Solo negli ultimi decenni è stata riconosciuta l'importanza ecologica delle aree umide in senso lato per tutelare e conservare una specie, un habitat o una risorsa. La Direttiva Quadro delle Acque del 2000 (la 2000/60/CE, WDF o DQA) nasce per proteggere le risorse idriche con una visione estesa a livello ecosistemico, attraverso una strategia operativa che valuta aspetti biotici e abiotici. Questa Direttiva però non considera direttamente le zone umide minori (come stagni, paludi) tra quelle su cui intervenire con azioni di base per raggiungere, entro il 2015, l'obiettivo ambientale di ¿buono stato ecologico¿, che riguarda sostanzialmente corpi idrici (CI), come fiumi, laghi, acque di transizione, costiere e sotterranee, ecosistemi acquatici artificiali o fortemente modificati che rispettano determinati criteri dimensionali. In Spagna, invece, da qualche anno si stanno mettendo in pratica interventi di tutela, conservazione e restauro di aree umide. In particolare nei Paesi Baschi è stato avviato un progetto di monitoraggio di laghi e zone umide minori che ne valuta lo stato ecologico seguendo gli stessi criteri usati per la categoria CI ¿lago¿ proposti dalla Direttiva europea. Dall'inventario regionale sono state selezionate 17 aree scelte sulla base dell'interesse naturalistico e del valore ecologico. Tra queste c'è il lago Arreo, sito Ramsar, di cui questo lavoro di tesi ha valutato, come modello, lo stato ecologico sulla base di una metodologia e di indicatori sperimentati e applicati a queste aree. Ai fini della Direttiva solo gli ecosistemi acquatici con superficie >50ha sono considerati CI e solo questi devono soddisfare gli obiettivi ambientali previsti. Poiché, generalmente, la maggior parte delle aree umide minori spagnole ha superfici inferiori, la Spagna inserisce nella categoria CI anche le seguenti tipologie: i corpi con superficie >8 ha e profondi più di 3m, le zone umide che rientrano in aree protette o di particolare interesse naturalistico (SIC, ZPS, ZSC, zone Ramsar) e, vista la difficoltà nel trovare aree umide intatte e inalterate, anche i siti che presentano un buono stato ecologico e che possono considerarsi come riferimento per quelle degradate (criterio proposto nella regione catalana). In Italia, in l'applicazione della DQA, il decreto ministeriale n°131 del 2008 (norma recante i criteri per la caratterizzazione dei corpi idrici) prevede che vengano considerati significativi ai sensi della direttiva comunitaria anche quei ¿piccoli elementi di acque superficiali¿ che rientrano in zone ZPS e ZCS, quegli elementi d'importanza ecologica all'interno del bacino idrografico o gli elementi considerati siti di riferimento. In Piemonte, in particolare, sono stati selezionati i CI (che dovranno essere oggetto di monitoraggio) prendendo in considerazione i laghi e gli invasi e non le aree umide. In conclusione l'indagine condotta nei Paesi Baschi ha evidenziato la disponibilità di indicatori ambientali utili per valutare lo stato ecologico di questi particolari ecosistemi. Si può, quindi, pensare di inserire anche in Italia le aree umide tra i CI nei futuri programmi di monitoraggio previsti nei piani di gestione considerando l'importanza che hanno come regolatori di diversi processi e come riserva di biodiversità e valutando l'utilità della DQA come strumento operativo che può agire come sostegno delle forme di tutela introdotte con altre normative che già interessano diverse aree umide del nostro territorio.

GESTIONE E CONSERVAZIONE DI ZONE UMIDE NEI PAESI BASCHI (NORD SPAGNA): ESEMPIO DI APPLICAZIONE DELLA DIRETTIVA 2000/60/CE

BERNARDI, VERENA
2009/2010

Abstract

Solo negli ultimi decenni è stata riconosciuta l'importanza ecologica delle aree umide in senso lato per tutelare e conservare una specie, un habitat o una risorsa. La Direttiva Quadro delle Acque del 2000 (la 2000/60/CE, WDF o DQA) nasce per proteggere le risorse idriche con una visione estesa a livello ecosistemico, attraverso una strategia operativa che valuta aspetti biotici e abiotici. Questa Direttiva però non considera direttamente le zone umide minori (come stagni, paludi) tra quelle su cui intervenire con azioni di base per raggiungere, entro il 2015, l'obiettivo ambientale di ¿buono stato ecologico¿, che riguarda sostanzialmente corpi idrici (CI), come fiumi, laghi, acque di transizione, costiere e sotterranee, ecosistemi acquatici artificiali o fortemente modificati che rispettano determinati criteri dimensionali. In Spagna, invece, da qualche anno si stanno mettendo in pratica interventi di tutela, conservazione e restauro di aree umide. In particolare nei Paesi Baschi è stato avviato un progetto di monitoraggio di laghi e zone umide minori che ne valuta lo stato ecologico seguendo gli stessi criteri usati per la categoria CI ¿lago¿ proposti dalla Direttiva europea. Dall'inventario regionale sono state selezionate 17 aree scelte sulla base dell'interesse naturalistico e del valore ecologico. Tra queste c'è il lago Arreo, sito Ramsar, di cui questo lavoro di tesi ha valutato, come modello, lo stato ecologico sulla base di una metodologia e di indicatori sperimentati e applicati a queste aree. Ai fini della Direttiva solo gli ecosistemi acquatici con superficie >50ha sono considerati CI e solo questi devono soddisfare gli obiettivi ambientali previsti. Poiché, generalmente, la maggior parte delle aree umide minori spagnole ha superfici inferiori, la Spagna inserisce nella categoria CI anche le seguenti tipologie: i corpi con superficie >8 ha e profondi più di 3m, le zone umide che rientrano in aree protette o di particolare interesse naturalistico (SIC, ZPS, ZSC, zone Ramsar) e, vista la difficoltà nel trovare aree umide intatte e inalterate, anche i siti che presentano un buono stato ecologico e che possono considerarsi come riferimento per quelle degradate (criterio proposto nella regione catalana). In Italia, in l'applicazione della DQA, il decreto ministeriale n°131 del 2008 (norma recante i criteri per la caratterizzazione dei corpi idrici) prevede che vengano considerati significativi ai sensi della direttiva comunitaria anche quei ¿piccoli elementi di acque superficiali¿ che rientrano in zone ZPS e ZCS, quegli elementi d'importanza ecologica all'interno del bacino idrografico o gli elementi considerati siti di riferimento. In Piemonte, in particolare, sono stati selezionati i CI (che dovranno essere oggetto di monitoraggio) prendendo in considerazione i laghi e gli invasi e non le aree umide. In conclusione l'indagine condotta nei Paesi Baschi ha evidenziato la disponibilità di indicatori ambientali utili per valutare lo stato ecologico di questi particolari ecosistemi. Si può, quindi, pensare di inserire anche in Italia le aree umide tra i CI nei futuri programmi di monitoraggio previsti nei piani di gestione considerando l'importanza che hanno come regolatori di diversi processi e come riserva di biodiversità e valutando l'utilità della DQA come strumento operativo che può agire come sostegno delle forme di tutela introdotte con altre normative che già interessano diverse aree umide del nostro territorio.
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