Quando Gioventù cannibale. La prima antologia italiana dell’orrore estremo arriva sugli scaffali delle librerie nel 1996 il panorama letterario italiano si trasforma aprendosi ad una generazione di scrittori e scrittrici giovani. I cosiddetti “cannibali”, con nuovi temi e nuovi stili, nelle loro pagine danno conto del contesto intermediale che domina la società degli anni Novanta. Questa tesi si occupa di analizzare i romanzi di tre scrittrici “cannibali”, Isabella Santacroce, Simona Vinci e Elena Stancanelli, nel quale il corpo, inteso in tutte le sue numerose accezioni, occupa un posto centrale. Le protagoniste di questi testi presi in analisi, che siano bambine o adolescenti, entrano in contatto con una realtà brutale di cui non capiscono né approvano del tutto le dinamiche, e comunicano il disagio che provano attraverso i loro corpi, vestiti e svestiti. Questo è uno studio che approfondisce il processo di comunicazione del corpo, in relazione ai vestiti che si indossano, la sessualità, la fisicità e la violenza. In mondi come quelli creati nella Trilogia dello spavento di Santacroce, in Dei bambini non si sa niente di Vinci e in Benzina di Stancanelli non c’è posto per gli adulti, i genitori e gli uomini, che spesso rappresentano il problema più grande. Genitori disattenti che lasciano i corpi delle loro figlie in pasto ai lupi e figlie che rispondono con la prostituzione, la distruzione (volontaria o involontaria) e l’autodistruzione ad un mondo di uomini che riconoscono come ostile.
«Il mio corpo stravagante in pasto ai lupi»: corpo e comunicazione nelle scrittrici 'cannibali'.
CILENTI, MAIA
2022/2023
Abstract
Quando Gioventù cannibale. La prima antologia italiana dell’orrore estremo arriva sugli scaffali delle librerie nel 1996 il panorama letterario italiano si trasforma aprendosi ad una generazione di scrittori e scrittrici giovani. I cosiddetti “cannibali”, con nuovi temi e nuovi stili, nelle loro pagine danno conto del contesto intermediale che domina la società degli anni Novanta. Questa tesi si occupa di analizzare i romanzi di tre scrittrici “cannibali”, Isabella Santacroce, Simona Vinci e Elena Stancanelli, nel quale il corpo, inteso in tutte le sue numerose accezioni, occupa un posto centrale. Le protagoniste di questi testi presi in analisi, che siano bambine o adolescenti, entrano in contatto con una realtà brutale di cui non capiscono né approvano del tutto le dinamiche, e comunicano il disagio che provano attraverso i loro corpi, vestiti e svestiti. Questo è uno studio che approfondisce il processo di comunicazione del corpo, in relazione ai vestiti che si indossano, la sessualità, la fisicità e la violenza. In mondi come quelli creati nella Trilogia dello spavento di Santacroce, in Dei bambini non si sa niente di Vinci e in Benzina di Stancanelli non c’è posto per gli adulti, i genitori e gli uomini, che spesso rappresentano il problema più grande. Genitori disattenti che lasciano i corpi delle loro figlie in pasto ai lupi e figlie che rispondono con la prostituzione, la distruzione (volontaria o involontaria) e l’autodistruzione ad un mondo di uomini che riconoscono come ostile. File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
957548_cilentimaia.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
842.18 kB
Formato
Adobe PDF
|
842.18 kB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/151016