Gli ecosistemi ripariali sono caratterizzati da una componente biotica (fauna selvatica e flora specifica) ed una abiotica (substrato e corpi idrici) che presentano una elevata variabilità. Tale variabilità, generalmente associata alla composizione specifica e alla struttura dell’ecosistema, è tipicamente dipendente da fattori ambientali che si sviluppano lungo gradienti spaziali e temporali. Focalizzandosi sulla componente biotica di carattere vegetale, definita come vegetazione ripariale, quest’ultima ha sviluppato, in risposta alle peculiari condizioni degli habitat colonizzati, adattamenti morfologici, fisiologici e biochimici come meccanismi di resistenza e di resilienza agli eventuali disturbi associati a questi habitat. La vegetazione ripariale, infatti, è così capace, mediante la regolare attività biologica, di fornire un insieme di servizi ecosistemici che garantiscono, oltre al benessere dell’uomo e della società, il regolare funzionamento dei processi ecologici alla base dell’ecosistema ripariale. Ad oggi, le condizioni degli ecosistemi ripariali vertono verso un sempre più diffuso degrado dovuto all’intensificarsi dell’attività antropica sugli ecosistemi stessi e sulle aree adiacenti ad essi, portando ad un incremento della superficie degli ecosistemi ripariali degradati e compromettendo così la possibilità di erogare servizi ecosistemici fondamentali. Il ripristino ecologico, operando in un sistema socioeconomico ed ecologico, rappresenta l’approccio più efficace per la riduzione del degrado di questi ecosistemi e per il recupero dei servizi ecosistemici forniti. L’elaborato si pone, dunque, l’obbiettivo di evidenziare, mediante l’analisi della letteratura scientifica ad oggi sviluppata, come il complesso ecosistema ripariale possa essere riportato o riallineato, in relazione alle diverse cause di degrado, alle condizioni di equilibrio ecologico mediante alcuni dei possibili interventi di ripristino ecologico applicabili. A sostegno dell’indagine, nell’ambito della presente relazione finale, si approfondiscono i servizi ecosistemici forniti dalla vegetazione ripariale e i diversi tipi di disturbo di origine naturale e antropica a cui può essere soggetta. Vengono quindi analizzati alcuni casi studio come esempi di interventi di ripristino adottati: 1) in Europa, dove il caso studio si incentra sull’approccio di passive restoration attuato nel bacino dell’Osir, situato in Francia, come intervento atto al ripristino dell’ecosistema ripariale a seguito dell’eccessivo pascolo; 2) nel Sud Africa, il caso studio fa riferimento all’approccio di active restoration nel bioma Fynbos per il contenimento di specie aliene invasive; 3) nel Sud del Brasile, per l’approccio di applied nucleation nel bioma Pampa, con l’obbiettivo di accelerare il processo di successione ecologica nelle aree dell’ecosistema ripariale caratterizzate da continue alterazioni strutturali e specifiche di natura antropica. L’analisi dei casi studio ha messo in evidenza come, a seconda delle condizioni di degrado, della causa di degrado e della persistenza della causa di degrado, l’ecosistema ripariale sia in grado o meno di ritornare, in autonomia, ad una condizione di minore alterazione e quindi richiedere interventi di diversa intensità, di costi variabili e determinare un diverso stato di naturalità dell’ecosistema.
Ripristino ecologico di ecosistemi ripariali: riduzione del degrado e recupero dei servizi ecosistemici
MARCOSANO, ALESSIO FRANCESCO
2022/2023
Abstract
Gli ecosistemi ripariali sono caratterizzati da una componente biotica (fauna selvatica e flora specifica) ed una abiotica (substrato e corpi idrici) che presentano una elevata variabilità. Tale variabilità, generalmente associata alla composizione specifica e alla struttura dell’ecosistema, è tipicamente dipendente da fattori ambientali che si sviluppano lungo gradienti spaziali e temporali. Focalizzandosi sulla componente biotica di carattere vegetale, definita come vegetazione ripariale, quest’ultima ha sviluppato, in risposta alle peculiari condizioni degli habitat colonizzati, adattamenti morfologici, fisiologici e biochimici come meccanismi di resistenza e di resilienza agli eventuali disturbi associati a questi habitat. La vegetazione ripariale, infatti, è così capace, mediante la regolare attività biologica, di fornire un insieme di servizi ecosistemici che garantiscono, oltre al benessere dell’uomo e della società, il regolare funzionamento dei processi ecologici alla base dell’ecosistema ripariale. Ad oggi, le condizioni degli ecosistemi ripariali vertono verso un sempre più diffuso degrado dovuto all’intensificarsi dell’attività antropica sugli ecosistemi stessi e sulle aree adiacenti ad essi, portando ad un incremento della superficie degli ecosistemi ripariali degradati e compromettendo così la possibilità di erogare servizi ecosistemici fondamentali. Il ripristino ecologico, operando in un sistema socioeconomico ed ecologico, rappresenta l’approccio più efficace per la riduzione del degrado di questi ecosistemi e per il recupero dei servizi ecosistemici forniti. L’elaborato si pone, dunque, l’obbiettivo di evidenziare, mediante l’analisi della letteratura scientifica ad oggi sviluppata, come il complesso ecosistema ripariale possa essere riportato o riallineato, in relazione alle diverse cause di degrado, alle condizioni di equilibrio ecologico mediante alcuni dei possibili interventi di ripristino ecologico applicabili. A sostegno dell’indagine, nell’ambito della presente relazione finale, si approfondiscono i servizi ecosistemici forniti dalla vegetazione ripariale e i diversi tipi di disturbo di origine naturale e antropica a cui può essere soggetta. Vengono quindi analizzati alcuni casi studio come esempi di interventi di ripristino adottati: 1) in Europa, dove il caso studio si incentra sull’approccio di passive restoration attuato nel bacino dell’Osir, situato in Francia, come intervento atto al ripristino dell’ecosistema ripariale a seguito dell’eccessivo pascolo; 2) nel Sud Africa, il caso studio fa riferimento all’approccio di active restoration nel bioma Fynbos per il contenimento di specie aliene invasive; 3) nel Sud del Brasile, per l’approccio di applied nucleation nel bioma Pampa, con l’obbiettivo di accelerare il processo di successione ecologica nelle aree dell’ecosistema ripariale caratterizzate da continue alterazioni strutturali e specifiche di natura antropica. L’analisi dei casi studio ha messo in evidenza come, a seconda delle condizioni di degrado, della causa di degrado e della persistenza della causa di degrado, l’ecosistema ripariale sia in grado o meno di ritornare, in autonomia, ad una condizione di minore alterazione e quindi richiedere interventi di diversa intensità, di costi variabili e determinare un diverso stato di naturalità dell’ecosistema.File | Dimensione | Formato | |
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