Il presente elaborato si pone come primo obiettivo analizzare da un punto di vista contenutistico i versi 126-174 dell’VIII libro del capolavoro virgiliano, dedicati ai dialoghi che hanno luogo nella città di Pallanteo tra Enea ed Evandro, all’indomani dell’arrivo del condottiero nella regione del Lazio. Lo studio ha però come finalità prevalente indagare in che termini questi due dialoghi, che corrispondono il primo alla richiesta di un’alleanza militare da parte del troiano e il secondo alla calorosa accettazione di tale proposta da parte dell’anziano re arcade, si possono definire come appartenenti alla categoria dei discorsi formali della grande arte oratoria romana. Si è infatti pensato di organizzare la trattazione scandendo i versi sulla base della consueta organizzazione del discorso retorico latino in exordium, narratio, propositio, tractatio/argumentatio, refutatio e peroratio/epilogus, osservando se e come queste parti fossero presenti in ciascuno dei due casi analizzati. Virgilio, con la sua abilità, riesce a dare una forma concreta agli uomini e alle donne del suo poema, che emergono dalle pagine del testo per divenire reali e non semplici proiezioni fantastiche del suo genio creativo relegate al momento dell’evasione della lettura. Del resto questo è dimostrato dal fatto che, nonostante lo schema retorico sia individuabile come ossatura portante di questi discorsi, ciascuno di essi segue un suo andamento peculiare, irriducibile a ogni forma di semplificazione organizzativa. Per condurre tale studio ho deciso di trarre spunto primariamente dalle indagini di Heinze 1915 e Highet 1972, che offrono interessanti prospettive sul ruolo della parola in Virgilio, e da alcuni saggi di studiosi moderni utili a chiarire alcuni particolari della mia trattazione, sopratutto quelli relativi alla figura di Evandro come legislatore e fondatore del regno italico, a una possibile relazione omoerotica da lui avuta con il padre di Enea e la conseguente relazione di xenia che lo lega al figlio di costui, nonché per chiarire i complessi legami genealogici tra le stirpi troiane e arcadi. È inoltre offerta un’analisi dei contributi dei commentatori antichi Servio del IV secolo d.C. e Tiberio Claudio Donato del V d.C., i quali, con i loro testi, non solo attestano come fin dall'inizio l’Eneide fosse stata considerata un testo di grande notorietà e fondamentale importanza nella storia della letteratura latina, ma mostrano anche e soprattutto come l’intento di analizzare i discorsi virgiliani sulla base delle norme codificate dall’arte retorica fosse stato coltivato fin dall’epoca antica e non sia quindi una novità introdotta dagli studi contemporanei.
Il dialogo tra Enea ed Evandro nell'VIII libro dell'Eneide: tra le regole dell'arte retorica e il genio creativo di Virgilio.
BETTONTE, ORNELLA
2022/2023
Abstract
Il presente elaborato si pone come primo obiettivo analizzare da un punto di vista contenutistico i versi 126-174 dell’VIII libro del capolavoro virgiliano, dedicati ai dialoghi che hanno luogo nella città di Pallanteo tra Enea ed Evandro, all’indomani dell’arrivo del condottiero nella regione del Lazio. Lo studio ha però come finalità prevalente indagare in che termini questi due dialoghi, che corrispondono il primo alla richiesta di un’alleanza militare da parte del troiano e il secondo alla calorosa accettazione di tale proposta da parte dell’anziano re arcade, si possono definire come appartenenti alla categoria dei discorsi formali della grande arte oratoria romana. Si è infatti pensato di organizzare la trattazione scandendo i versi sulla base della consueta organizzazione del discorso retorico latino in exordium, narratio, propositio, tractatio/argumentatio, refutatio e peroratio/epilogus, osservando se e come queste parti fossero presenti in ciascuno dei due casi analizzati. Virgilio, con la sua abilità, riesce a dare una forma concreta agli uomini e alle donne del suo poema, che emergono dalle pagine del testo per divenire reali e non semplici proiezioni fantastiche del suo genio creativo relegate al momento dell’evasione della lettura. Del resto questo è dimostrato dal fatto che, nonostante lo schema retorico sia individuabile come ossatura portante di questi discorsi, ciascuno di essi segue un suo andamento peculiare, irriducibile a ogni forma di semplificazione organizzativa. Per condurre tale studio ho deciso di trarre spunto primariamente dalle indagini di Heinze 1915 e Highet 1972, che offrono interessanti prospettive sul ruolo della parola in Virgilio, e da alcuni saggi di studiosi moderni utili a chiarire alcuni particolari della mia trattazione, sopratutto quelli relativi alla figura di Evandro come legislatore e fondatore del regno italico, a una possibile relazione omoerotica da lui avuta con il padre di Enea e la conseguente relazione di xenia che lo lega al figlio di costui, nonché per chiarire i complessi legami genealogici tra le stirpi troiane e arcadi. È inoltre offerta un’analisi dei contributi dei commentatori antichi Servio del IV secolo d.C. e Tiberio Claudio Donato del V d.C., i quali, con i loro testi, non solo attestano come fin dall'inizio l’Eneide fosse stata considerata un testo di grande notorietà e fondamentale importanza nella storia della letteratura latina, ma mostrano anche e soprattutto come l’intento di analizzare i discorsi virgiliani sulla base delle norme codificate dall’arte retorica fosse stato coltivato fin dall’epoca antica e non sia quindi una novità introdotta dagli studi contemporanei. File | Dimensione | Formato | |
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