Questo progetto mira a raccontare un’esperienza di intercomprensione, e lo sviluppo di tale approccio in ambito didattico. L’intercomprensione è oggetto di studi, ricerche, dibattiti e progetti di cooperazione europea dagli anni ’90. L’accezione moderna di intercomprensione si riferisce alla capacità di comprendere le lingue straniere appartenenti alla stessa famiglia linguistica della propria lingua nativa, senza sviluppare, però, competenze nella produzione in tali lingue. In seguito alle numerose ricerche e differenti progetti promossi da teorici e linguisti, l’intercomprensione continua ad essere sempre più impiegata e discussa in plurimi ambiti, tra cui, in particolar modo, la glottodidattica. Qui, infatti, l’intercomprensione indica una metodologia di insegnamento e apprendimento linguistico che favorisce lo sviluppo di competenze di comprensione delle lingue non native (L2), sfruttando le somiglianze, le inferenze e i tratti comuni con la lingua nativa dell’apprendente (L1). L’obiettivo di questo progetto non è quindi quello di dimostrare l’importanza dell’impiego delle tecniche dell’intercomprensione nella semplice interazione e comunicazione quotidiana tra individui e comunità, ma mira soprattutto a sottolineare la necessità di sviluppare un’educazione inclusiva, in cui le diverse culture, e lingue dialogano e vengono valorizzate, soprattutto in ambienti svantaggiati, quali centri accoglienza per migranti o stranieri, tra cui, ad esempio, l’Associazione Educadora Onlus, dove ho svolto il mio percorso di tirocinio. Qui, dove ho preso parte a diverse attività proposte tra cui un laboratorio di insegnamento di italiano come L2 per donne straniere e un corso di doposcuola a sostegno di bambini con difficoltà nell’apprendimento provenienti dalla scuola primaria e secondaria, ho potuto raccogliere dati e svolgere una ricerca autoetnografica che mi ha permesso di rispondere alle domande che mi sono posta all’inizio del percorso, ossia di analizzare in che modo l’intercomprensione sia considerato un approccio didattico e quali siano le strategie maggiormente utilizzate per l’insegnamento in un contesto plurilingue. I dati raccolti, la ricerca e le interviste effettuate dimostrano che l’intercomprensione sia un vero e proprio approccio didattico, che permette non soltanto la comunicazione e la comprensione reciproca, ma agevola l’apprendimento e l’acquisizione del nuovo codice linguistico. ​

Intercomprensione e educazione linguistica inclusiva: il caso dell'Associazione Educadora Onlus

ENRICO, FRANCESCA
2022/2023

Abstract

Questo progetto mira a raccontare un’esperienza di intercomprensione, e lo sviluppo di tale approccio in ambito didattico. L’intercomprensione è oggetto di studi, ricerche, dibattiti e progetti di cooperazione europea dagli anni ’90. L’accezione moderna di intercomprensione si riferisce alla capacità di comprendere le lingue straniere appartenenti alla stessa famiglia linguistica della propria lingua nativa, senza sviluppare, però, competenze nella produzione in tali lingue. In seguito alle numerose ricerche e differenti progetti promossi da teorici e linguisti, l’intercomprensione continua ad essere sempre più impiegata e discussa in plurimi ambiti, tra cui, in particolar modo, la glottodidattica. Qui, infatti, l’intercomprensione indica una metodologia di insegnamento e apprendimento linguistico che favorisce lo sviluppo di competenze di comprensione delle lingue non native (L2), sfruttando le somiglianze, le inferenze e i tratti comuni con la lingua nativa dell’apprendente (L1). L’obiettivo di questo progetto non è quindi quello di dimostrare l’importanza dell’impiego delle tecniche dell’intercomprensione nella semplice interazione e comunicazione quotidiana tra individui e comunità, ma mira soprattutto a sottolineare la necessità di sviluppare un’educazione inclusiva, in cui le diverse culture, e lingue dialogano e vengono valorizzate, soprattutto in ambienti svantaggiati, quali centri accoglienza per migranti o stranieri, tra cui, ad esempio, l’Associazione Educadora Onlus, dove ho svolto il mio percorso di tirocinio. Qui, dove ho preso parte a diverse attività proposte tra cui un laboratorio di insegnamento di italiano come L2 per donne straniere e un corso di doposcuola a sostegno di bambini con difficoltà nell’apprendimento provenienti dalla scuola primaria e secondaria, ho potuto raccogliere dati e svolgere una ricerca autoetnografica che mi ha permesso di rispondere alle domande che mi sono posta all’inizio del percorso, ossia di analizzare in che modo l’intercomprensione sia considerato un approccio didattico e quali siano le strategie maggiormente utilizzate per l’insegnamento in un contesto plurilingue. I dati raccolti, la ricerca e le interviste effettuate dimostrano che l’intercomprensione sia un vero e proprio approccio didattico, che permette non soltanto la comunicazione e la comprensione reciproca, ma agevola l’apprendimento e l’acquisizione del nuovo codice linguistico. ​
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