Punishment is one of the key concepts in criminal law and criminology. In the Italian legal system, the most punitive and afflictive punishment is that of imprisonment. Stefano Anastasia (2022, p. 12) explains in a clear and precise way what serving a prison sentence entails: it encompasses all the suffering that a person may experience due to the failure to fulfill his or her rights and of one's needs. Therefore, the state's response to the crime committed is punishment, imprisonment. It this is a real game of downward play, where prison offers the convicted person living conditions worse than those he had in freedom. Ervin Goffman, as early as 1961, argued that total institutions were characterized by mechanisms of violence and exclusion, where the relationship between the individual and the context is more than coercive. Le defined as "places of residence and work for groups of people who - cut off from society for a considerable period of time - find themselves sharing a common situation, spending part of their lives in a closed and formally administered regime" (Goffman, 1961, p. 29). Individuals are encompassed in an enclosed space, are distanced from the outside world and dispossessed of their own time. The condemned person is understood as a kind of social patient to be subjected to a cure, consisting of solitude, discipline, prayer (Vianello, 2019: p. 35). The prison institution turns out to be an insensitive and unintelligent instrument; it is applied indiscriminately, without any ability to adapt to the complexity and variety of reality. For this reason, to date, reasoning about prison, means reasoning about non-prison, that is, considering all its alternatives. Therefore, this research paper aims to analyze and study how alternative measures to prison are a tool for education. The work will be divided into several parts: in the first, the historical evolution of prison and punishment will be examined, taking as reference the studies of Goffman, Foucault, and Franco and Franca Basaglia; in the second part, the two philosophical theories that guide punishment will be explained, the utilitarian theory, which sees utility maximization as the justification of punishment, and the retributivist theory, according to which one punishes because one has committed a crime; in the third chapter, we will focus, first, on the critical issues of prison and, in a second, on its hypothetical abolition; finally, we will consider two projects outside prison that have contributed effectively to the main function of punishment: education.
La pena è uno dei concetti chiave del diritto penale e della criminologia. Nell’ordinamento italiano, la pena più punitiva e afflittiva è quella detentiva. Stefano Anastasia (2022, p. 12) spiega in maniera chiara e precisa cosa comporta scontare una pena detentiva: essa racchiude tutta la sofferenza che una persona può provare a causa del mancato soddisfacimento dei propri diritti e dei propri bisogni. Pertanto, la risposta dello Stato al reato commesso è il castigo, la prigione. Si tratta di un vero e proprio gioco al ribasso, dove il carcere offre al condannato condizioni di vita peggiori rispetto a quelle che aveva in libertà. Ervin Goffman, già nel 1961, sosteneva che le istituzioni totali erano caratterizzate da meccanismi di violenza ed esclusione, in cui il rapporto tra l’individuo e il contesto è più che coercitivo. Le definisce come “luoghi di residenza e di lavoro di gruppi di persone che – tagliate fuori dalla società per un considerevole periodo di tempo – si trovano a dividere una situazione comune, trascorrendo parte della loro vita in un regime chiuso e formalmente amministrato” (Goffman, 1961, p. 29). Gli individui vengono inglobati in uno spazio chiuso, sono distanti dal mondo esterno ed espropriati del proprio tempo. Il condannato viene inteso come una sorta di malato sociale da sottoporre ad una cura, fatta di solitudine, disciplina, preghiera (Vianello, 2019, p. 35). L’istituzione carceraria risulta uno strumento non sensibile e non intelligente; viene applicato indistintamente, senza alcuna capacità di adattamento alla complessità e alla varietà del reale. Per questo motivo, ad oggi, ragionare di carcere, significa ragionare di non-carcere, vale a dire prendere in considerazione tutte le sue alternative. Pertanto, questo lavoro di ricerca ha l’obiettivo di analizzare e studiare in che modo le misure alternative al carcere rappresentano uno strumento di educazione. Il lavoro si articolerà in più parti: nella prima verrà esaminata l’evoluzione storica del carcere e della pena, prendendo come riferimento gli studi di Goffman, Foucault, Franco e Franca Basaglia; nella seconda parte verranno spiegate le due teorie filosofiche che guidano la pena, la teoria utilitarista che vede la massimizzazione dell’utilità come giustificazione della pena e quella retributivista, secondo cui si punisce poiché si ha commesso un reato; nel terzo capitolo ci si focalizzerà, in primo luogo, sulle criticità del carcere e, in un secondo, sulla sua ipotetica abolizione; infine, si prenderanno in considerazione due progetti che, al di fuori del carcere, hanno contribuito in maniera efficace alla realizzazione della funzione principale della pena: l’educazione.
Oltre il carcere: metodi educativi per persone detenute. Una ricerca esplorativa nel contesto italiano.
RICUCCI, LUCIA ESTER
2022/2023
Abstract
La pena è uno dei concetti chiave del diritto penale e della criminologia. Nell’ordinamento italiano, la pena più punitiva e afflittiva è quella detentiva. Stefano Anastasia (2022, p. 12) spiega in maniera chiara e precisa cosa comporta scontare una pena detentiva: essa racchiude tutta la sofferenza che una persona può provare a causa del mancato soddisfacimento dei propri diritti e dei propri bisogni. Pertanto, la risposta dello Stato al reato commesso è il castigo, la prigione. Si tratta di un vero e proprio gioco al ribasso, dove il carcere offre al condannato condizioni di vita peggiori rispetto a quelle che aveva in libertà. Ervin Goffman, già nel 1961, sosteneva che le istituzioni totali erano caratterizzate da meccanismi di violenza ed esclusione, in cui il rapporto tra l’individuo e il contesto è più che coercitivo. Le definisce come “luoghi di residenza e di lavoro di gruppi di persone che – tagliate fuori dalla società per un considerevole periodo di tempo – si trovano a dividere una situazione comune, trascorrendo parte della loro vita in un regime chiuso e formalmente amministrato” (Goffman, 1961, p. 29). Gli individui vengono inglobati in uno spazio chiuso, sono distanti dal mondo esterno ed espropriati del proprio tempo. Il condannato viene inteso come una sorta di malato sociale da sottoporre ad una cura, fatta di solitudine, disciplina, preghiera (Vianello, 2019, p. 35). L’istituzione carceraria risulta uno strumento non sensibile e non intelligente; viene applicato indistintamente, senza alcuna capacità di adattamento alla complessità e alla varietà del reale. Per questo motivo, ad oggi, ragionare di carcere, significa ragionare di non-carcere, vale a dire prendere in considerazione tutte le sue alternative. Pertanto, questo lavoro di ricerca ha l’obiettivo di analizzare e studiare in che modo le misure alternative al carcere rappresentano uno strumento di educazione. Il lavoro si articolerà in più parti: nella prima verrà esaminata l’evoluzione storica del carcere e della pena, prendendo come riferimento gli studi di Goffman, Foucault, Franco e Franca Basaglia; nella seconda parte verranno spiegate le due teorie filosofiche che guidano la pena, la teoria utilitarista che vede la massimizzazione dell’utilità come giustificazione della pena e quella retributivista, secondo cui si punisce poiché si ha commesso un reato; nel terzo capitolo ci si focalizzerà, in primo luogo, sulle criticità del carcere e, in un secondo, sulla sua ipotetica abolizione; infine, si prenderanno in considerazione due progetti che, al di fuori del carcere, hanno contribuito in maniera efficace alla realizzazione della funzione principale della pena: l’educazione.I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/148026