Questa tesi mette a confronto due opere di Samuel Huntington: “La terza ondata. I processi di democratizzazione alla fine del XX secolo (1995) e Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale (1996). I cardini di questa analogia possono poggiarsi su un pensiero dell'autore all'interno di una pubblicazione in Foreign Affairs intitolata The Clash of civilizations: «La mia ipotesi è che la fonte di conflitto fondamentale nel nuovo mondo in cui viviamo non sarà sostanzialmente né ideologica né economica. Le grandi divisioni dell'umanità e la fonte di conflitto principale saranno legate alla cultura. Gli Stati nazionali rimarranno gli attori principali nel contesto mondiale, ma i conflitti più importanti avranno luogo tra nazioni e gruppi di diverse civiltà. Lo scontro di civiltà dominerà la politica mondiale. Le linee di faglia tra le civiltà saranno le linee sulle quali si consumeranno le battaglie del futuro». Con questo articolo egli voleva criticare il pensiero di Fukuyama che si evince dalla sua opera The end of history and the last man in cui viene presa in considerazione la “fine della storia” con l'ascesa della globalizzazione guidata dalle liberal-democrazie occidentali. Secondo Huntington, al contrario, la fine della Guerra fredda non porta all'affermazione un modello universale, bensì alla nascita di civiltà capaci di svilupparsi in maniera autonoma ed indipendente. Huntington fa intendere che gli equilibri di potere tra le diverse civiltà stanno mutando e che l'influenza occidentale è in calo. Inoltre nella storia di conflitti ideologici e di classe, la questione chiave era con chi si fosse schierati, oggi, nei conflitti di civiltà la questione chiave diventa la propria identità. Prima di trattare le due opere si cercherà di capire chi è Huntington e il contesto storico a cui egli appartiene prendendo in considerazione l'opera intitolata Ordine Politico e Scontro di civiltà (Mulino, 2013, a cura di G. Pasquino) attraverso la quale si riesce ad intendere il perché dell'originalità del suo lavoro, della sua dote di imporre tematiche, trattazioni e proposte con cui dovranno confrontarsi sia gli studiosi sia l'opinione pubblica. Su queste basi G. Pasquino ci offre un Huntington sicuramente annoverato tra i teorici che più hanno contribuito ad indirizzare la discussione sui grandi temi socio- politici dell'era contemporanea. Molti hanno fatto di Huntington una specie di sostenitore e cantore della necessità dello scontro fra le civiltà, non solo inevitabile,ma addirittura auspicabile. Inoltre,prendendo in considerazione l'opera di Federico Romero, Storia Internazionale dell'età contemporanea, si riesce ad ottenere in maniera abbastanza dettagliata un contesto storico- politico e politico-sociale di notevole rilevanza che ha contribuito a modellare il mondo in una determinata maniera in cui non esiste un'entità politica unitaria ed universale. Il XIX secolo è stato senza dubbio quello con il più forte divario di potenza tra l'Occidente e il resto del mondo poiché è stato l'apice di un processo iniziato già nel '700.

L'Influenza di Huntington nella geopolitica mondiale – analisi e comparazione tra la Terza Ondata e Lo Scontro delle Civiltà

BELCARO, UGO
2019/2020

Abstract

Questa tesi mette a confronto due opere di Samuel Huntington: “La terza ondata. I processi di democratizzazione alla fine del XX secolo (1995) e Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale (1996). I cardini di questa analogia possono poggiarsi su un pensiero dell'autore all'interno di una pubblicazione in Foreign Affairs intitolata The Clash of civilizations: «La mia ipotesi è che la fonte di conflitto fondamentale nel nuovo mondo in cui viviamo non sarà sostanzialmente né ideologica né economica. Le grandi divisioni dell'umanità e la fonte di conflitto principale saranno legate alla cultura. Gli Stati nazionali rimarranno gli attori principali nel contesto mondiale, ma i conflitti più importanti avranno luogo tra nazioni e gruppi di diverse civiltà. Lo scontro di civiltà dominerà la politica mondiale. Le linee di faglia tra le civiltà saranno le linee sulle quali si consumeranno le battaglie del futuro». Con questo articolo egli voleva criticare il pensiero di Fukuyama che si evince dalla sua opera The end of history and the last man in cui viene presa in considerazione la “fine della storia” con l'ascesa della globalizzazione guidata dalle liberal-democrazie occidentali. Secondo Huntington, al contrario, la fine della Guerra fredda non porta all'affermazione un modello universale, bensì alla nascita di civiltà capaci di svilupparsi in maniera autonoma ed indipendente. Huntington fa intendere che gli equilibri di potere tra le diverse civiltà stanno mutando e che l'influenza occidentale è in calo. Inoltre nella storia di conflitti ideologici e di classe, la questione chiave era con chi si fosse schierati, oggi, nei conflitti di civiltà la questione chiave diventa la propria identità. Prima di trattare le due opere si cercherà di capire chi è Huntington e il contesto storico a cui egli appartiene prendendo in considerazione l'opera intitolata Ordine Politico e Scontro di civiltà (Mulino, 2013, a cura di G. Pasquino) attraverso la quale si riesce ad intendere il perché dell'originalità del suo lavoro, della sua dote di imporre tematiche, trattazioni e proposte con cui dovranno confrontarsi sia gli studiosi sia l'opinione pubblica. Su queste basi G. Pasquino ci offre un Huntington sicuramente annoverato tra i teorici che più hanno contribuito ad indirizzare la discussione sui grandi temi socio- politici dell'era contemporanea. Molti hanno fatto di Huntington una specie di sostenitore e cantore della necessità dello scontro fra le civiltà, non solo inevitabile,ma addirittura auspicabile. Inoltre,prendendo in considerazione l'opera di Federico Romero, Storia Internazionale dell'età contemporanea, si riesce ad ottenere in maniera abbastanza dettagliata un contesto storico- politico e politico-sociale di notevole rilevanza che ha contribuito a modellare il mondo in una determinata maniera in cui non esiste un'entità politica unitaria ed universale. Il XIX secolo è stato senza dubbio quello con il più forte divario di potenza tra l'Occidente e il resto del mondo poiché è stato l'apice di un processo iniziato già nel '700.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/150287