La corruzione è una condotta, antica quasi quanto l'uomo, nessuna società della storia ne è mai stata estranea. A quanto rivelano le statistiche europee però, sembra che il nostro bel Paese sia un esperto in materia. Presente in quasi tutti i settori e a qualsiasi grado, la corruzione ha rappresentato per molti anni un freno per la crescita sociale ed economica dell'Italia. Mai fuori moda, il sistema della ¿bustarella¿ si è adeguato alle nuove realtà, si passa così dal singolo alla società, e maggiore è il peso del colpevole così proporzionalmente aumentano gli effetti sulla società. In questa relazione esaminerò la sentenza della Cassazione penale sezione VI del 9 luglio 2009 n. 36083: un caso di corruzione in appalti stradali, come ce ne sono stati tanti, ma con una particolarità, la condanna non solo delle persone fisiche ma anche delle società, una innovazione possibile grazie al decreto legislativo n.231 dell'8 giugno 2001. Quest'atto normativo è importante soprattutto per il suo intento preventivo nella commissione di reati da parte degli enti collettivi. La commissione di alcuni fatti illeciti si può, e si deve prevenire e il decreto fornisce lo strumento per farlo: i modelli organizzativi. L'obiettivo di questo mio lavoro è appunto quello di spiegare cos'è un modello organizzativo, a cosa serve e perché la sua adozione in questi nove anni è divenuta quasi fondamentale. Per farlo però, partirò dal caso di due società condannate, nella sopra citata sentenza, ex d.lgs. 231 proprio perché non avevano attuato un modello organizzativo idoneo a prevenire fatti di reato, nel caso specifico fatti di corruzione. Della prima società che prenderò in esame, analizzerò anche il suo attuale modello organizzativo e di gestione per vedere se oggi l'azienda abbia adottato misure veramente efficaci per evitare altre condanne simili.

L'importanza dei modelli organizzativi ex d.lgs. 231/2001: funzione esimente della responsabilità dell'ente.

MORELLATO, SONIA
2009/2010

Abstract

La corruzione è una condotta, antica quasi quanto l'uomo, nessuna società della storia ne è mai stata estranea. A quanto rivelano le statistiche europee però, sembra che il nostro bel Paese sia un esperto in materia. Presente in quasi tutti i settori e a qualsiasi grado, la corruzione ha rappresentato per molti anni un freno per la crescita sociale ed economica dell'Italia. Mai fuori moda, il sistema della ¿bustarella¿ si è adeguato alle nuove realtà, si passa così dal singolo alla società, e maggiore è il peso del colpevole così proporzionalmente aumentano gli effetti sulla società. In questa relazione esaminerò la sentenza della Cassazione penale sezione VI del 9 luglio 2009 n. 36083: un caso di corruzione in appalti stradali, come ce ne sono stati tanti, ma con una particolarità, la condanna non solo delle persone fisiche ma anche delle società, una innovazione possibile grazie al decreto legislativo n.231 dell'8 giugno 2001. Quest'atto normativo è importante soprattutto per il suo intento preventivo nella commissione di reati da parte degli enti collettivi. La commissione di alcuni fatti illeciti si può, e si deve prevenire e il decreto fornisce lo strumento per farlo: i modelli organizzativi. L'obiettivo di questo mio lavoro è appunto quello di spiegare cos'è un modello organizzativo, a cosa serve e perché la sua adozione in questi nove anni è divenuta quasi fondamentale. Per farlo però, partirò dal caso di due società condannate, nella sopra citata sentenza, ex d.lgs. 231 proprio perché non avevano attuato un modello organizzativo idoneo a prevenire fatti di reato, nel caso specifico fatti di corruzione. Della prima società che prenderò in esame, analizzerò anche il suo attuale modello organizzativo e di gestione per vedere se oggi l'azienda abbia adottato misure veramente efficaci per evitare altre condanne simili.
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