In accordance to actual italian agriculture's general trend of introducing mediterranean cultivations in more and more northern areas, a lot of olive trees have been planted these last years in Piedmont. But olive farming in our region was a reality in the past centuries too. Historical documents testify that olive tree was already present in our region during the thirtieth century. The selection of a potential olive-farming area requires a climatological investigation to quantify risk situations. This work analyses weather conditions in the south-western lowland mountainous area of Piedmont for locating portions of this territory that could be qualified for olive farming, knowing that olive plantations already exist in it. For this purpose, using daily observations supplied by many meteorological stations located in the territory, some thermal and pluviometrical mean data have been worked out. They refer to a recent period of time: despite of this, it rapresents variability conditions efficaciously. A first analysis confirms that it is impossible for olive tree to survive at high altitudes, but a deeper examination shows that some localities, situated on lightly higher altitudes than the ones where in Piedmont olive plantations actually lie, are subject to mild weather conditions that are comparable with the ones of lower altitudes. Mild winter temperatures and low frequencies of extreme conditions that put in damage the very outliving of olive trees are particularly interesting. A further comparison between many lowland mountainous localities and Revello, a locality where olive farming already exists, shows that lowland mountainous areas can be subject to lower climatic risks. The important role of altitude and exposure on the good result of an olive plantation has not to be left out: the plantation that is located in Revello, despite it could be considered more ¿at risk¿ than some stations that lie in lowland mountainous areas, benefits by a good south-exposure and by a careful farming. Another comparison between two meteorological stations located in the same valley, both at about 1000 meters above sea level but subject to opposite exposure, shows strong differences between the north-exposed station and the south-exposed one: this last one is not qualified for olive farming because of fruit bearing's thermal needs, but it is subject to mild winter conditions that are comparable to the ones of Piedmont's plain. These results induce to think that, thanks to local exposure conditions, olive farming qualified places could exist also in areas that are located at inusual altitudes: their precise identification could be got by monitoring the single lowland mountainous slopes that seem to be qualified and where it would rapresent a way to enrich biodiversity and a valid touristic attraction too, that could reduce social and economic marginality situations of the territory and its inhabitants.

Negli ultimi anni, seguendo la tendenza generale del mondo agricolo italiano di introdurre coltivazioni mediterranee in aree sempre più settentrionali, in Piemonte sono stati messi a dimora numerosi uliveti. Nella nostra regione, tuttavia, l'olivicoltura è esistita anche nei secoli passati: documenti storici testimoniano infatti come l'olivo fosse presente nella nostra regione già nel Duecento. La scelta di un sito olivicolo richiede un'indagine climatologica atta a quantificare le potenziali situazioni di rischio. In questo lavoro è stata compiuta un'analisi delle condizioni climatiche dell'area sud occidentale pedemontana del Piemonte per individuare singole porzioni di tale territorio potenzialmente adatte all'olivicoltura considerando che in tale area sono già presenti impianti olivicoli. A tal fine, utilizzando i dati forniti da numerose stazioni meteorologiche sul territorio, sono state elaborate una serie di medie termiche e pluviometriche riferite ad un periodo recente ma tuttavia rappresentativo delle condizioni di variabilità nel tempo. Sebbene una prima analisi abbia confermato come, ad altitudini elevate, la semplice sopravvivenza dell'olivo risulti impossibile, tuttavia un approfondimento ha evidenziato come alcune località, site a quote leggermente superiori a quelle tipiche dell'olivicoltura piemontese, godano di condizioni particolarmente miti e paragonabili a quelle che si riscontrano ad altitudini inferiori. Particolarmente interessanti sono le temperature invernali relativamente miti e la bassa frequenza di eventi climatici estremi che possono mettere in pericolo la stessa sopravvivenza degli esemplari. Un successivo confronto fra diverse località pedemontane e Revello, zona già interessata dall'olivicoltura, ha evidenziato come è possibile il verificarsi nelle aree pedemontane di un rischio climatico perfino inferiore. Non è da tralasciare il rilevante ruolo della quota e dell'esposizione sulla buona riuscita di un uliveto: l'impianto di Revello, seppur considerabile a rischio per alcuni parametri rispetto alle stazioni site in area pedemontana, gode di una ottima esposizione a sud ¿ che migliora quindi l'irraggiamento ¿ e di una cura colturale particolarmente attenta. Un ulteriore raffronto di due stazioni meteorologiche situate nella stessa valle alpina, entrambe a quote vicine ai 1000 metri s.l.m. ma in condizioni totalmente opposte di esposizione, ha messo in luce notevoli differenze fra la stazione a settentrione e quella a mezzogiorno al punto che quest'ultima, pur risultando inadatta all'olivicoltura dal punto di vista del fabbisogno termico necessario alla fruttificazione, risulta soggetta a condizioni climatiche invernali miti e paragonabili a quelle tipiche della pianura piemontese. Tali risultati inducono a ritenere che grazie all'effetto delle condizioni locali di esposizione possano esistere luoghi potenzialmente adatti all'olivicoltura anche in aree ad altitudini inusuali: una loro identificazione più precisa potrebbe essere ottenuta tramite un monitoraggio dedicato ai singoli versanti pedemontani che si ritengano vocati e in cui l'olivicoltura rappresenterebbe un mezzo di arricchimento della agrobiodiversità nonché una valida attrattiva turistica, contribuendo a diminuire la marginalità socio-economica del territorio e dei suoi abitanti.

"La coltura dell'olivo in Piemonte: potenzialità e sviluppi nell'area sud occidentale pedemontana."

