The thesis is focused on the phenomenon of slavery in Italy, making reference to some general remarks about the history of slavery, before and after the medieval experience of this phenomenon in Italy. Italy, when it was the centre of Roman Empire, knew a sophisticated slaveholding culture and tradition which Romans provided to bequeath to their posterity. The abitudinary expressions in latin eventually modified the italian dialect and lenguage. The slavery lenguage thematic is analysed in the chapters. In the first chapter we take a look to the ethimological aspect of the words of slavery. In the second chapter the attention turns to the lenguage of contracts and to the lenguage of the law. The third and the fourth chapters are focused on the antropological and social aspect of slavery, analysing some theories written by philosophers and economists who tried to explain the existence of this phenomenon. The analysis is concentrated on markets and slave's prices too, and how they changed and adapted through the history. With the coming of the early Middle Age the Roman culture collapses, from north to south Italy, and it's replaced by other slaveholding cultures; the Longobards are settled in the north and in the centre of the peninsula and the Muslims take the control of Sicily. The costum of holding slaves goes ahead in the early Middle Age and between the years 1000 and 1350 slaves became very much common as properties and items, especially in the coastal town of the north, such as Genova and Venezia. The plague of XIV century makes slaves more expensive, but also more useful, in a world with lack of manpower. From the XVI century slavery begin to disappear in Italy, buti t persists on galleys, where slaves replace free men as rowers. In the XVIII century slavery is finally disappeared in Italy. The italian experience marked in an irreversible way the slaveholding tradition; this tradition is carried to the New World by Cristoforo Colombo and it will change the global economy.
La tesi si focalizza sul fenomeno della schiavitù in Italia, facendo riferimento ad alcune generali osservazioni riguardo la sua storia, prima, dopo e durante l'esperienza medievale di questo fenomeno nel nostro Paese. L'Italia, essendo centro dell'Impero Romano, ha potuto conoscere una cultura e una tradizione schiavistica sofisticata, che i Romani hanno lasciato in eredità ai loro posteri. Le abitudinarie espressioni in latino hanno inevitabilmente modellato i dialetti, e quindi il linguaggio, degli italiani. La tematica del linguaggio della schiavitù viene analizzata nei capitoli. Nel primo capitolo vi è uno sguardo etimologico, mentre nel secondo l'attenzione è rivolta al linguaggio dei contratti e delle leggi sulla schiavitù. Il terzo e il quarto capitolo volgono uno sguardo antropologico e sociale sulla schiavitù, analizzando le teorie di filosofi ed economisti, medievali e non, i quali hanno cercato di spiegare l'esistenza di questo fenomeno. L'analisi si concentra anche sui mercati e sui prezzi degli schiavi, e come essi cambiano e si adattano in base al susseguirsi degli eventi storici. Con l'avvento dell'Alto Medioevo la cultura Romana collassa, anche nelle aree Bizantine del sud Italia, e viene rimpiazzata da altre culture schiavistiche; al nord e al centro della penisola si insediano i Longobardi, mentre la Sicilia finisce sotto il dominio Musulmano. L'abitudine di possedere schiavi prosegue nell'Alto Medioevo e, tra il 1000 e il 1350, essi diventano poi molto comuni, come beni di proprietà e oggetti da commerciare, specie nelle aree marittime settentrionali di Venezia e Genova. L' epidemia di peste del secolo XIV rende gli schiavi più cari, ma anche più utili e desiderati, in un mondo decimato dalla malattia e bisognoso di manodopera. Dal secolo XVI la schiavitù inizia ad affievolirsi in Italia, ma persiste sulle galee, dove schiavi di varie etnie sostituiscono gli uomini liberi come rematori. Nel secolo XVIII, in Italia, la schiavitù è infine virtualmente sparita. L'esperienza italiana ha segnato la tradizione schiavistica in modo irreversibile; questa tradizione viene poi trasportata da Cristoforo Colombo nelle Americhe, ed essa finirà per condizionare l'economia globale.
Essere schiavo nell'Italia medievale
RANZANI, UMBERTO
2019/2020
Abstract
La tesi si focalizza sul fenomeno della schiavitù in Italia, facendo riferimento ad alcune generali osservazioni riguardo la sua storia, prima, dopo e durante l'esperienza medievale di questo fenomeno nel nostro Paese. L'Italia, essendo centro dell'Impero Romano, ha potuto conoscere una cultura e una tradizione schiavistica sofisticata, che i Romani hanno lasciato in eredità ai loro posteri. Le abitudinarie espressioni in latino hanno inevitabilmente modellato i dialetti, e quindi il linguaggio, degli italiani. La tematica del linguaggio della schiavitù viene analizzata nei capitoli. Nel primo capitolo vi è uno sguardo etimologico, mentre nel secondo l'attenzione è rivolta al linguaggio dei contratti e delle leggi sulla schiavitù. Il terzo e il quarto capitolo volgono uno sguardo antropologico e sociale sulla schiavitù, analizzando le teorie di filosofi ed economisti, medievali e non, i quali hanno cercato di spiegare l'esistenza di questo fenomeno. L'analisi si concentra anche sui mercati e sui prezzi degli schiavi, e come essi cambiano e si adattano in base al susseguirsi degli eventi storici. Con l'avvento dell'Alto Medioevo la cultura Romana collassa, anche nelle aree Bizantine del sud Italia, e viene rimpiazzata da altre culture schiavistiche; al nord e al centro della penisola si insediano i Longobardi, mentre la Sicilia finisce sotto il dominio Musulmano. L'abitudine di possedere schiavi prosegue nell'Alto Medioevo e, tra il 1000 e il 1350, essi diventano poi molto comuni, come beni di proprietà e oggetti da commerciare, specie nelle aree marittime settentrionali di Venezia e Genova. L' epidemia di peste del secolo XIV rende gli schiavi più cari, ma anche più utili e desiderati, in un mondo decimato dalla malattia e bisognoso di manodopera. Dal secolo XVI la schiavitù inizia ad affievolirsi in Italia, ma persiste sulle galee, dove schiavi di varie etnie sostituiscono gli uomini liberi come rematori. Nel secolo XVIII, in Italia, la schiavitù è infine virtualmente sparita. L'esperienza italiana ha segnato la tradizione schiavistica in modo irreversibile; questa tradizione viene poi trasportata da Cristoforo Colombo nelle Americhe, ed essa finirà per condizionare l'economia globale.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/148679