Sir William Jones, founder of the Asiatic Society of Bengal, established the importance of studying the Sanskrit language in comparison with Greek and Latin. Starting from this moment, scholars began to learn Sanskrit and to study its linguistic and grammatical principles, also turning to the Indian traditional texts relating to the discipline of vyākaraṇa. With this term we want to indicate one of the six vedāṅga, the auxiliary sciences apt to correctly interpret the Vedas, without which it is not possible to fully understand their meaning. In contemporary western languages, the term vyākaraṇa is translated with the word "grammar"; in reality, it does not only mean grammar, but also philosophy of language, linguistics, semiotics and semantics. The oldest works dealing with grammar have not been preserved because they have been supplanted and absorbed by the main works of the muni triad, Pāṇini's Aṣṭādhyāyī, Kātyāyana's vārttikas and Patañjali's Mahābhāṣya. These basic texts are followed by the works of subsequent commentators which are divided into two categories: linear and reordered commentaries. The linear commentaries, so called because they comment on the Aṣṭādhyāyī in the original order studied by Pāṇini, are represented by the Kāśikāvṛtti, called Kāśikā, of Jayāditya and Vāmana (VII century). Instead, the reordered commentaries are those that revise the linearity of the Pāṇinian norms, in order to group rules related to the same topic in the same section. In this regard, the most important work is the Siddhāntakaumudī composed by Bhaṭṭojī Dīkṣita in the XVI-XVII century, followed by two other reordered commentaries, the Laghusiddhāntakaumudī of Varadarāja (XVIII century) and the Bālasiddhāntakaumudī of Miśra (XX century). In my thesis this two works are compared, since they are two later comments to Pāṇini's Aṣṭādhyāyī which have the main task of instructing the bāla (literally "children") in grammar. Some aphorisms are selected from these comments, useful to explain the union of the nominal theme with a specific affix provided by the pratyāhāra sUP. In this way, it is possible to deal with the formation of the seven cases of Sanskrit grammar and derive the nominal declension of three specific terms: rāma-, masculine noun ending in short -a; ramā-, feminine noun ending in long -ā; jñāna-, literally "knowledge", neutral name ending in short -a. The goal is to demonstrate that, by studying a small number of rules, it is possible to recognize some of the main nominal declension, without memorizing them anymore. These are the basis for a broader project that aims to build a sort of compendium, a more simplified version of the Bālasiddhāntakaumudī, useful for a better understanding of Pāṇin grammar.

