Lo zafferano in Italia è coltivato prevalentemente da aziende medio-piccole, tipicamente a conduzione familiare, con una superficie media utilizzata relativamente bassa, perché è una coltura che richiede tanta manodopera per l’agrotecnica. Per aumentare la redditività è necessario individuare le pratiche agronomiche più efficaci per aumentare la produzione sia quantitativamente che qualitativamente. In questa relazione finale sono stati selezionati una serie di casi studio dalla bibliografia che dimostrano soluzioni per aumentare la resa di stigmi secchi e il contenuto dei tre metaboliti principali che incidono sul potere organolettico e colorante, di forte interesse per il mercato. Le lavorazioni del terreno devono garantire un letto di semina adatto allo zafferano, con gestioni che vanno realizzate, in relazione alle condizioni pedoclimatiche. Tecniche come la baulatura e l’assolcatura evitano ristagni idrici e quindi aumentano la qualità degli stigmi. Il sesto di impianto per questa specie è fondamentale, dal momento che i cormi hanno un costo significativo sul margine lordo dell’agricoltore e la corretta densità di impianto influenza significativamente la moltiplicazione vegetativa e il numero di fiori al secondo anno. Si è visto come un impianto della durata di due anni garantisce una produzione più alta rispetto alla durata di uno, tre e quattro anni. L’avvicendamento dello zafferano con una leguminosa, determina chiari vantaggi sia dal punto di vista della quantità di fiori prodotta sia per la fertilità del suolo. Le fertilizzazioni per questa specie sono tipicamente eseguite con concime organico, tuttavia, esistono alternative che consentono di ottenere rese maggiori, utilizzando concimi minerali in forme chimiche diverse, ottimizzandone l’impiego nelle fasi fenologiche del ciclo biologico della pianta. Lo zafferano non è competitivo nei confronti delle piante infestanti, ma la tecnica della pacciamatura con materiale organico e l’utilizzo di macchine agricole per il diserbo meccanico, garantiscono un buon controllo delle malerbe, garantendo maggiori produzioni. Nonostante si ritenga che questa specie resista bene allo stress idrico, i dati bibliografici di studi condotti a diverse latitudini evidenziano come il corretto periodo d’irrigazione e l’impiego di acque poco saline, siano fondamentali nel determinare la quantità di fiori prodotti. Tecniche quali la concia, l’utilizzo di fumiganti e la solarizzazione del terreno, si dimostrano efficaci per controllare i danni subiti dai cormi da parte di agenti patogeni. Infine, per non deteriorare i metaboliti primari propri degli stigmi, è stato osservato come l’essiccazione successiva alla raccolta, ed in particolare le combinazioni di tempi e temperature adottati per disidratare gli stigmi, sia il fattore più importante per ottenere una spezia di prima categoria commerciale.
Tecniche agronomiche per aumentare la produttività di uno zafferaneto
CERUTTI, ALBERTO
2021/2022
Abstract
Lo zafferano in Italia è coltivato prevalentemente da aziende medio-piccole, tipicamente a conduzione familiare, con una superficie media utilizzata relativamente bassa, perché è una coltura che richiede tanta manodopera per l’agrotecnica. Per aumentare la redditività è necessario individuare le pratiche agronomiche più efficaci per aumentare la produzione sia quantitativamente che qualitativamente. In questa relazione finale sono stati selezionati una serie di casi studio dalla bibliografia che dimostrano soluzioni per aumentare la resa di stigmi secchi e il contenuto dei tre metaboliti principali che incidono sul potere organolettico e colorante, di forte interesse per il mercato. Le lavorazioni del terreno devono garantire un letto di semina adatto allo zafferano, con gestioni che vanno realizzate, in relazione alle condizioni pedoclimatiche. Tecniche come la baulatura e l’assolcatura evitano ristagni idrici e quindi aumentano la qualità degli stigmi. Il sesto di impianto per questa specie è fondamentale, dal momento che i cormi hanno un costo significativo sul margine lordo dell’agricoltore e la corretta densità di impianto influenza significativamente la moltiplicazione vegetativa e il numero di fiori al secondo anno. Si è visto come un impianto della durata di due anni garantisce una produzione più alta rispetto alla durata di uno, tre e quattro anni. L’avvicendamento dello zafferano con una leguminosa, determina chiari vantaggi sia dal punto di vista della quantità di fiori prodotta sia per la fertilità del suolo. Le fertilizzazioni per questa specie sono tipicamente eseguite con concime organico, tuttavia, esistono alternative che consentono di ottenere rese maggiori, utilizzando concimi minerali in forme chimiche diverse, ottimizzandone l’impiego nelle fasi fenologiche del ciclo biologico della pianta. Lo zafferano non è competitivo nei confronti delle piante infestanti, ma la tecnica della pacciamatura con materiale organico e l’utilizzo di macchine agricole per il diserbo meccanico, garantiscono un buon controllo delle malerbe, garantendo maggiori produzioni. Nonostante si ritenga che questa specie resista bene allo stress idrico, i dati bibliografici di studi condotti a diverse latitudini evidenziano come il corretto periodo d’irrigazione e l’impiego di acque poco saline, siano fondamentali nel determinare la quantità di fiori prodotti. Tecniche quali la concia, l’utilizzo di fumiganti e la solarizzazione del terreno, si dimostrano efficaci per controllare i danni subiti dai cormi da parte di agenti patogeni. Infine, per non deteriorare i metaboliti primari propri degli stigmi, è stato osservato come l’essiccazione successiva alla raccolta, ed in particolare le combinazioni di tempi e temperature adottati per disidratare gli stigmi, sia il fattore più importante per ottenere una spezia di prima categoria commerciale.File | Dimensione | Formato | |
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