Gli aspetti del pensiero di Niccolò Machiavelli analizzati in questo lavoro sono il tema della libertà e quello della necessità. Gli argomenti esaminati nei primi quattro capitoli riguardano la sua concezione della libertà dell'uomo e delle necessità che ad essa si oppongono. Nei due capitoli iniziali la necessità analizzata è quella cosmico-naturale: si parla della ciclicità e dell'uniformità storica, dello spazio e dei limiti che essa impone esternamente (capitolo 1) ed internamente (capitolo 2) all'uomo e alla sua libertà. Per quanto riguarda la teoria ciclica in Machiavelli, non si è riesce a trovare una soluzione univoca alla sua interpretazione: in alcuni passi egli non sembra aderirvi completamente e in questo modo pare lasciare aperto lo spazio alla libera azione umana; in altri, al contrario, egli sembra accettare la dottrina in tutte le sue implicazioni. Per ciò che concerne la teoria dell'uniformità storica, invece, in Machiavelli questa non deve essere considerata come una legge metafisica della realtà: essa è ricavata da osservazioni empiriche, senza mai essere innalzata a principio assoluto. Nel secondo capitolo, infatti, analizzando la teoria dell'immutabilità della natura umana, diretta conseguenza dell'uniformità storica, l'interpretazione probabilmente più corretta di questa dottrina è quella che ne riconduce la causa a motivazioni storiche, escludendo qualsiasi principio metafisico. L'uomo non sceglie il male per necessità della sua natura, ma, dotato di libero arbitrio, adotta comportamenti malvagi costretto dalla situazione contingente. Nel terzo e quarto capitolo, invece, è la fortuna ad essere vista come elemento necessitante: essa limita la libertà dell'individuo sia dall'esterno (capitolo 3) che dall'interno (capitolo 4). Dalle analisi fatte, risulta che, quando la fortuna è vista come limite esterno alla libertà umana, ovvero come l'imprevedibilità della realtà, la virtù ha, per Machiavelli, la forza di opporvisi attraverso un'azione libera. Trattando del problema più in profondità, però, la fortuna da limite esterno si prefigura invece come limite interno alla natura umana e dunque impossibile da combattere per l'uomo. La libertà del soggetto subisce un duro colpo: l'individuo per natura possiede un certo carattere e, nonostante gli sforzi, le sue azioni saranno sempre guidate da esso; modificare il suo metodo d'azione in base all'esigenza dei tempi non è possibile. La virtù non è perciò più capace a dominare le situazioni esterne: tutto è nelle mani della fortuna. Gli ultimi due capitoli trattano delle manifestazioni della libertà. Nel capitolo 5 ci si sofferma sulla figura del principe parlando della sua libertà nei confronti della morale e perciò viene approfondito il delicato tema dell'autonomia dell'ambito politico da quello morale. L'utilizzo di mezzi efferati è, in politica, in alcune situazioni necessario: con questa presa d'atto, però, Machiavelli non vuole certo dare alcuna giustificazione morale a questo comportamento. Che cosa significa libertà dello Stato è ampiamente trattato nel sesto capitolo, mettendo in risalto, per prima, la sua libertà dal controllo straniero e, in seguito, parlando di ciò che qualifica uno Stato libero al suo interno. In ultimo si accenna alla motivazione, sostenuta dall'autore, del perché nell'antichità la libertà degli Stati era molto più diffusa, difesa ed amata rispetto al suo presente.

Libertà e necessità nel pensiero di Niccolò Machiavelli

GIUNTA, CLAUDIA
2009/2010

Abstract

Gli aspetti del pensiero di Niccolò Machiavelli analizzati in questo lavoro sono il tema della libertà e quello della necessità. Gli argomenti esaminati nei primi quattro capitoli riguardano la sua concezione della libertà dell'uomo e delle necessità che ad essa si oppongono. Nei due capitoli iniziali la necessità analizzata è quella cosmico-naturale: si parla della ciclicità e dell'uniformità storica, dello spazio e dei limiti che essa impone esternamente (capitolo 1) ed internamente (capitolo 2) all'uomo e alla sua libertà. Per quanto riguarda la teoria ciclica in Machiavelli, non si è riesce a trovare una soluzione univoca alla sua interpretazione: in alcuni passi egli non sembra aderirvi completamente e in questo modo pare lasciare aperto lo spazio alla libera azione umana; in altri, al contrario, egli sembra accettare la dottrina in tutte le sue implicazioni. Per ciò che concerne la teoria dell'uniformità storica, invece, in Machiavelli questa non deve essere considerata come una legge metafisica della realtà: essa è ricavata da osservazioni empiriche, senza mai essere innalzata a principio assoluto. Nel secondo capitolo, infatti, analizzando la teoria dell'immutabilità della natura umana, diretta conseguenza dell'uniformità storica, l'interpretazione probabilmente più corretta di questa dottrina è quella che ne riconduce la causa a motivazioni storiche, escludendo qualsiasi principio metafisico. L'uomo non sceglie il male per necessità della sua natura, ma, dotato di libero arbitrio, adotta comportamenti malvagi costretto dalla situazione contingente. Nel terzo e quarto capitolo, invece, è la fortuna ad essere vista come elemento necessitante: essa limita la libertà dell'individuo sia dall'esterno (capitolo 3) che dall'interno (capitolo 4). Dalle analisi fatte, risulta che, quando la fortuna è vista come limite esterno alla libertà umana, ovvero come l'imprevedibilità della realtà, la virtù ha, per Machiavelli, la forza di opporvisi attraverso un'azione libera. Trattando del problema più in profondità, però, la fortuna da limite esterno si prefigura invece come limite interno alla natura umana e dunque impossibile da combattere per l'uomo. La libertà del soggetto subisce un duro colpo: l'individuo per natura possiede un certo carattere e, nonostante gli sforzi, le sue azioni saranno sempre guidate da esso; modificare il suo metodo d'azione in base all'esigenza dei tempi non è possibile. La virtù non è perciò più capace a dominare le situazioni esterne: tutto è nelle mani della fortuna. Gli ultimi due capitoli trattano delle manifestazioni della libertà. Nel capitolo 5 ci si sofferma sulla figura del principe parlando della sua libertà nei confronti della morale e perciò viene approfondito il delicato tema dell'autonomia dell'ambito politico da quello morale. L'utilizzo di mezzi efferati è, in politica, in alcune situazioni necessario: con questa presa d'atto, però, Machiavelli non vuole certo dare alcuna giustificazione morale a questo comportamento. Che cosa significa libertà dello Stato è ampiamente trattato nel sesto capitolo, mettendo in risalto, per prima, la sua libertà dal controllo straniero e, in seguito, parlando di ciò che qualifica uno Stato libero al suo interno. In ultimo si accenna alla motivazione, sostenuta dall'autore, del perché nell'antichità la libertà degli Stati era molto più diffusa, difesa ed amata rispetto al suo presente.
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