Arcobacter spp. è un batterio patogeno emergente che comunemente viene ritrovato nella filiera alimentare. Il batterio è stato classificato come appartenente alla famiglia Campylobacteraceae, classe Epsilonproteobacteria e si presenta come un bacillo curvo, gram-negativo, asporigeno. In origine, la sua presenza è stata notificata in carne avicola, bovina e suina. Il primo a capire la diversità tra questo microrganismo e il più comune Campylobacter spp., con il quale spesso Arcobacter veniva confuso, è stato Vandamme et al., che nel 1991 ha segnalato l’esistenza di questo nuovo patogeno. Arcobacter spp. prolifera in condizioni di aerofilia e microaerofilia, con temperature che si delineano tra 15°C e 42°C, ed un pH che si colloca tra 5.5 e 9.5, con un optimum di crescita che risiede a 30°C a pH circa 7.0. Di particolare rilievo è anche la resistenza dell’Arcobacter al congelamento: alcuni suoi ceppi son stati confermati resistenti a temperature di -20°C per un arco temporale di addirittura 6 mesi. Arcobacter spp. è responsabile di malattie sull’uomo e sugli animali quale enterite batterica, ma anche batteriemia e peritonite. La sua natura di batterio antibioticoresistente lo rende difficile da contrastare con i farmaci più conosciuti. La capacità di formare biofilm, soprattutto di alcuni suoi ceppi più diffusi, classifica il batterio come persistente sulle superfici. Questa abilità conferisce tenacia al patogeno contro le operazioni di sanificazione, e maggiore pericolosità nelle filiere alimentari. Molteplici studi hanno infatti riportato come il microrganismo si sia reso responsabile di contaminazioni crociate tra diversi alimenti. Le specie più comunemente studiate di tale microrganismo sono Arcobacter butzleri, Arcobacter cryaerophilus e Arcobacter skirrowii in quanto spesso associate a condizioni cliniche. A. butzleri in particolare data la sua patogenicità e la sua elevata frequenza di isolamento, è facile classificarlo come tra i più pericolosi batteri appartenenti alla famiglia Campylobacteraceae. Negli anni il ritrovamento dell’Arcobacter è avvenuto con frequenza maggiore in prodotti e in ambienti via via più diversificati. Esso è infatti stato rinvenuto oltre che nelle carni di animali destinati al macello, anche in animali domestici come cani e gatti, in acque reflue, acque piovane, mari, fiumi, falde acquifere, verdure e ortaggi. I prodotti vegetali in particolare sono recentemente divenuti oggetto di attente analisi. La presenza di Arcobacter spp. su substrati così differenti da quello delle carni a cui normalmente veniva associato, ha suscitato preoccupazione nella comunità scientifica. L’elaborato di tesi si propone di analizzare le possibili vie di diffusione del batterio nella filiera ortofrutticola. La ricerca condotta mira quindi ad indagare la correlazione che vi è tra acque inquinate da Arcobacter spp. e la presenza del medesimo batterio su verdure e ortaggi. È stato ipotizzato che in molti casi i prodotti ortofrutticoli vengano contaminati da Arcobacter per mezzo di acque risultanti soggette a tale microrganismo. Molti studi hanno infatti evidenziato come gli effluenti zootecnici di allevamenti quali di bovini, suini e di pollame, frequentemente entrino in contatto con acque reflue per il loro smaltimento. Quest’ultime possono diventare fonte di contaminazione per piante, animali, fiumi, mari e falde. A favorire questa dinamica sono le piogge che innalzano il livello degli effluenti fognari, creando fuoriuscite

Diffusione del patogeno emergente Arcobacter spp. in prodotti vegetali

BOFFA, EMANUELE
2022/2023

Abstract

Arcobacter spp. è un batterio patogeno emergente che comunemente viene ritrovato nella filiera alimentare. Il batterio è stato classificato come appartenente alla famiglia Campylobacteraceae, classe Epsilonproteobacteria e si presenta come un bacillo curvo, gram-negativo, asporigeno. In origine, la sua presenza è stata notificata in carne avicola, bovina e suina. Il primo a capire la diversità tra questo microrganismo e il più comune Campylobacter spp., con il quale spesso Arcobacter veniva confuso, è stato Vandamme et al., che nel 1991 ha segnalato l’esistenza di questo nuovo patogeno. Arcobacter spp. prolifera in condizioni di aerofilia e microaerofilia, con temperature che si delineano tra 15°C e 42°C, ed un pH che si colloca tra 5.5 e 9.5, con un optimum di crescita che risiede a 30°C a pH circa 7.0. Di particolare rilievo è anche la resistenza dell’Arcobacter al congelamento: alcuni suoi ceppi son stati confermati resistenti a temperature di -20°C per un arco temporale di addirittura 6 mesi. Arcobacter spp. è responsabile di malattie sull’uomo e sugli animali quale enterite batterica, ma anche batteriemia e peritonite. La sua natura di batterio antibioticoresistente lo rende difficile da contrastare con i farmaci più conosciuti. La capacità di formare biofilm, soprattutto di alcuni suoi ceppi più diffusi, classifica il batterio come persistente sulle superfici. Questa abilità conferisce tenacia al patogeno contro le operazioni di sanificazione, e maggiore pericolosità nelle filiere alimentari. Molteplici studi hanno infatti riportato come il microrganismo si sia reso responsabile di contaminazioni crociate tra diversi alimenti. Le specie più comunemente studiate di tale microrganismo sono Arcobacter butzleri, Arcobacter cryaerophilus e Arcobacter skirrowii in quanto spesso associate a condizioni cliniche. A. butzleri in particolare data la sua patogenicità e la sua elevata frequenza di isolamento, è facile classificarlo come tra i più pericolosi batteri appartenenti alla famiglia Campylobacteraceae. Negli anni il ritrovamento dell’Arcobacter è avvenuto con frequenza maggiore in prodotti e in ambienti via via più diversificati. Esso è infatti stato rinvenuto oltre che nelle carni di animali destinati al macello, anche in animali domestici come cani e gatti, in acque reflue, acque piovane, mari, fiumi, falde acquifere, verdure e ortaggi. I prodotti vegetali in particolare sono recentemente divenuti oggetto di attente analisi. La presenza di Arcobacter spp. su substrati così differenti da quello delle carni a cui normalmente veniva associato, ha suscitato preoccupazione nella comunità scientifica. L’elaborato di tesi si propone di analizzare le possibili vie di diffusione del batterio nella filiera ortofrutticola. La ricerca condotta mira quindi ad indagare la correlazione che vi è tra acque inquinate da Arcobacter spp. e la presenza del medesimo batterio su verdure e ortaggi. È stato ipotizzato che in molti casi i prodotti ortofrutticoli vengano contaminati da Arcobacter per mezzo di acque risultanti soggette a tale microrganismo. Molti studi hanno infatti evidenziato come gli effluenti zootecnici di allevamenti quali di bovini, suini e di pollame, frequentemente entrino in contatto con acque reflue per il loro smaltimento. Quest’ultime possono diventare fonte di contaminazione per piante, animali, fiumi, mari e falde. A favorire questa dinamica sono le piogge che innalzano il livello degli effluenti fognari, creando fuoriuscite
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