La monografia pubblicata nel 2001 da Luigi Hyerace resta ad oggi il catalogo ragionato più completo delle opere di Agostino Scilla. Tuttavia, oltre vent'anni di studi e ricerche hanno ricondotto al pittore messinese diverse altre opere, rintracciate tra collezioni pubbliche e private e mercato antiquario, e portato sotto gli occhi degli studiosi nuovi documenti i quali, da un lato, fanno luce sulle circostanze biografiche dell'attività del pittore, dall'altro, mettono parzialmente in discussione quel che si presumeva della cronologia delle sue opere. Con questo lavoro si intende quindi sistematizzare le informazioni documentali oggi in nostro possesso, valutare gli eventuali contrasti con le precedenti convinzioni, rettificare, alla luce di questi, alcuni dati cronologici della biografia dell'artista e, allo stesso tempo, proporre nuovi spunti di ricerca. In particolare, si ripercorreranno gli spostamenti del pittore in Sicilia, concentrati soprattutto negli anni Cinquanta, e le ripetute prese di contatto con l'ambiente romano, cercandone le ragioni nella realtà politica della Messina e della Sicilia del tempo. Si ricostruirà la sua rete di relazioni con i principali committenti – Antonio Ruffo, Carlo di Gregorio, Giovanni Antonio Capobianco, Simone Carafa – con i botanici Pietro Castelli e Paolo Boccone e con altri artisti quali Abraham Brueghel e Carlo Maratta. Si seguirà lo sviluppo dei suoi interessi collezionistici e scientifici e si ricorderanno i cantieri e le opere principali. A completamento del lavoro, si presenta una selezione di schede relative alle tre pale d'altare di Agostino Scilla esposte nel Museo di Messina, quale avvio per una più ampia schedatura. Gli studi in ambito messinese presentano delle peculiari difficoltà: ci si trova spesso a riflettere su opere sparite sotto la forza distruttiva dei terremoti come delle guerre, o trafugate e disperse dall'opportunismo dei più vari avventori; e spesso non ci si può avvalere nemmeno di documenti d'archivio, decimati ancor più delle opere d'arte nelle medesime circostanze che hanno falcidiato il patrimonio artistico della città di Messina. Ma, a dirla tutta, la vera difficoltà è quella di ragionare su una città che non esiste più, una Messina barocca che, come una vera e propria Atlantide, il 28 dicembre 1908 sparì sotto un cumulo di macerie per poi risorgere con un volto nuovo.

I dipinti di Agostino Scilla nel Museo di Messina. Avvio di una schedatura

SIGNORELLO, GIUSEPPE
2021/2022

Abstract

La monografia pubblicata nel 2001 da Luigi Hyerace resta ad oggi il catalogo ragionato più completo delle opere di Agostino Scilla. Tuttavia, oltre vent'anni di studi e ricerche hanno ricondotto al pittore messinese diverse altre opere, rintracciate tra collezioni pubbliche e private e mercato antiquario, e portato sotto gli occhi degli studiosi nuovi documenti i quali, da un lato, fanno luce sulle circostanze biografiche dell'attività del pittore, dall'altro, mettono parzialmente in discussione quel che si presumeva della cronologia delle sue opere. Con questo lavoro si intende quindi sistematizzare le informazioni documentali oggi in nostro possesso, valutare gli eventuali contrasti con le precedenti convinzioni, rettificare, alla luce di questi, alcuni dati cronologici della biografia dell'artista e, allo stesso tempo, proporre nuovi spunti di ricerca. In particolare, si ripercorreranno gli spostamenti del pittore in Sicilia, concentrati soprattutto negli anni Cinquanta, e le ripetute prese di contatto con l'ambiente romano, cercandone le ragioni nella realtà politica della Messina e della Sicilia del tempo. Si ricostruirà la sua rete di relazioni con i principali committenti – Antonio Ruffo, Carlo di Gregorio, Giovanni Antonio Capobianco, Simone Carafa – con i botanici Pietro Castelli e Paolo Boccone e con altri artisti quali Abraham Brueghel e Carlo Maratta. Si seguirà lo sviluppo dei suoi interessi collezionistici e scientifici e si ricorderanno i cantieri e le opere principali. A completamento del lavoro, si presenta una selezione di schede relative alle tre pale d'altare di Agostino Scilla esposte nel Museo di Messina, quale avvio per una più ampia schedatura. Gli studi in ambito messinese presentano delle peculiari difficoltà: ci si trova spesso a riflettere su opere sparite sotto la forza distruttiva dei terremoti come delle guerre, o trafugate e disperse dall'opportunismo dei più vari avventori; e spesso non ci si può avvalere nemmeno di documenti d'archivio, decimati ancor più delle opere d'arte nelle medesime circostanze che hanno falcidiato il patrimonio artistico della città di Messina. Ma, a dirla tutta, la vera difficoltà è quella di ragionare su una città che non esiste più, una Messina barocca che, come una vera e propria Atlantide, il 28 dicembre 1908 sparì sotto un cumulo di macerie per poi risorgere con un volto nuovo.
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