Per il mio lavoro di tesi ho scelto di esplorare la pratica delle mutilazioni genitali femminili che vede la sua culla in Africa. Tuttavia, va evidenziato il fatto che le mutilazioni genitali femminili (da qui in poi MGF) non costituiscono un problema che riguarda soltanto i Paesi dove vengono effettuate, ma hanno delle ripercussioni anche sui Paesi meta di immigrazione come l’Italia, dove vivono numerose giovani donne che già sono state mutilate e presentano più o meno gravi problematiche dovute alla pratica e figlie di seconda generazione che sono spesso a rischio di esservi sottoposte quando tornano nel Paese di origine dei genitori per visitare i parenti. Ciò che mi propongo di fare nel corso di questo lavoro è analizzare la natura duplice del concetto di MGF, a metà tra pratica culturale e lesione fisica e/o psicologica ed approfondire le diverse politiche di controllo e le forme di resistenza che vengono attuate in Italia e in particolar modo da parte dell’Ambulatorio di MGF di Torino al fine di prevenire la pratica e assistere e curare le donne che ne sono vittime. Per far ciò ho articolato il mio lavoro in tre capitoli. Nel primo capitolo ho affrontato la questione della difficoltà di definire questa pratica culturale che è stata poi battezzata “mutilazione” dall’Organizzazione Mondale della Sanità (OMS) e ho analizzato le classificazioni che sempre l’OMS ha individuato. Ho inoltre cercato di effettuare una sintesi di tutte quelle informazioni utili a comprendere meglio le condizioni in cui avvengono le MGF: l’età, la modalità, la diffusione geografica ed etnica. Il secondo capitolo si apre con un riferimento alla normativa italiana che condanna le MGF. Ho successivamente affrontato le diverse strategie attuate dai servizi sociali in un’ottica di prevenzione, di assistenza e di formazione/informazione sul tema delle MGF. Infine ho sottolineato l’importanza del ruolo della figura del mediatore culturale. Nel corso del terzo capitolo, ho presentato una sintesi dei dati raccolti nei due mesi di esperienza diretta all’Ambulatorio di MGF presso l’Ospedale Oftalmico di Torino. Ho avuto infatti l’opportunità di visitare l’Ambulatorio e di conoscere il Medico responsabile, di intervistare l’ostetrica di riferimento in più occasioni e infine di incontrare una donna nigeriana che da bambina è stata vittima di una mutilazione genitale e che si è mostrata disposta a farsi intervistare. Il mio obiettivo è quello di far comprendere quanto questa realtà che appare così lontana da noi sia invece così vicina e rilevante nel nostro Paese e quanto siano importanti e indispensabili le attività svolte dai servizi e dalle associazioni sociali e in particolar modo l’operato dell’Ambulatorio di MGF che si pongono il fine di assistere nel migliore dei modi le donne vittime di MGF, ma soprattutto che lottano ogni giorno attraverso campagne di informazione e prevenzione e interventi di counseling e mediazione per far sì che tali pratiche non vengano perpetuate presso le nuove generazioni.

Le mutilazioni genitali femminili in Italia. L'attività dell'Ambulatorio di Torino

PARISI, ALICIA
2022/2023

Abstract

Per il mio lavoro di tesi ho scelto di esplorare la pratica delle mutilazioni genitali femminili che vede la sua culla in Africa. Tuttavia, va evidenziato il fatto che le mutilazioni genitali femminili (da qui in poi MGF) non costituiscono un problema che riguarda soltanto i Paesi dove vengono effettuate, ma hanno delle ripercussioni anche sui Paesi meta di immigrazione come l’Italia, dove vivono numerose giovani donne che già sono state mutilate e presentano più o meno gravi problematiche dovute alla pratica e figlie di seconda generazione che sono spesso a rischio di esservi sottoposte quando tornano nel Paese di origine dei genitori per visitare i parenti. Ciò che mi propongo di fare nel corso di questo lavoro è analizzare la natura duplice del concetto di MGF, a metà tra pratica culturale e lesione fisica e/o psicologica ed approfondire le diverse politiche di controllo e le forme di resistenza che vengono attuate in Italia e in particolar modo da parte dell’Ambulatorio di MGF di Torino al fine di prevenire la pratica e assistere e curare le donne che ne sono vittime. Per far ciò ho articolato il mio lavoro in tre capitoli. Nel primo capitolo ho affrontato la questione della difficoltà di definire questa pratica culturale che è stata poi battezzata “mutilazione” dall’Organizzazione Mondale della Sanità (OMS) e ho analizzato le classificazioni che sempre l’OMS ha individuato. Ho inoltre cercato di effettuare una sintesi di tutte quelle informazioni utili a comprendere meglio le condizioni in cui avvengono le MGF: l’età, la modalità, la diffusione geografica ed etnica. Il secondo capitolo si apre con un riferimento alla normativa italiana che condanna le MGF. Ho successivamente affrontato le diverse strategie attuate dai servizi sociali in un’ottica di prevenzione, di assistenza e di formazione/informazione sul tema delle MGF. Infine ho sottolineato l’importanza del ruolo della figura del mediatore culturale. Nel corso del terzo capitolo, ho presentato una sintesi dei dati raccolti nei due mesi di esperienza diretta all’Ambulatorio di MGF presso l’Ospedale Oftalmico di Torino. Ho avuto infatti l’opportunità di visitare l’Ambulatorio e di conoscere il Medico responsabile, di intervistare l’ostetrica di riferimento in più occasioni e infine di incontrare una donna nigeriana che da bambina è stata vittima di una mutilazione genitale e che si è mostrata disposta a farsi intervistare. Il mio obiettivo è quello di far comprendere quanto questa realtà che appare così lontana da noi sia invece così vicina e rilevante nel nostro Paese e quanto siano importanti e indispensabili le attività svolte dai servizi e dalle associazioni sociali e in particolar modo l’operato dell’Ambulatorio di MGF che si pongono il fine di assistere nel migliore dei modi le donne vittime di MGF, ma soprattutto che lottano ogni giorno attraverso campagne di informazione e prevenzione e interventi di counseling e mediazione per far sì che tali pratiche non vengano perpetuate presso le nuove generazioni.
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