La storia curda, analizzata nel primo capitolo, si compone di storie di diversi Stati-nazione – quali Iran, Iraq, Siria e Turchia – e di diversi trattati internazionali – quali quello di Sèvres e quello di Losanna. Per la comprensione di ciò che oggi è il movimento di liberazione curdo, il primo capitolo si concentra maggiormente sul ruolo del Partito dei Lavoratori del Kurdistan, il cui leader è Abdullah Ocalan. La sua opera letteraria è poi analizzata nel secondo capitolo e riguarda lo sforzo intellettuale profuso per dare una risposta alla domanda “Un altro mondo è possibile?”. Partendo dalla condizione di oppressione in cui si ritrovava il suo popolo, Ocalan sviluppa una teoria che mira a liberare la popolazione curda dalla dominazione straniera e delle catene capitalistiche. Seppur inizialmente prediligesse la lotta armata – da leggere in chiave gramsciana – e la costituzione di uno Stato indipendente, dopo il confronto con gli scritti di Murray Bookchin, Ocalan opta per un cambio di paradigma, centrato sul concetto bookchiniano di ecologia sociale; l’obiettivo non è più l’indipendenza statale, poiché lo Stato-nazione viene visto come istituzione origine di diverse oppressioni: di genere, di classe e ambientale. Difatti, dopo i primi anni 2000, Ocalan mira alla liberazione non solo del popolo curdo, ma a quella della società stessa: questo può avvenire solo attraverso la decostruzione di alcune sovrastrutture capitalistiche quali il patriarcato, il classismo e il colonialismo e la costruzione di una società ecologica, basata sui principi di uguaglianza, solidarietà, autonomia delle donne e democrazia partecipativa. L’analisi della sua teoria comporta lo studio di altri intellettuali quali Gramsci, Mies e, in maniera più approfondita lo stesso Bookchin. Tra le varie teorie del filosofo statunitense, quella che ha trovato più riscontro nell’operato di Ocalan è sicuramente quella che riguarda la rivoluzione ecologica: secondo Bookchin, infatti, la dominazione dell’uomo sulla natura deriva dalla dominazione dell’uomo sull’uomo. La soluzione alla crisi ambientale è, quindi, sociale: se si liberasse l’uomo dagli schemi del potere e della dominazione, anche la natura sarebbe libera. Da qui deriva la teorizzazione di un nuovo modo di intendere la politica e gli ordinamenti statali che supera il concetto di Stato-nazione e di democrazia rappresentativa. Le loro teorie hanno trovato un riscontro pratico nella Siria del Nord-Est, dove sta avendo luogo un esperimento rivoluzionario di portata storica, il cui ordinamento è definito “confederalismo democratico”. Questa esperienza, che ha luogo nella regione del Rojava, si inserisce nel contesto della guerra civile siriana e si propone come inizio di un processo transnazionale il cui fine ultimo è la liberazione delle società dalle oppressioni capitalistiche per riuscire a salvare il pianeta dalla devastazione ambientale che i precedenti sistemi economici hanno causato. La descrizione della realtà del Rojava è contenuta nel terzo capitolo, che si apre con l’analisi del Contratto sociale, per poi continuare con l’analisi del ruolo delle donne – a livello sociale e militare – e per concludersi con un paragone con altre esperienze presenti nel mondo che sfidano il concetto di Stato-nazione, come quella zapatista.
L'ecologia sociale e la Repubblica del Rojava: da Murray Bookchin a Abdullah Ocalan
BATTISTA, DANIELA
2022/2023
Abstract
La storia curda, analizzata nel primo capitolo, si compone di storie di diversi Stati-nazione – quali Iran, Iraq, Siria e Turchia – e di diversi trattati internazionali – quali quello di Sèvres e quello di Losanna. Per la comprensione di ciò che oggi è il movimento di liberazione curdo, il primo capitolo si concentra maggiormente sul ruolo del Partito dei Lavoratori del Kurdistan, il cui leader è Abdullah Ocalan. La sua opera letteraria è poi analizzata nel secondo capitolo e riguarda lo sforzo intellettuale profuso per dare una risposta alla domanda “Un altro mondo è possibile?”. Partendo dalla condizione di oppressione in cui si ritrovava il suo popolo, Ocalan sviluppa una teoria che mira a liberare la popolazione curda dalla dominazione straniera e delle catene capitalistiche. Seppur inizialmente prediligesse la lotta armata – da leggere in chiave gramsciana – e la costituzione di uno Stato indipendente, dopo il confronto con gli scritti di Murray Bookchin, Ocalan opta per un cambio di paradigma, centrato sul concetto bookchiniano di ecologia sociale; l’obiettivo non è più l’indipendenza statale, poiché lo Stato-nazione viene visto come istituzione origine di diverse oppressioni: di genere, di classe e ambientale. Difatti, dopo i primi anni 2000, Ocalan mira alla liberazione non solo del popolo curdo, ma a quella della società stessa: questo può avvenire solo attraverso la decostruzione di alcune sovrastrutture capitalistiche quali il patriarcato, il classismo e il colonialismo e la costruzione di una società ecologica, basata sui principi di uguaglianza, solidarietà, autonomia delle donne e democrazia partecipativa. L’analisi della sua teoria comporta lo studio di altri intellettuali quali Gramsci, Mies e, in maniera più approfondita lo stesso Bookchin. Tra le varie teorie del filosofo statunitense, quella che ha trovato più riscontro nell’operato di Ocalan è sicuramente quella che riguarda la rivoluzione ecologica: secondo Bookchin, infatti, la dominazione dell’uomo sulla natura deriva dalla dominazione dell’uomo sull’uomo. La soluzione alla crisi ambientale è, quindi, sociale: se si liberasse l’uomo dagli schemi del potere e della dominazione, anche la natura sarebbe libera. Da qui deriva la teorizzazione di un nuovo modo di intendere la politica e gli ordinamenti statali che supera il concetto di Stato-nazione e di democrazia rappresentativa. Le loro teorie hanno trovato un riscontro pratico nella Siria del Nord-Est, dove sta avendo luogo un esperimento rivoluzionario di portata storica, il cui ordinamento è definito “confederalismo democratico”. Questa esperienza, che ha luogo nella regione del Rojava, si inserisce nel contesto della guerra civile siriana e si propone come inizio di un processo transnazionale il cui fine ultimo è la liberazione delle società dalle oppressioni capitalistiche per riuscire a salvare il pianeta dalla devastazione ambientale che i precedenti sistemi economici hanno causato. La descrizione della realtà del Rojava è contenuta nel terzo capitolo, che si apre con l’analisi del Contratto sociale, per poi continuare con l’analisi del ruolo delle donne – a livello sociale e militare – e per concludersi con un paragone con altre esperienze presenti nel mondo che sfidano il concetto di Stato-nazione, come quella zapatista.I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/150523