varie nazioni sono ancora troppo poche. Quale potrebbe essere, quindi, la soluzione per ridurre il gender gap? L'elaborato presenta possibili risposte a questa domanda.
Leadership al Femminile
NEGRO, FRANCESCA
2019/2020
Abstract
L'elaborato presenta una sintesi della letteratura sulla leadership, con un approfondimento specifico sulle discriminazioni di genere e sulla leadership femminile, con lo scopo di far riflettere il lettore su una problematica sempre più attuale: il gender gap. I primi studi sulla leadership risalgono alle teorie “del grande uomo”, gli ultimi alla leadership empowering, passando per gli approcci trasformazionale e situazionale; essi avevano un solo obiettivo: rispondere alla domanda “Chi è un leader?”. Dagli anni Settanta si è prestata maggiore attenzione a un tema particolare: la leadership al femminile, grazie all'ingresso sempre più numeroso di donne nel mercato del lavoro. Nonostante le evidenze che uno stile di leadership femminile porti a risultati organizzativi migliori, le donne sono ancora oggi sottoposte a troppe discriminazioni a causa del loro sesso biologico. Esse sono spesso considerate non adatte a ricoprire ruoli di responsabilità, perché considerate “diverse” (in termini peggiorativi) dagli uomini. Questa credenza porta le donne a dover affrontare diverse difficoltà per potersi integrare nel mondo organizzativo, accettando condizioni che al giorno d'oggi non dovrebbero più esistere: differenze salariali a parità di mansioni e titolo di studio, parametri di valutazione e di riconoscimento differenti e l'obbligo a scegliere tra fare carriera o dedicarsi alla famiglia (condizioni considerate incompatibili). Nello specifico, la situazione italiana non è tra le migliori, anzi, il “Bel Paese” è il più arretrato tra le nazioni del G7 in termini di leadership al femminile, questo perché la società e la cultura italiane sono ancora fortemente maschili. Nonostante le leggi sulle quote rosa presenti da anni, le donne che ricoprono ruoli importanti nei cda delle aziende o nei governi delle varie nazioni sono ancora troppo poche. Quale potrebbe essere, quindi, la soluzione per ridurre il gender gap? L'elaborato presenta possibili risposte a questa domanda.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/152272