Il presente studio ha per oggetto un sermone in versi in volgare settentrionale risalente al XIII secolo, pubblicato da Wendelin Fœrster nel 1879. L’obiettivo dell’analisi condotta sul testo è di presentarne la veste linguistica attraverso gli strumenti e i metodi della grammatica storica e della storia della lingua: si sono approfonditi, in particolare, i livelli della fonetica e della morfologia, ricorrendo al confronto con diversi testi coevi d’area settentrionale, di natura letteraria e documentaria. Se i primi sono serviti a collocare il testo nel nutrito filone della poesia didattico-morale della letteratura italiana delle origini, sono stati soprattutto i testi dell’uso, veneti in specie, a illuminare la lingua di «Santo Spirto», mettendone in rilievo analogie e contrasti con il volgare veronese due- e trecentesco. Proprio all’area veronese, infatti - seppur dubitativamente - Fœrster attribuiva la provenienza della poesia; questa analisi linguistica, invece, evidenzia diversi tratti inclini a scoraggiare tale ipotesi, mentre ne rileva altri che potrebbero avvicinare la lingua del componimento all’area emiliana. Non con lo scopo di risolvere il problema della sua localizzazione, comunque, si è lavorato all’analisi linguistica del testo, ma con quello di studiarne la lingua, riservando particolare attenzione ai suoi aspetti fonetico-morfologici, per ricondurli, quando possibile, a un’area o a più aree geolinguistiche di riferimento.

«Santo Spirto dolce glorioso». Analisi linguistica di un sermone in versi del sec. XIII.

CAMPOLO, SAMUELE
2022/2023

Abstract

Il presente studio ha per oggetto un sermone in versi in volgare settentrionale risalente al XIII secolo, pubblicato da Wendelin Fœrster nel 1879. L’obiettivo dell’analisi condotta sul testo è di presentarne la veste linguistica attraverso gli strumenti e i metodi della grammatica storica e della storia della lingua: si sono approfonditi, in particolare, i livelli della fonetica e della morfologia, ricorrendo al confronto con diversi testi coevi d’area settentrionale, di natura letteraria e documentaria. Se i primi sono serviti a collocare il testo nel nutrito filone della poesia didattico-morale della letteratura italiana delle origini, sono stati soprattutto i testi dell’uso, veneti in specie, a illuminare la lingua di «Santo Spirto», mettendone in rilievo analogie e contrasti con il volgare veronese due- e trecentesco. Proprio all’area veronese, infatti - seppur dubitativamente - Fœrster attribuiva la provenienza della poesia; questa analisi linguistica, invece, evidenzia diversi tratti inclini a scoraggiare tale ipotesi, mentre ne rileva altri che potrebbero avvicinare la lingua del componimento all’area emiliana. Non con lo scopo di risolvere il problema della sua localizzazione, comunque, si è lavorato all’analisi linguistica del testo, ma con quello di studiarne la lingua, riservando particolare attenzione ai suoi aspetti fonetico-morfologici, per ricondurli, quando possibile, a un’area o a più aree geolinguistiche di riferimento.
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