Sir William Jones, fondatore della Asiatic Society of Bengal, stabilì l'importanza dello studio della lingua sanscrita dal punto di vista della comparazione con il greco e il latino. A partire da questo momento, gli studiosi iniziarono a confrontarsi con il sanscrito e a studiarne i principi linguistici e grammaticali, rivolgendosi anche ai testi della tradizione indiana relativi alla disciplina del vyākaraṇa. Con questo termine si vuole indicare uno dei sei vedāṅga, ossia le scienze ausiliarie atte a interpretare correttamente il Veda, senza le quali non è possibile comprenderne a fondo il significato. Nelle lingue occidentali contemporanee, il termine vyākaraṇa è tradotto con la parola “grammatica”, ma in realtà non indica soltanto grammatica in senso stretto, anche filosofia del linguaggio, linguistica, semiotica e semantica. Le opere più antiche che si occupano della grammatica non sono state conservate perché sono state soppiantate e assorbite dalle opere principali della triade dei muni, l'Aṣṭādhyāyī di Pāṇini, i vārttika di Kātyāyana e il Mahābhāṣya di Patañjali. Questi testi di base sono seguiti dalle opere dei commentatori successivi che sono suddivise in due categorie: i commentari lineari e quelli riordinati. I commentari lineari, così chiamati poiché commentano l'Aṣṭādhyāyī nell'ordine originario studiato da Pāṇini, sono rappresentati dalla Kāśikāvṛtti, detta Kāśikā, di Jayāditya e Vāmana (VII secolo). Invece, i commentari riordinati sono quelli che rivedono la linearità delle norme pāṇiniane, al fine di raggruppare in una stessa sezione tutto ciò che riguarda il medesimo argomento. A questo proposito, l'opera più importante è la Siddhāntakaumudī composta da Bhaṭṭojī Dīkṣita nel XVI-XVII secolo, seguita da altri due commentari riordinati, la Laghusiddhāntakaumudī di Varadarāja (XVIII secolo) e la Bālasiddhāntakaumudī di Miśra (XX secolo). Nella tesi sono messe a confronto queste due opere, poiché si tratta di due commenti seriori all'Aṣṭādhyāyī di Pāṇini che si propongono come compito principale quello di istruire i bāla (letteralmente “bambini”) nella grammatica. Da questi commenti vengono selezionati alcuni aforismi, utili a spiegare l'unione del tema nominale con uno specifico affisso fornito dal pratyāhāra sUP. In questo modo, è possibile affrontare la formazione dei sette casi della grammatica sanscrita e derivare la declinazione nominale di tre termini specifici: rāma-, nome proprio maschile che termina in -a breve; ramā-, nome proprio femminile che termina in -ā lunga; jñāna-, letteralmente “conoscenza”, nome neutro che termina in -a breve. L'obiettivo è quello di dimostrare che, studiando un esiguo numero di regole, è possibile riconoscere alcune delle principali declinazioni nominali, senza più necessità di mandarle a memoria. Si tratta di porre le basi per un progetto più ampio che mira alla costruzione di una sorta di compendio, una versione più semplificata della Bālasiddhāntakaumudī, utile per una maggiore comprensione della grammatica pāṇiniana.

