Il riso è il cereale più consumato dalla popolazione umana nel mondo. Questa graminacea viene coltivata in tutti i continenti anche se la maggioranza della produzione deriva dal continente asiatico. Negli ultimi anni l’agrotecnica e la gestione del riso (come quella di altre colture) sono variate a causa del cambiamento climatico. L’innalzamento della temperatura e la variazione della distribuzione delle piogge impongono una variazione delle scelte gestionali al fine di garantire elevati potenziali produttivi, mantenendo invariata la qualità del prodotto, in ambienti con condizioni di crescita sempre più limitanti. Le diverse possibilità in termini di agrotecnica determinano un effetto su tutto il sistema agrobiologico come sull’equilibrio chimico del suolo. Nel caso del riso, le nuove gestioni idriche e del suolo hanno svariati effetti sulle emissioni di protossido di azoto (N2O), una delle più importanti trasformazioni biologiche dell’azoto che si verificano nell’ambiente di risaia. Oltre ad una valutazione autonoma degli effetti che ha ogni singola gestione, risulta molto importante, per l’analisi del quadro complessivo, una valutazione comparativa degli effetti che le gestioni determinano. La gestione idrica è l’aspetto principale che maggiormente incide sulla denitrificazione: rispetto alla sommersione continua (WS) pratiche come la semina in asciutta (DS) o l’irrigazione intermittente (AWD) aumentano notevolmente le emissioni di N2O. Per quanto riguarda la gestione delle lavorazioni del suolo, il no tillage (NT) e il minimum tillage (MT) rispetto al conventional tillage (CT) si dimostrano in grado di aumentare le emissioni anche se, il loro effetto, dipende molto dal tipo di gestione idrica utilizzata: in caso di irrigazione non a sommersione l’effetto potrebbe essere inverso. Infine, per quanto riguarda la gestione di eventuali cover crop, un sovescio si dimostra una pratica in grado di aumentare o diminuire le emissioni di N2O in funzione dei casi. Si identifica la gestione idrica come la gestione in grado di causare l'effetto maggiore sulle variazioni delle emissioni, mentre le altre pratiche, hanno un impatto minore, e in alcuni casi dubbio, sull'entità del processo di denitrificazione.
Le principali gestioni agrotecniche del riso e i loro effetti sulle emissioni di protossido di azoto
BONO, EDOARDO
2022/2023
Abstract
Il riso è il cereale più consumato dalla popolazione umana nel mondo. Questa graminacea viene coltivata in tutti i continenti anche se la maggioranza della produzione deriva dal continente asiatico. Negli ultimi anni l’agrotecnica e la gestione del riso (come quella di altre colture) sono variate a causa del cambiamento climatico. L’innalzamento della temperatura e la variazione della distribuzione delle piogge impongono una variazione delle scelte gestionali al fine di garantire elevati potenziali produttivi, mantenendo invariata la qualità del prodotto, in ambienti con condizioni di crescita sempre più limitanti. Le diverse possibilità in termini di agrotecnica determinano un effetto su tutto il sistema agrobiologico come sull’equilibrio chimico del suolo. Nel caso del riso, le nuove gestioni idriche e del suolo hanno svariati effetti sulle emissioni di protossido di azoto (N2O), una delle più importanti trasformazioni biologiche dell’azoto che si verificano nell’ambiente di risaia. Oltre ad una valutazione autonoma degli effetti che ha ogni singola gestione, risulta molto importante, per l’analisi del quadro complessivo, una valutazione comparativa degli effetti che le gestioni determinano. La gestione idrica è l’aspetto principale che maggiormente incide sulla denitrificazione: rispetto alla sommersione continua (WS) pratiche come la semina in asciutta (DS) o l’irrigazione intermittente (AWD) aumentano notevolmente le emissioni di N2O. Per quanto riguarda la gestione delle lavorazioni del suolo, il no tillage (NT) e il minimum tillage (MT) rispetto al conventional tillage (CT) si dimostrano in grado di aumentare le emissioni anche se, il loro effetto, dipende molto dal tipo di gestione idrica utilizzata: in caso di irrigazione non a sommersione l’effetto potrebbe essere inverso. Infine, per quanto riguarda la gestione di eventuali cover crop, un sovescio si dimostra una pratica in grado di aumentare o diminuire le emissioni di N2O in funzione dei casi. Si identifica la gestione idrica come la gestione in grado di causare l'effetto maggiore sulle variazioni delle emissioni, mentre le altre pratiche, hanno un impatto minore, e in alcuni casi dubbio, sull'entità del processo di denitrificazione.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/152207