L’obiettivo di questa tesi è esaminare l'evoluzione della normativa sui contratti di lavoro a tempo determinato in Italia, delineando la situazione attuale e le possibili tendenze future, con particolare attenzione al ruolo della contrattazione collettiva. La normativa sui contratti a termine, diversificata in base agli scopi di utilizzo, riflette le trasformazioni del diritto del lavoro in Italia, dove esigenze di stabilità e richieste di flessibilità si alternano nelle modalità di impiego del lavoro dipendente. Nonostante il contratto a tempo indeterminato sia considerato la forma normale di rapporto di lavoro, i contratti a termine sono sempre più diffusi per rispondere alle esigenze delle imprese di aumentare temporaneamente l'occupazione e ai bisogni dei lavoratori di trovare impiego, anche se temporaneo. La maggiore flessibilità deve essere bilanciata da adeguate tutele nel mercato del lavoro, in linea con il concetto europeo di “flexicurity”. Negli ultimi quindici anni, le riforme del mercato del lavoro hanno introdotto una diversificazione delle tipologie contrattuali. Oltre ai contratti a tempo determinato, sono state introdotte varie forme contrattuali che offrono flessibilità all'ingresso nel mercato del lavoro. Parallelamente, le tutele dei lavoratori sono state rimodulate, non tanto per deregolamentare quanto per instaurare una “flessibilità regolata”. La tesi è articolata in tre capitoli. Il primo capitolo esamina la ratio del termine nel contratto di lavoro, che risiede nella necessità di soddisfare esigenze temporanee delle imprese, come variazioni della domanda di lavoro, assenze temporanee di personale, picchi stagionali di attività o progetti specifici di durata limitata. Viene analizzato l’art. 2097 del codice civile italiano del 1942, che stabiliva l’uso del contratto a termine solo per ragioni transitorie e temporanee. Tuttavia, nel corso degli anni, la normativa è stata resa più flessibile per adattarsi meglio alle esigenze del mercato del lavoro. Tra le tappe evolutive della normativa si ricordano: la legge 230/1962, che introdusse condizioni specifiche per l'uso dei contratti a termine; il decreto legislativo 368/2001, che recepì la Direttiva 1999/70/CE, introducendo maggiore flessibilità; e la Riforma Biagi (Legge 30/2003), che ampliò ulteriormente le possibilità di utilizzo dei contratti a termine. Il secondo capitolo si concentra sul Decreto Dignità (Decreto-Legge n. 87 del 12 luglio 2018, convertito con modificazioni dalla Legge n. 96 del 9 agosto 2018), un'importante iniziativa legislativa del governo italiano per contrastare la precarietà del lavoro e promuovere la stabilità occupazionale. Questo decreto ha apportato modifiche significative alla normativa sui contratti a termine, le delocalizzazioni e le disposizioni fiscali. Ha suscitato un ampio dibattito: da una parte, i sostenitori ritengono che ridurrà la precarietà e incentiverà l'occupazione stabile; dall'altra, i critici temono che le restrizioni possano ridurre la flessibilità del mercato del lavoro e disincentivare le assunzioni. Il terzo capitolo approfondisce i contratti a termine e la contrattazione collettiva, mettendone a confronto le principali differenze. Vengono analizzate anche le causali sui contratti a tempo determinato di durata superiore ai 12 mesi. In conclusione, questa tesi offre una panoramica completa sull'evoluzione e lo stato attuale della normativa sui contratti a termine in Italia, esplorando le sfide e le opportunità future nel contesto della flessibilità e della sicurezza nel mercato del lavoro.
La recente evoluzione legislativa del contratto a tempo determinato.
MANCINO, ANTONIO ALESSIO
2023/2024
Abstract
L’obiettivo di questa tesi è esaminare l'evoluzione della normativa sui contratti di lavoro a tempo determinato in Italia, delineando la situazione attuale e le possibili tendenze future, con particolare attenzione al ruolo della contrattazione collettiva. La normativa sui contratti a termine, diversificata in base agli scopi di utilizzo, riflette le trasformazioni del diritto del lavoro in Italia, dove esigenze di stabilità e richieste di flessibilità si alternano nelle modalità di impiego del lavoro dipendente. Nonostante il contratto a tempo indeterminato sia considerato la forma normale di rapporto di lavoro, i contratti a termine sono sempre più diffusi per rispondere alle esigenze delle imprese di aumentare temporaneamente l'occupazione e ai bisogni dei lavoratori di trovare impiego, anche se temporaneo. La maggiore flessibilità deve essere bilanciata da adeguate tutele nel mercato del lavoro, in linea con il concetto europeo di “flexicurity”. Negli ultimi quindici anni, le riforme del mercato del lavoro hanno introdotto una diversificazione delle tipologie contrattuali. Oltre ai contratti a tempo determinato, sono state introdotte varie forme contrattuali che offrono flessibilità all'ingresso nel mercato del lavoro. Parallelamente, le tutele dei lavoratori sono state rimodulate, non tanto per deregolamentare quanto per instaurare una “flessibilità regolata”. La tesi è articolata in tre capitoli. Il primo capitolo esamina la ratio del termine nel contratto di lavoro, che risiede nella necessità di soddisfare esigenze temporanee delle imprese, come variazioni della domanda di lavoro, assenze temporanee di personale, picchi stagionali di attività o progetti specifici di durata limitata. Viene analizzato l’art. 2097 del codice civile italiano del 1942, che stabiliva l’uso del contratto a termine solo per ragioni transitorie e temporanee. Tuttavia, nel corso degli anni, la normativa è stata resa più flessibile per adattarsi meglio alle esigenze del mercato del lavoro. Tra le tappe evolutive della normativa si ricordano: la legge 230/1962, che introdusse condizioni specifiche per l'uso dei contratti a termine; il decreto legislativo 368/2001, che recepì la Direttiva 1999/70/CE, introducendo maggiore flessibilità; e la Riforma Biagi (Legge 30/2003), che ampliò ulteriormente le possibilità di utilizzo dei contratti a termine. Il secondo capitolo si concentra sul Decreto Dignità (Decreto-Legge n. 87 del 12 luglio 2018, convertito con modificazioni dalla Legge n. 96 del 9 agosto 2018), un'importante iniziativa legislativa del governo italiano per contrastare la precarietà del lavoro e promuovere la stabilità occupazionale. Questo decreto ha apportato modifiche significative alla normativa sui contratti a termine, le delocalizzazioni e le disposizioni fiscali. Ha suscitato un ampio dibattito: da una parte, i sostenitori ritengono che ridurrà la precarietà e incentiverà l'occupazione stabile; dall'altra, i critici temono che le restrizioni possano ridurre la flessibilità del mercato del lavoro e disincentivare le assunzioni. Il terzo capitolo approfondisce i contratti a termine e la contrattazione collettiva, mettendone a confronto le principali differenze. Vengono analizzate anche le causali sui contratti a tempo determinato di durata superiore ai 12 mesi. In conclusione, questa tesi offre una panoramica completa sull'evoluzione e lo stato attuale della normativa sui contratti a termine in Italia, esplorando le sfide e le opportunità future nel contesto della flessibilità e della sicurezza nel mercato del lavoro.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/148132