L’elaborato che propongo vuole essere un’analisi di com’è andata a cambiare nel corso dei secoli il modo di intendere e trattare la salute mentale, dal Medioevo a oggi, in modo particolare è volto ad analizzare come si è passati dal recovery psichiatrico al recovery citizenship. Per fare ciò, però ho dovuto prima analizzare il tema della follia. Infatti, le persone abitate da alterità mentale sono state spesso classificate ed etichettate come folli: tale classificazione ha prodotto un processo di etichettamento fino a raggiungere veri e propri fenomeni di esclusione sociale. Il folle viene considerato come un individuo da allontanare e da rimuovere. Prende avvio la fase dell’internamento, le strutture che un tempo ospitavano i lebbrosi diventano luoghi per accogliere tutti coloro venivano respinti dalla società. La reclusione di persone apparentemente differenti ha favorito la nascita di un immaginario collettivo della follia. I "Folli" venivano rinchiusi e sottoposti a trattamenti morali, punitivi e correttivi, e venivano condannati per insensatezza. L’internamento favorisce così il processo di esclusione sociale e di stigmatizzazione. La malattia appare configurarsi come un elemento di degradazione. L’esclusione serviva a preparare e a proteggere la società dai folli. È proprio da queste strutture che nascono i manicomi, luoghi che nascono con l’obiettivo di curare e aiutare i soggetti malati ma che in realtà si trasformano in luoghi di prigionia e violenza dove gli internati diventano oggetti di soprusi da parte dei medici e degli infermieri, ossia da parte di coloro che avrebbero dovuto aiutarli. Le cose cambiano con la Legge Basaglia (1978), la quale ha portato alla deistituzionalizzazione degli ospedali psichiatrici. La norma in sé venne applicata nel dicembre del ’78 con l’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale, il quale venne introdotto con la legge n°833, che prevedeva delle modifiche alla lege n°181. L’obiettivo di Basaglia era quello di riorganizzare l’assistenza psichiatrica, cercando di superare la logica manicomiale. Fu la prima legge che impose la chiusura dei manicomi, istituendo al loro posti i servizi di igiene mentale e facendo dell’Italia il primo paese in tutto il mondo ad aver abolito i manicomi. La legge ha cercato di restituire ai malati i loro diritti, abolendo qualsiasi forma di discriminazione e segregazione. Inoltre ha posto le basi per il recovery, il quale non va inteso come un processo di guarigione, il soggetto non guarisce, ma impara a convivere con la malattia e ad andare oltre ad essa. Il recovery può essere adottato anche in un'ottica più ampia che va oltre a quella della salute mentale, parliamo di recovery citizenship.
Dal recovery psichiatrico al recovery citizenship: uno sguardo sociologico sulla salute mentale
MANEO, VALENTINA
2023/2024
Abstract
L’elaborato che propongo vuole essere un’analisi di com’è andata a cambiare nel corso dei secoli il modo di intendere e trattare la salute mentale, dal Medioevo a oggi, in modo particolare è volto ad analizzare come si è passati dal recovery psichiatrico al recovery citizenship. Per fare ciò, però ho dovuto prima analizzare il tema della follia. Infatti, le persone abitate da alterità mentale sono state spesso classificate ed etichettate come folli: tale classificazione ha prodotto un processo di etichettamento fino a raggiungere veri e propri fenomeni di esclusione sociale. Il folle viene considerato come un individuo da allontanare e da rimuovere. Prende avvio la fase dell’internamento, le strutture che un tempo ospitavano i lebbrosi diventano luoghi per accogliere tutti coloro venivano respinti dalla società. La reclusione di persone apparentemente differenti ha favorito la nascita di un immaginario collettivo della follia. I "Folli" venivano rinchiusi e sottoposti a trattamenti morali, punitivi e correttivi, e venivano condannati per insensatezza. L’internamento favorisce così il processo di esclusione sociale e di stigmatizzazione. La malattia appare configurarsi come un elemento di degradazione. L’esclusione serviva a preparare e a proteggere la società dai folli. È proprio da queste strutture che nascono i manicomi, luoghi che nascono con l’obiettivo di curare e aiutare i soggetti malati ma che in realtà si trasformano in luoghi di prigionia e violenza dove gli internati diventano oggetti di soprusi da parte dei medici e degli infermieri, ossia da parte di coloro che avrebbero dovuto aiutarli. Le cose cambiano con la Legge Basaglia (1978), la quale ha portato alla deistituzionalizzazione degli ospedali psichiatrici. La norma in sé venne applicata nel dicembre del ’78 con l’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale, il quale venne introdotto con la legge n°833, che prevedeva delle modifiche alla lege n°181. L’obiettivo di Basaglia era quello di riorganizzare l’assistenza psichiatrica, cercando di superare la logica manicomiale. Fu la prima legge che impose la chiusura dei manicomi, istituendo al loro posti i servizi di igiene mentale e facendo dell’Italia il primo paese in tutto il mondo ad aver abolito i manicomi. La legge ha cercato di restituire ai malati i loro diritti, abolendo qualsiasi forma di discriminazione e segregazione. Inoltre ha posto le basi per il recovery, il quale non va inteso come un processo di guarigione, il soggetto non guarisce, ma impara a convivere con la malattia e ad andare oltre ad essa. Il recovery può essere adottato anche in un'ottica più ampia che va oltre a quella della salute mentale, parliamo di recovery citizenship. File | Dimensione | Formato | |
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