Introduction The questions from which this study has been carried out are: • What are the peculiarities of working as a nurse in a center for people with intellectual disabilities? • How to interact with people with intellectual disabilities? With their families/caregivers? With the other professionals? • Are there any differences between being male or female? This piece of research focuses on/examines the role of language in this context. Objectives The aim of this dissertation is to illustrate the communicative and relational aspects that a nurse must take into consideration in a socio-therapeutic rehabilitation center like the Center “A. Mauro”, by observing the ways of relation, considering which words to use or not with the users of the Center, with the caregivers and among the members of the team. Materials and methods This qualitative and quantitative survey has been carried out through a structured non-participant observation. Five observations have been taken in different moments: in December 2019 and in January 2020. A self-made research template has been used. Results The results highlight the fact that users are defined as “hosts” or “guys”, both in formal and informal contexts. Individually, they are in general called by their name or their nickname, with precise procedures. The disability-related terms used are in line with what reported in literature, they are politically correct and consciously chosen, with good results. They can be inferred both from the sheer relation and from the positive climate that allows users, caregivers and healthcare professionals to live well in the Center. Conclusions The communicative skills require a clear and straightforward language and especially conscious attention to non-verbal communication and body language, as an essential tool in the healthcare work not only for the user but also for the whole reference context. Significant differences related to gender have not been observed.
Introduzione Le domande attorno alle quali si è sviluppato lo studio sono state: • Fare l'infermiere in un Centro per persone con disabilità intellettiva quali specificità richiede? • Come ci si relaziona con questo tipo di utenza? Con i famigliari/caregivers? Con gli altri operatori? • Fa differenza essere operatore maschio o femmina? Il focus di questo studio è stato posto sull'aspetto del linguaggio utilizzato. Obiettivo L'obiettivo di questa ricerca è quello di descrivere gli aspetti comunicativi e relazionali che un infermiere deve curare all'interno di un Centro Socio-Terapeutico Riabilitativo come il Centro “A. Mauro”, osservando come ci si relaziona, quali termini vengono utilizzati e quali meno con gli utenti del Centro, con i caregivers e tra i membri dell'équipe. Materiali e Metodi L'indagine quali-quantitativa è stata effettuata attraverso un'osservazione non partecipante strutturata. Sono state effettuate cinque osservazioni, in momenti differenti, nei mesi di Dicembre 2019 e Gennaio 2020. È stata utilizzata una griglia composta autoprodotta. Risultati I risultati evidenziano che gli utenti vengono definiti “ospiti” o “ragazzi”, a differenza che il contesto sia formale o meno. Singolarmente vengono generalmente chiamati per nome o soprannome, con modalità precise. I termini utilizzati relativi alla disabilità sono in linea con quanto riportato in letteratura, cioè politicamente corretti e consapevolmente scelti, con buoni risultati, sia evinti dall'aspetto puramente relazionale sia dal clima positivo che permette a tutti, utenti, caregivers e operatori, di vivere bene i momenti al Centro. Conclusioni Le abilità comunicative prevedono un linguaggio chiaro e semplice ma soprattutto una consapevole attenzione al non verbale ed al linguaggio corporeo in quanto strumento essenziale del lavoro di cura non solo con l'utente ma con tutto il suo contesto di riferimento. Non sono state rilevate significative differenze riconducibili al genere.
Il linguaggio nella relazione educativa in un Centro Socio-Terapeutico Riabilitativo (RAF di tipo A) per persone con disabilità intellettiva
REINERI, ENRICO
2018/2019
Abstract
Introduzione Le domande attorno alle quali si è sviluppato lo studio sono state: • Fare l'infermiere in un Centro per persone con disabilità intellettiva quali specificità richiede? • Come ci si relaziona con questo tipo di utenza? Con i famigliari/caregivers? Con gli altri operatori? • Fa differenza essere operatore maschio o femmina? Il focus di questo studio è stato posto sull'aspetto del linguaggio utilizzato. Obiettivo L'obiettivo di questa ricerca è quello di descrivere gli aspetti comunicativi e relazionali che un infermiere deve curare all'interno di un Centro Socio-Terapeutico Riabilitativo come il Centro “A. Mauro”, osservando come ci si relaziona, quali termini vengono utilizzati e quali meno con gli utenti del Centro, con i caregivers e tra i membri dell'équipe. Materiali e Metodi L'indagine quali-quantitativa è stata effettuata attraverso un'osservazione non partecipante strutturata. Sono state effettuate cinque osservazioni, in momenti differenti, nei mesi di Dicembre 2019 e Gennaio 2020. È stata utilizzata una griglia composta autoprodotta. Risultati I risultati evidenziano che gli utenti vengono definiti “ospiti” o “ragazzi”, a differenza che il contesto sia formale o meno. Singolarmente vengono generalmente chiamati per nome o soprannome, con modalità precise. I termini utilizzati relativi alla disabilità sono in linea con quanto riportato in letteratura, cioè politicamente corretti e consapevolmente scelti, con buoni risultati, sia evinti dall'aspetto puramente relazionale sia dal clima positivo che permette a tutti, utenti, caregivers e operatori, di vivere bene i momenti al Centro. Conclusioni Le abilità comunicative prevedono un linguaggio chiaro e semplice ma soprattutto una consapevole attenzione al non verbale ed al linguaggio corporeo in quanto strumento essenziale del lavoro di cura non solo con l'utente ma con tutto il suo contesto di riferimento. Non sono state rilevate significative differenze riconducibili al genere.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/150458