Il castagno è una risorsa frutticola e forestale molto importante in tutto il mondo, in particolare in Italia, dato il forte legame storico, culturale ed economico con gli ecosistemi agroforestali. Nel tempo numerosi fattori abiotici e biotici hanno influenzato in modo determinante la diffusione o regressione del castagno, sino a caratterizzarne l’odierna espansione nell’areale europeo, asiatico e nord americano. Oggigiorno, nel mondo la superficie coltivata a castagni per la produzione di frutta è circa 596.000 ettari, ma è destinata ad aumentare, dato il significativo contributo di paesi emergenti. La produzione conta ogni anno 2,3 milioni di tonnellate ed è messa in serio pericolo dagli effetti legati al cambiamento climatico, quali la mancanza di disponibilità idrica legata alla carenza delle precipitazioni e l’innalzamento delle temperature medie e massime che hanno ripercussioni sulla fenologia e sulla fisiologia della pianta. L’obiettivo di questa relazione è quello di mettere in luce quali siano i principali effetti del cambiamento climatico che più mettono a rischio “l’agroecosistema castagno”, ed in particolare quali siano le conseguenze dirette sulla produzione. Inoltre vengono considerate alcune possibili strategie di gestione, che non sempre possono essere risolutive, ma in alcuni casi possono avere sulla pianta effetti positivi per tollerare meglio le nuove condizioni climatiche e mantenere alti i livelli produttivi. A seguito di un’attenta ricerca scientifica bibliografica internazionale sono stati approfonditi due casi studio: • “The potential of SiK® fertilization in the resilience of chestnut plants to drought – a biochemical study” di Andreia Carneiro-Carvalho, Teresa Pinto, José Gomes-Laranjo and Rosario Anjos, 2023. Plant science. • “Mid-term (30 years) changes of soil properties under chestnut stands due to organic residues management: an integrated study” di Mauro De Feudis, Gloria Falsone, Livia Vittori Antisari, 2020. Catena. Il primo caso studio valuta l’effetto sulle giovani pianti di castagno, della fertilizzazione con SiK in condizioni di stress idrico prima e dopo irrigazione. I risultati della prova indicano che la nutrizione minerale a base di silicio favorisce la sintesi dei composti fenolici totali, dei tioli, degli zuccheri e delle proteine solubili, mentre diminuisce l’accumulo di prolina e promuove nella pianta meccanismi di protezione contro i danni ossidativi indotti dallo stress abiotico (ROS). Il secondo caso studio, invece, è stato condotto in un arco di tempo di 30 anni e si propone di valutare gli effetti che sono stati indotti, sulle proprietà del suolo e sulle caratteristiche qualitative delle foglie, dalle pratiche di gestione “tradizionali” intensive. Quest’ultime, prevedono la rimozione dalla superficie dei residui organici della filiera del castagno, nei boschi atti alla produzione di frutti. Nei castagneti in cui sono stati conservati i residui organici, gli autori hanno osservato: il miglioramento della fertilità chimica e biologica del suolo, la promozione dell’accumulo di C organico, l’aumento dei processi pedogenetici e, la prevenzione degli eventi erosivi grazie alla presenza della lettiera sulla superficie. In conclusione, si evince l’importanza di queste strategie per aumentare la resilienza, da un lato delle piante di castagno agli stress abiotici e, dall’altro dell’“agroecosistema castagno” ai cambiamenti indotti da fattori esterni, tra cui anche quelli climatici.
Gestione del castagneto: resilienza al cambiamento climatico
BASSO, ANDREA
2022/2023
Abstract
Il castagno è una risorsa frutticola e forestale molto importante in tutto il mondo, in particolare in Italia, dato il forte legame storico, culturale ed economico con gli ecosistemi agroforestali. Nel tempo numerosi fattori abiotici e biotici hanno influenzato in modo determinante la diffusione o regressione del castagno, sino a caratterizzarne l’odierna espansione nell’areale europeo, asiatico e nord americano. Oggigiorno, nel mondo la superficie coltivata a castagni per la produzione di frutta è circa 596.000 ettari, ma è destinata ad aumentare, dato il significativo contributo di paesi emergenti. La produzione conta ogni anno 2,3 milioni di tonnellate ed è messa in serio pericolo dagli effetti legati al cambiamento climatico, quali la mancanza di disponibilità idrica legata alla carenza delle precipitazioni e l’innalzamento delle temperature medie e massime che hanno ripercussioni sulla fenologia e sulla fisiologia della pianta. L’obiettivo di questa relazione è quello di mettere in luce quali siano i principali effetti del cambiamento climatico che più mettono a rischio “l’agroecosistema castagno”, ed in particolare quali siano le conseguenze dirette sulla produzione. Inoltre vengono considerate alcune possibili strategie di gestione, che non sempre possono essere risolutive, ma in alcuni casi possono avere sulla pianta effetti positivi per tollerare meglio le nuove condizioni climatiche e mantenere alti i livelli produttivi. A seguito di un’attenta ricerca scientifica bibliografica internazionale sono stati approfonditi due casi studio: • “The potential of SiK® fertilization in the resilience of chestnut plants to drought – a biochemical study” di Andreia Carneiro-Carvalho, Teresa Pinto, José Gomes-Laranjo and Rosario Anjos, 2023. Plant science. • “Mid-term (30 years) changes of soil properties under chestnut stands due to organic residues management: an integrated study” di Mauro De Feudis, Gloria Falsone, Livia Vittori Antisari, 2020. Catena. Il primo caso studio valuta l’effetto sulle giovani pianti di castagno, della fertilizzazione con SiK in condizioni di stress idrico prima e dopo irrigazione. I risultati della prova indicano che la nutrizione minerale a base di silicio favorisce la sintesi dei composti fenolici totali, dei tioli, degli zuccheri e delle proteine solubili, mentre diminuisce l’accumulo di prolina e promuove nella pianta meccanismi di protezione contro i danni ossidativi indotti dallo stress abiotico (ROS). Il secondo caso studio, invece, è stato condotto in un arco di tempo di 30 anni e si propone di valutare gli effetti che sono stati indotti, sulle proprietà del suolo e sulle caratteristiche qualitative delle foglie, dalle pratiche di gestione “tradizionali” intensive. Quest’ultime, prevedono la rimozione dalla superficie dei residui organici della filiera del castagno, nei boschi atti alla produzione di frutti. Nei castagneti in cui sono stati conservati i residui organici, gli autori hanno osservato: il miglioramento della fertilità chimica e biologica del suolo, la promozione dell’accumulo di C organico, l’aumento dei processi pedogenetici e, la prevenzione degli eventi erosivi grazie alla presenza della lettiera sulla superficie. In conclusione, si evince l’importanza di queste strategie per aumentare la resilienza, da un lato delle piante di castagno agli stress abiotici e, dall’altro dell’“agroecosistema castagno” ai cambiamenti indotti da fattori esterni, tra cui anche quelli climatici.File | Dimensione | Formato | |
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