Background: Il tema della violenza nell’attività fisico-sportiva è un argomento ancora poco esplorato dalla letteratura scientifica nonostante le evidenze disponibili rivelino la diffusa presenza ed i gravi effetti sulla salute psico-fisica. La violenza psicologica e la negligenza delle figure di riferimento sono le forme più diffuse, spesso in complessa coesione con le altre forme di violenza. Il clima socio-morale degli ambienti sportivi potrebbe essere uno dei principali fattori ad incidere sulla percezione di ambienti di cura o d’incuria, quindi potenzialmente di violenza, e sull’interpretazione della specifica disciplina. Dall’analisi della letteratura svolta nella tesi triennale “Sport violenti o violenza nello sport? Revisione della letteratura scientifica sul tema” e dalle ricerche effettuate in questa indagine sembra emergere che in Italia manchino dati autorevoli sull’incidenza della violenza nelle specifiche discipline fisico-sportive, infatti, la prima indagine scientifica di rilevanza nazionale sul tema è stata realizzata nel 2023. Obiettivi: questa tesi di ricerca esplorativa qualitativa, come studio di caso, intende analizzare le narrazioni di chi è stato coinvolto in società affiliate alla Federazione Pugilistica Italiana nel Comitato Regionale Piemonte-Valle d’Aosta, distinguendo esperienze di cura, incuria o violenza. L’intento è di offrire un primo sguardo sulla percezione delle esperienze in uno sport nel suo contesto territoriale, sensibilizzare le istituzioni ad indagare le discipline fisico-sportive in ambiti territoriali più specifici e fornire ipotesi per la strutturazione adeguata di future indagini quantitative. Soggetti coinvolti, materiali e metodi: sono stati coinvolti 28 individui attraverso un questionario di reclutamento, 22 erano disponibili al colloquio, 11 di questi sono stati intervistati con il metodo dell’intervista semi-strutturata non direttiva. Le interviste sono state registrate, trascritte e successivamente analizzate. Risultati: il pugilato è percepito come occasione d’introspezione e di crescita personale, dove “sfogare” ed imparare a controllare i sentimenti. La maggior parte dei partecipanti non interpreta questo sport come “violento” nonostante la modalità di pratica o rispetto ad altri sport praticati. Frequente è la percezione d’inadeguatezza comunicativo-relazionale e la mancanza d’attenzione ed interesse delle figure di riferimento. L’insegnamento tecnico sembra spesso insufficiente, inoltre, le competenze di alcune figure di riferimento, come i corsi di formazione delle federazioni, sembrano inadeguate e carenti di nozioni pedagogiche e psicologiche. Quando l’ascolto, il coinvolgimento, l’accoglienza, il rispetto e lo spirito di squadra erano maggiormente percepiti dall’intervistato le esperienze sono state considerate positive e di cura. Conclusioni: sembrano necessari interventi di divulgazione popolare su questi temi ed opportunità formative che educhino adeguatamente le figure di riferimento dal punto di vista metodologico sport-specifico e orientino alla cultura dell’allenamento come cura. È necessario che la comunità scientifica approfondisca questi temi e che le istituzioni governative e sportive attuino indagini conoscitive il prima possibile, riproponendole in modo cadenzato, per adattare le leggi ed i provvedimenti in modo adeguato e concreto.

Ambienti sportivi e percezione di cura: indagine qualitativa sui vissuti pugilistici in Piemonte-Valle d'Aosta

MIGNONE, LUCA
2022/2023

Abstract

Background: Il tema della violenza nell’attività fisico-sportiva è un argomento ancora poco esplorato dalla letteratura scientifica nonostante le evidenze disponibili rivelino la diffusa presenza ed i gravi effetti sulla salute psico-fisica. La violenza psicologica e la negligenza delle figure di riferimento sono le forme più diffuse, spesso in complessa coesione con le altre forme di violenza. Il clima socio-morale degli ambienti sportivi potrebbe essere uno dei principali fattori ad incidere sulla percezione di ambienti di cura o d’incuria, quindi potenzialmente di violenza, e sull’interpretazione della specifica disciplina. Dall’analisi della letteratura svolta nella tesi triennale “Sport violenti o violenza nello sport? Revisione della letteratura scientifica sul tema” e dalle ricerche effettuate in questa indagine sembra emergere che in Italia manchino dati autorevoli sull’incidenza della violenza nelle specifiche discipline fisico-sportive, infatti, la prima indagine scientifica di rilevanza nazionale sul tema è stata realizzata nel 2023. Obiettivi: questa tesi di ricerca esplorativa qualitativa, come studio di caso, intende analizzare le narrazioni di chi è stato coinvolto in società affiliate alla Federazione Pugilistica Italiana nel Comitato Regionale Piemonte-Valle d’Aosta, distinguendo esperienze di cura, incuria o violenza. L’intento è di offrire un primo sguardo sulla percezione delle esperienze in uno sport nel suo contesto territoriale, sensibilizzare le istituzioni ad indagare le discipline fisico-sportive in ambiti territoriali più specifici e fornire ipotesi per la strutturazione adeguata di future indagini quantitative. Soggetti coinvolti, materiali e metodi: sono stati coinvolti 28 individui attraverso un questionario di reclutamento, 22 erano disponibili al colloquio, 11 di questi sono stati intervistati con il metodo dell’intervista semi-strutturata non direttiva. Le interviste sono state registrate, trascritte e successivamente analizzate. Risultati: il pugilato è percepito come occasione d’introspezione e di crescita personale, dove “sfogare” ed imparare a controllare i sentimenti. La maggior parte dei partecipanti non interpreta questo sport come “violento” nonostante la modalità di pratica o rispetto ad altri sport praticati. Frequente è la percezione d’inadeguatezza comunicativo-relazionale e la mancanza d’attenzione ed interesse delle figure di riferimento. L’insegnamento tecnico sembra spesso insufficiente, inoltre, le competenze di alcune figure di riferimento, come i corsi di formazione delle federazioni, sembrano inadeguate e carenti di nozioni pedagogiche e psicologiche. Quando l’ascolto, il coinvolgimento, l’accoglienza, il rispetto e lo spirito di squadra erano maggiormente percepiti dall’intervistato le esperienze sono state considerate positive e di cura. Conclusioni: sembrano necessari interventi di divulgazione popolare su questi temi ed opportunità formative che educhino adeguatamente le figure di riferimento dal punto di vista metodologico sport-specifico e orientino alla cultura dell’allenamento come cura. È necessario che la comunità scientifica approfondisca questi temi e che le istituzioni governative e sportive attuino indagini conoscitive il prima possibile, riproponendole in modo cadenzato, per adattare le leggi ed i provvedimenti in modo adeguato e concreto.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/148075