La tesi affronta il percorso della storia dell’arte come materia di insegnamento nei licei italiani, in un arco cronologico che inizia nel 1899 e si conclude nel 1969, con l’obiettivo di analizzarne ostacoli e difficoltà. Nel primo capitolo è stata affrontato il ruolo di Adolfo Venturi nella promozione della storia dell’arte e nella formazione scientifica di nuove figure specializzate. Nel 1901 venne creata la prima cattedra universitaria di storia dell’arte alla Sapienza di Roma e nello stesso anno Venturi fondò la Scuola di perfezionamento di storia dell’arte, con lo scopo di formare nuovi storici dell’arte. Fu così che la storia dell’arte entrò anche in altre università italiane: nel 1906 a Bologna; l’anno successivo a Torino; e nel 1915 a Milano. Nel secondo capitolo sono stati trattati i diversi momenti del riconoscimento della storia dell’arte come materia scolastica. Il punto di partenza sono stati gli studi recenti di Roberto Sani, La storia dell’Arte come disciplina scolastica. Dal primo Novecento al secondo dopoguerra, e di Susanna Adina Meyer, Cenerentola a scuola. Il dibattito sull’insegnamento della storia dell’arte nei licei (1900-1943), pubblicati rispettivamente nel 2022 e nel 2023, grazie ai quali è stato possibile ricostruire l’intenso dibattito critico e la complessa storia legislativa, a cui sono stati integrati la descrizione della scuola italiana negli anni presi in esame e l’approfondimento di alcune tematiche che strettamente si legano all’istruzione storico artistica. Il periodo preso in esame inizia con la Circolare ministeriale del 20 novembre 1900, n. 86 emanata dal Ministro della Pubblica Istruzione Enrico Panzacchi, che dava avvio alla creazione di corsi liberi di storia dell’arte nei licei classici. Emersero fin da subito problemi cruciali: la mancanza di professori formati specificatamente; l’assenza di materiali didattici, come i manuali e le riproduzioni delle opere d’arte, in ausilio alle lezioni; la vastità del programma da trattare e le poche ore a disposizione; l’ingente quantità di fondi da destinare a tale cambiamento. Questi problemi non verranno mai concretamente risolti e continueranno ad essere dibattuti fino agli anni Sessanta. Con la Riforma Gentile del 1923 la storia dell’arte divenne una materia obbligatoria nei licei. Durante il periodo fascista furono molti i cambiamenti apportati al suo insegnamento. Il tema dell’educazione artistica e la tutela del patrimonio furono infatti posti al centro degli interessi del regime, grazie soprattutto al Ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Bottai, che nel 1939 elaborò la legge n. 1089 per la salvaguardia del patrimonio artistico e nel medesimo anno la Carta della scuola. A seguito della Seconda guerra mondiale l’istruzione, la cultura e la tutela del patrimonio furono nuovamente posti al centro delle discussioni dell’Assemblea Costituente. Nella Costituzione venne sancito che la formazione scolastica, diritto di ogni cittadino italiano, rappresentava lo strumento fondamentale per la creazione del popolo italiano. La scuola e il patrimonio culturale erano infatti le basi per la formazione della nazione. Nel secondo dopoguerra continuarono i dibattiti: la necessità era di riformare e ripensare completamente l’insegnamento storico artistico, ma la politica italiana rimase del tutto indifferente ad attuare dei cambiamenti. Nel terzo capitolo è stata indagata l’importanza delle immagini per lo studio della storia dell’arte fin dagli inizi del Novec

La storia dell'arte a scuola. Leggi, dibattiti e manuali (1899-1969)

CASSOL, ALICE
2022/2023

Abstract

La tesi affronta il percorso della storia dell’arte come materia di insegnamento nei licei italiani, in un arco cronologico che inizia nel 1899 e si conclude nel 1969, con l’obiettivo di analizzarne ostacoli e difficoltà. Nel primo capitolo è stata affrontato il ruolo di Adolfo Venturi nella promozione della storia dell’arte e nella formazione scientifica di nuove figure specializzate. Nel 1901 venne creata la prima cattedra universitaria di storia dell’arte alla Sapienza di Roma e nello stesso anno Venturi fondò la Scuola di perfezionamento di storia dell’arte, con lo scopo di formare nuovi storici dell’arte. Fu così che la storia dell’arte entrò anche in altre università italiane: nel 1906 a Bologna; l’anno successivo a Torino; e nel 1915 a Milano. Nel secondo capitolo sono stati trattati i diversi momenti del riconoscimento della storia dell’arte come materia scolastica. Il punto di partenza sono stati gli studi recenti di Roberto Sani, La storia dell’Arte come disciplina scolastica. Dal primo Novecento al secondo dopoguerra, e di Susanna Adina Meyer, Cenerentola a scuola. Il dibattito sull’insegnamento della storia dell’arte nei licei (1900-1943), pubblicati rispettivamente nel 2022 e nel 2023, grazie ai quali è stato possibile ricostruire l’intenso dibattito critico e la complessa storia legislativa, a cui sono stati integrati la descrizione della scuola italiana negli anni presi in esame e l’approfondimento di alcune tematiche che strettamente si legano all’istruzione storico artistica. Il periodo preso in esame inizia con la Circolare ministeriale del 20 novembre 1900, n. 86 emanata dal Ministro della Pubblica Istruzione Enrico Panzacchi, che dava avvio alla creazione di corsi liberi di storia dell’arte nei licei classici. Emersero fin da subito problemi cruciali: la mancanza di professori formati specificatamente; l’assenza di materiali didattici, come i manuali e le riproduzioni delle opere d’arte, in ausilio alle lezioni; la vastità del programma da trattare e le poche ore a disposizione; l’ingente quantità di fondi da destinare a tale cambiamento. Questi problemi non verranno mai concretamente risolti e continueranno ad essere dibattuti fino agli anni Sessanta. Con la Riforma Gentile del 1923 la storia dell’arte divenne una materia obbligatoria nei licei. Durante il periodo fascista furono molti i cambiamenti apportati al suo insegnamento. Il tema dell’educazione artistica e la tutela del patrimonio furono infatti posti al centro degli interessi del regime, grazie soprattutto al Ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Bottai, che nel 1939 elaborò la legge n. 1089 per la salvaguardia del patrimonio artistico e nel medesimo anno la Carta della scuola. A seguito della Seconda guerra mondiale l’istruzione, la cultura e la tutela del patrimonio furono nuovamente posti al centro delle discussioni dell’Assemblea Costituente. Nella Costituzione venne sancito che la formazione scolastica, diritto di ogni cittadino italiano, rappresentava lo strumento fondamentale per la creazione del popolo italiano. La scuola e il patrimonio culturale erano infatti le basi per la formazione della nazione. Nel secondo dopoguerra continuarono i dibattiti: la necessità era di riformare e ripensare completamente l’insegnamento storico artistico, ma la politica italiana rimase del tutto indifferente ad attuare dei cambiamenti. Nel terzo capitolo è stata indagata l’importanza delle immagini per lo studio della storia dell’arte fin dagli inizi del Novec
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/148049