L'elaborato intende fornire, attraverso un'indagine storico-territoriale e normativa, una panoramica completa della diffusione degli Usi civici sul territorio della provincia di Cuneo. Categoria giuridica del diritto italiano molto controversa, con l'accezione ¿Usi civici¿ si intendono individuare, non senza incorrere in una eccessiva generalizzazione, tutti quei diritti che attribuiscono agli individui appartenenti ad una determinata comunità territoriale, solitamente un comune o una sua frazione, la facoltà di utilizzare fondi di proprietà privata o demaniale per ricavarne i beni necessari a soddisfare i propri bisogni primari della vita e quelli dei loro familiari. Di origine storica immemorabile, probabilmente mutuati dal diritto consuetudinario delle popolazioni barbare di origine germanica durante il procedimento di infeudazione del territorio, i diritti d'uso collettivo conobbero il loro periodo di massima diffusione durante tutto il Medioevo. Osteggiati apertamente nel corso dell'Ottocento dal legislatore rivoluzionario di ispirazione liberale, in quanto limitavano il libero e pieno godimento della proprietà privata, durante la dittatura fascista, con l'emanazione del R.D. 22 maggio 1924, n. 751, convertito due anni dopo nella Legge 1766/1927, tutt'ora vigente, al fine di ricostituire la piena proprietà fondiaria si dispose la liquidazione su tutto il territorio nazionale dei diritti d'uso collettivo sulle terre allodiali, operazione che fu accompagnata dal riordino delle forme di utilizzo collettivo sulle terre appartenenti al demanio feudale. Superata la funzione agricolo-pastorale attribuita agli usi civici dalla legge del '27 a causa dello spopolamento delle zone montane provocato dall'esodo della popolazione verso le aree industriali urbane alla ricerca di una vita più agevole, negli anni ottanta del secolo scorso, i territori gravati da usi civici hanno assunto grande rilevanza quali indicatori di tutela dell'ambiente naturale grazie all'approvazione di alcuni provvedimenti legislativi sulla tutela del paesaggio, tra cui giova ricordare la Legge 431/85, e dall'elaborazione giurisprudenziale della Corte Costituzionale in merito. Da ultimo, in epoca recentissima, attraverso la Legge 168/2017, il legislatore ha finalmente riconosciuto nei patrimoni collettivi, modificando anche la terminologia che li contraddistingue, una nuova tipologia di proprietà, differente da quella tipizzata nel codice civile dal legislatore liberale. L'elaborato segue due filoni principali. Nella prima parte sono illustrate le origini storiche degli usi civici, con particolare riferimento alla realtà territoriale piemontese, la legislazione vigente e l'elaborazione giurisprudenziale in materia, le funzioni degli organismi pubblici amministrativi e giurisidizionali in materia, le procedure gestionali dei demani collettivi e gli organismi di rappresentanza degli usucivisti (cives). Nella seconda parte sono illustrate la natura giuridica, le forme praticate e l'estensione dei diritti collettivi d'uso presenti sul territorio della provincia di Cuneo. Risultato della ricerca compiuta è stata l'individuazione nel territorio montano della provincia di un enorme patrimonio collettivo, sconosciuto ai più, che, qualora fosse utilizzato razionalmente mediante iniziative imprenditoriali gestite dalle popolazioni locali (Agriturismo ed ecoturismo, impianti di produzione di energia a biomassa ed idroelettriche), potrebbe dare un forte impulso all'economia delle terre alte della ¿Provincia Granda¿ creando i presupposti affinché questi aspri, ma bellissimi, territori possano ritornare ad essere popolati dalle nuove generazioni.​

Gli usi civili: un esame degli usi locali nella provincia di Cuneo​

PUNZI, VINCENZO
2018/2019

Abstract

L'elaborato intende fornire, attraverso un'indagine storico-territoriale e normativa, una panoramica completa della diffusione degli Usi civici sul territorio della provincia di Cuneo. Categoria giuridica del diritto italiano molto controversa, con l'accezione ¿Usi civici¿ si intendono individuare, non senza incorrere in una eccessiva generalizzazione, tutti quei diritti che attribuiscono agli individui appartenenti ad una determinata comunità territoriale, solitamente un comune o una sua frazione, la facoltà di utilizzare fondi di proprietà privata o demaniale per ricavarne i beni necessari a soddisfare i propri bisogni primari della vita e quelli dei loro familiari. Di origine storica immemorabile, probabilmente mutuati dal diritto consuetudinario delle popolazioni barbare di origine germanica durante il procedimento di infeudazione del territorio, i diritti d'uso collettivo conobbero il loro periodo di massima diffusione durante tutto il Medioevo. Osteggiati apertamente nel corso dell'Ottocento dal legislatore rivoluzionario di ispirazione liberale, in quanto limitavano il libero e pieno godimento della proprietà privata, durante la dittatura fascista, con l'emanazione del R.D. 22 maggio 1924, n. 751, convertito due anni dopo nella Legge 1766/1927, tutt'ora vigente, al fine di ricostituire la piena proprietà fondiaria si dispose la liquidazione su tutto il territorio nazionale dei diritti d'uso collettivo sulle terre allodiali, operazione che fu accompagnata dal riordino delle forme di utilizzo collettivo sulle terre appartenenti al demanio feudale. Superata la funzione agricolo-pastorale attribuita agli usi civici dalla legge del '27 a causa dello spopolamento delle zone montane provocato dall'esodo della popolazione verso le aree industriali urbane alla ricerca di una vita più agevole, negli anni ottanta del secolo scorso, i territori gravati da usi civici hanno assunto grande rilevanza quali indicatori di tutela dell'ambiente naturale grazie all'approvazione di alcuni provvedimenti legislativi sulla tutela del paesaggio, tra cui giova ricordare la Legge 431/85, e dall'elaborazione giurisprudenziale della Corte Costituzionale in merito. Da ultimo, in epoca recentissima, attraverso la Legge 168/2017, il legislatore ha finalmente riconosciuto nei patrimoni collettivi, modificando anche la terminologia che li contraddistingue, una nuova tipologia di proprietà, differente da quella tipizzata nel codice civile dal legislatore liberale. L'elaborato segue due filoni principali. Nella prima parte sono illustrate le origini storiche degli usi civici, con particolare riferimento alla realtà territoriale piemontese, la legislazione vigente e l'elaborazione giurisprudenziale in materia, le funzioni degli organismi pubblici amministrativi e giurisidizionali in materia, le procedure gestionali dei demani collettivi e gli organismi di rappresentanza degli usucivisti (cives). Nella seconda parte sono illustrate la natura giuridica, le forme praticate e l'estensione dei diritti collettivi d'uso presenti sul territorio della provincia di Cuneo. Risultato della ricerca compiuta è stata l'individuazione nel territorio montano della provincia di un enorme patrimonio collettivo, sconosciuto ai più, che, qualora fosse utilizzato razionalmente mediante iniziative imprenditoriali gestite dalle popolazioni locali (Agriturismo ed ecoturismo, impianti di produzione di energia a biomassa ed idroelettriche), potrebbe dare un forte impulso all'economia delle terre alte della ¿Provincia Granda¿ creando i presupposti affinché questi aspri, ma bellissimi, territori possano ritornare ad essere popolati dalle nuove generazioni.​
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/149216