Subantaprakaranam. Laghusiddhāntakaumudī e Bālasiddhāntakaumudī a confronto

FERRERO, VALENTINA
2018/2019

Abstract

Sir William Jones, fondatore della Asiatic Society of Bengal, stabilì l'importanza dello studio della lingua sanscrita dal punto di vista della comparazione con il greco e il latino. A partire da questo momento, gli studiosi iniziarono a confrontarsi con il sanscrito e a studiarne i principi linguistici e grammaticali, rivolgendosi anche ai testi della tradizione indiana relativi alla disciplina del vyākaraṇa. Con questo termine si vuole indicare uno dei sei vedāṅga, ossia le scienze ausiliarie atte a interpretare correttamente il Veda, senza le quali non è possibile comprenderne a fondo il significato. Nelle lingue occidentali contemporanee, il termine vyākaraṇa è tradotto con la parola “grammatica”, ma in realtà non indica soltanto grammatica in senso stretto, anche filosofia del linguaggio, linguistica, semiotica e semantica. Le opere più antiche che si occupano della grammatica non sono state conservate perché sono state soppiantate e assorbite dalle opere principali della triade dei muni, l'Aṣṭādhyāyī di Pāṇini, i vārttika di Kātyāyana e il Mahābhāṣya di Patañjali. Questi testi di base sono seguiti dalle opere dei commentatori successivi che sono suddivise in due categorie: i commentari lineari e quelli riordinati. I commentari lineari, così chiamati poiché commentano l'Aṣṭādhyāyī nell'ordine originario studiato da Pāṇini, sono rappresentati dalla Kāśikāvṛtti, detta Kāśikā, di Jayāditya e Vāmana (VII secolo). Invece, i commentari riordinati sono quelli che rivedono la linearità delle norme pāṇiniane, al fine di raggruppare in una stessa sezione tutto ciò che riguarda il medesimo argomento. A questo proposito, l'opera più importante è la Siddhāntakaumudī composta da Bhaṭṭojī Dīkṣita nel XVI-XVII secolo, seguita da altri due commentari riordinati, la Laghusiddhāntakaumudī di Varadarāja (XVIII secolo) e la Bālasiddhāntakaumudī di Miśra (XX secolo). Nella tesi sono messe a confronto queste due opere, poiché si tratta di due commenti seriori all'Aṣṭādhyāyī di Pāṇini che si propongono come compito principale quello di istruire i bāla (letteralmente “bambini”) nella grammatica. Da questi commenti vengono selezionati alcuni aforismi, utili a spiegare l'unione del tema nominale con uno specifico affisso fornito dal pratyāhāra sUP. In questo modo, è possibile affrontare la formazione dei sette casi della grammatica sanscrita e derivare la declinazione nominale di tre termini specifici: rāma-, nome proprio maschile che termina in -a breve; ramā-, nome proprio femminile che termina in -ā lunga; jñāna-, letteralmente “conoscenza”, nome neutro che termina in -a breve. L'obiettivo è quello di dimostrare che, studiando un esiguo numero di regole, è possibile riconoscere alcune delle principali declinazioni nominali, senza più necessità di mandarle a memoria. Si tratta di porre le basi per un progetto più ampio che mira alla costruzione di una sorta di compendio, una versione più semplificata della Bālasiddhāntakaumudī, utile per una maggiore comprensione della grammatica pāṇiniana.
STUDI UMANISTICI
LINGUE E CIVILTA' DELL'ASIA E DELL'AFRICA
ITA
Sir William Jones, founder of the Asiatic Society of Bengal, established the importance of studying the Sanskrit language in comparison with Greek and Latin. Starting from this moment, scholars began to learn Sanskrit and to study its linguistic and grammatical principles, also turning to the Indian traditional texts relating to the discipline of vyākaraṇa. With this term we want to indicate one of the six vedāṅga, the auxiliary sciences apt to correctly interpret the Vedas, without which it is not possible to fully understand their meaning. In contemporary western languages, the term vyākaraṇa is translated with the word "grammar"; in reality, it does not only mean grammar, but also philosophy of language, linguistics, semiotics and semantics. The oldest works dealing with grammar have not been preserved because they have been supplanted and absorbed by the main works of the muni triad, Pāṇini's Aṣṭādhyāyī, Kātyāyana's vārttikas and Patañjali's Mahābhāṣya. These basic texts are followed by the works of subsequent commentators which are divided into two categories: linear and reordered commentaries. The linear commentaries, so called because they comment on the Aṣṭādhyāyī in the original order studied by Pāṇini, are represented by the Kāśikāvṛtti, called Kāśikā, of Jayāditya and Vāmana (VII century). Instead, the reordered commentaries are those that revise the linearity of the Pāṇinian norms, in order to group rules related to the same topic in the same section. In this regard, the most important work is the Siddhāntakaumudī composed by Bhaṭṭojī Dīkṣita in the XVI-XVII century, followed by two other reordered commentaries, the Laghusiddhāntakaumudī of Varadarāja (XVIII century) and the Bālasiddhāntakaumudī of Miśra (XX century). In my thesis this two works are compared, since they are two later comments to Pāṇini's Aṣṭādhyāyī which have the main task of instructing the bāla (literally "children") in grammar. Some aphorisms are selected from these comments, useful to explain the union of the nominal theme with a specific affix provided by the pratyāhāra sUP. In this way, it is possible to deal with the formation of the seven cases of Sanskrit grammar and derive the nominal declension of three specific terms: rāma-, masculine noun ending in short -a; ramā-, feminine noun ending in long -ā; jñāna-, literally "knowledge", neutral name ending in short -a. The goal is to demonstrate that, by studying a small number of rules, it is possible to recognize some of the main nominal declension, without memorizing them anymore. These are the basis for a broader project that aims to build a sort of compendium, a more simplified version of the Bālasiddhāntakaumudī, useful for a better understanding of Pāṇin grammar.
IMPORT DA TESIONLINE
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
779561_subantaprakaranam.laghusiddhantakaumudiebalasiddhantakaumudiaconfronto-valentinaferrero.pdf

non disponibili

Tipologia: Altro materiale allegato
Dimensione 1.14 MB
Formato Adobe PDF
1.14 MB Adobe PDF

I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/148185