BRIENZA, RICCARDO
2008/2009

Abstract

Negli ultimi anni, seguendo la tendenza generale del mondo agricolo italiano di introdurre coltivazioni mediterranee in aree sempre più settentrionali, in Piemonte sono stati messi a dimora numerosi uliveti. Nella nostra regione, tuttavia, l'olivicoltura è esistita anche nei secoli passati: documenti storici testimoniano infatti come l'olivo fosse presente nella nostra regione già nel Duecento. La scelta di un sito olivicolo richiede un'indagine climatologica atta a quantificare le potenziali situazioni di rischio. In questo lavoro è stata compiuta un'analisi delle condizioni climatiche dell'area sud occidentale pedemontana del Piemonte per individuare singole porzioni di tale territorio potenzialmente adatte all'olivicoltura considerando che in tale area sono già presenti impianti olivicoli. A tal fine, utilizzando i dati forniti da numerose stazioni meteorologiche sul territorio, sono state elaborate una serie di medie termiche e pluviometriche riferite ad un periodo recente ma tuttavia rappresentativo delle condizioni di variabilità nel tempo. Sebbene una prima analisi abbia confermato come, ad altitudini elevate, la semplice sopravvivenza dell'olivo risulti impossibile, tuttavia un approfondimento ha evidenziato come alcune località, site a quote leggermente superiori a quelle tipiche dell'olivicoltura piemontese, godano di condizioni particolarmente miti e paragonabili a quelle che si riscontrano ad altitudini inferiori. Particolarmente interessanti sono le temperature invernali relativamente miti e la bassa frequenza di eventi climatici estremi che possono mettere in pericolo la stessa sopravvivenza degli esemplari. Un successivo confronto fra diverse località pedemontane e Revello, zona già interessata dall'olivicoltura, ha evidenziato come è possibile il verificarsi nelle aree pedemontane di un rischio climatico perfino inferiore. Non è da tralasciare il rilevante ruolo della quota e dell'esposizione sulla buona riuscita di un uliveto: l'impianto di Revello, seppur considerabile a rischio per alcuni parametri rispetto alle stazioni site in area pedemontana, gode di una ottima esposizione a sud ¿ che migliora quindi l'irraggiamento ¿ e di una cura colturale particolarmente attenta. Un ulteriore raffronto di due stazioni meteorologiche situate nella stessa valle alpina, entrambe a quote vicine ai 1000 metri s.l.m. ma in condizioni totalmente opposte di esposizione, ha messo in luce notevoli differenze fra la stazione a settentrione e quella a mezzogiorno al punto che quest'ultima, pur risultando inadatta all'olivicoltura dal punto di vista del fabbisogno termico necessario alla fruttificazione, risulta soggetta a condizioni climatiche invernali miti e paragonabili a quelle tipiche della pianura piemontese. Tali risultati inducono a ritenere che grazie all'effetto delle condizioni locali di esposizione possano esistere luoghi potenzialmente adatti all'olivicoltura anche in aree ad altitudini inusuali: una loro identificazione più precisa potrebbe essere ottenuta tramite un monitoraggio dedicato ai singoli versanti pedemontani che si ritengano vocati e in cui l'olivicoltura rappresenterebbe un mezzo di arricchimento della agrobiodiversità nonché una valida attrattiva turistica, contribuendo a diminuire la marginalità socio-economica del territorio e dei suoi abitanti.
ITA
In accordance to actual italian agriculture's general trend of introducing mediterranean cultivations in more and more northern areas, a lot of olive trees have been planted these last years in Piedmont. But olive farming in our region was a reality in the past centuries too. Historical documents testify that olive tree was already present in our region during the thirtieth century. The selection of a potential olive-farming area requires a climatological investigation to quantify risk situations. This work analyses weather conditions in the south-western lowland mountainous area of Piedmont for locating portions of this territory that could be qualified for olive farming, knowing that olive plantations already exist in it. For this purpose, using daily observations supplied by many meteorological stations located in the territory, some thermal and pluviometrical mean data have been worked out. They refer to a recent period of time: despite of this, it rapresents variability conditions efficaciously. A first analysis confirms that it is impossible for olive tree to survive at high altitudes, but a deeper examination shows that some localities, situated on lightly higher altitudes than the ones where in Piedmont olive plantations actually lie, are subject to mild weather conditions that are comparable with the ones of lower altitudes. Mild winter temperatures and low frequencies of extreme conditions that put in damage the very outliving of olive trees are particularly interesting. A further comparison between many lowland mountainous localities and Revello, a locality where olive farming already exists, shows that lowland mountainous areas can be subject to lower climatic risks. The important role of altitude and exposure on the good result of an olive plantation has not to be left out: the plantation that is located in Revello, despite it could be considered more ¿at risk¿ than some stations that lie in lowland mountainous areas, benefits by a good south-exposure and by a careful farming. Another comparison between two meteorological stations located in the same valley, both at about 1000 meters above sea level but subject to opposite exposure, shows strong differences between the north-exposed station and the south-exposed one: this last one is not qualified for olive farming because of fruit bearing's thermal needs, but it is subject to mild winter conditions that are comparable to the ones of Piedmont's plain. These results induce to think that, thanks to local exposure conditions, olive farming qualified places could exist also in areas that are located at inusual altitudes: their precise identification could be got by monitoring the single lowland mountainous slopes that seem to be qualified and where it would rapresent a way to enrich biodiversity and a valid touristic attraction too, that could reduce social and economic marginality situations of the territory and its inhabitants.
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