Cities are the most complex and dynamic of human creations; they are the stage of our lives, a synthesis of our culture, our aspirations and our coexistence. The idea of a utopian city, understood in the collective imagination as a place where social perfection and harmony reign supreme, has fascinated the human mind for centuries and has influenced our vision of ideal cities. The relationship between the city and utopia is a complex and fascinating subject that has attracted philosophers, writers, urban planners and thinkers for centuries. Indeed, many utopian writers and philosophers have imagined ideal cities as places where people live in harmony with nature and the environment, with balanced social structures and a prosperous economy. These visions have often been at odds with the reality of contemporary cities, which are plagued by problems such as pollution, congestion and poverty. Some utopian theories have also influenced urban planning and architecture, based on principles of equity, environmental sustainability, accessibility to services and social equality, although the realisation of a utopian city is often difficult due to the complexity of society and the diverse needs of its inhabitants. Utopia can be seen as an unattainable or even dangerous idea if imposed in an authoritarian manner: indeed, some critics point out that the pursuit of utopia can lead to problems such as rigidity and lack of adaptability in cities. Cities can therefore be an important element in many representations of utopias, and it is precisely in utopian visions that cities can be designed in such a way as to maximise the happiness and well-being of their inhabitants, taking into account the fact that utopia itself has entered into common usage, intertwined with the concept of the ideal city, of which it has quickly become an essential part, because the city has always contained a projection into the future and, with it, desire. Since Plato, philosophers, and not only them, have been dedicated to imagining ideal and perfect cities, in the Renaissance it is the common good that reigns in these cities, while in the 20th century the vision is reversed, moving from utopia to dystopia. Looking at cities also means looking at city models themselves, which are conceptual or physical representations of the characteristics, structure and organisation of a city. So, looking at the city today, one of the big issues is participation: giving citizens a say. The forms of participation proposed may change, they may be more or less successful, but the fundamental fact is that the demand for participation is growing. Citizen participation is undoubtedly the beating heart of a vibrant and functioning democracy. In the 1960s, Henri Lefebvre introduced the concept of the "right to the city", a contemporary example of a concrete and realisable utopia. Finally, it must be stressed that if time is a physical dimension, the future is a social fact. The future does not automatically bring with it the hope of a better tomorrow, but above all the fear of what we risk losing. We must therefore think about putting the spatial and everyday dimension of the public sphere back at the centre, restoring centrality to the intermediate spaces of political elaboration, starting again from the people in the places: only in this way can we question ourselves and avoid dividing ourselves into those who are lost and those who are saved.
Le città sono le creazioni umane più complesse e dinamiche, sono il palcoscenico delle nostre vite, una sintesi della nostra cultura, delle nostre aspirazioni e della nostra convivenza. L'idea di una città utopica, nell'immaginario collettivo, intesa come un luogo in cui regnano sovrane la perfezione sociale e l'armonia, ha affascinato le menti umane per secoli, influenzando la nostra visione delle città ideali. Il rapporto tra città e utopia è un tema complesso e affascinante che ha attratto filosofi, scrittori, urbanisti e pensatori per secoli. Molti autori e filosofi utopisti hanno, infatti, immaginato città ideali come luoghi in cui le persone vivono in armonia con la natura e l'ambiente, con strutture sociali equilibrate e un'economia prospera. Queste visioni spesso sono state in contrasto con la realtà delle città contemporanee, afflitte da problemi come l'inquinamento, la congestione e la povertà. Alcune teorie utopiche hanno anche influenzato la pianificazione urbana e l'architettura delle città, basata su principi di equità, sostenibilità ambientale, accessibilità ai servizi, uguaglianza sociale, anche se la realizzazione di una città utopica è spesso difficile a causa delle complessità della società e delle diverse esigenze dei suoi abitanti. L'utopia può essere considerata un'idea irraggiungibile o persino pericolosa, se imposta in modo autoritario: infatti alcuni critici sottolineano che la ricerca dell'utopia può portare a problemi come la rigidità e la mancanza di adattabilità nelle città. Le città possono quindi essere un elemento importante in molte rappresentazioni di utopie e proprio nelle visioni utopiche, le città, possono essere progettate in modo da massimizzare la felicità e il benessere dei loro abitanti, tenendo poi in considerazione il fatto che la stessa utopia è entrata nell’uso comune intrecciandosi con il concetto di città ideale, di cui è diventata velocemente parte essenziale, perché la città ha da sempre in sé la proiezione nel futuro e con essa il desiderio. Da Platone in poi i filosofi, e non soltanto loro, si sono dedicati a immaginare città ideali e perfette, nel Rinascimento è il bene comune a regnare in queste città, mentre nel Novecento la visione si ribalta, passando dall’utopia alla distopia. Guardare alle città, significa anche guardare ai modelli di città stesse, che sono rappresentazioni concettuali o fisiche delle caratteristiche, della struttura e dell'organizzazione di una città. Guardando poi alla città contemporanea uno dei grandi temi è la partecipazione: dare la parola ai cittadini. Le forme di partecipazione proposte possono mutare, possono avere più o meno successo, ma il dato fondamentale è che proprio la domanda di partecipazione cresce con costanza. La partecipazione dei cittadini è senza dubbio, per una democrazia vivace e funzionante, il cuore pulsante: Negli anni ’60, si inserisce Henri Lefebvre, introducendo il concetto di "diritto alla città", esempio contemporaneo di utopia concreta e realizzabile. Non si può, infine, che sottolineare come se il tempo è una dimensione fisica il futuro è un fatto sociale. Il futuro non porta automaticamente con sé la speranza per un domani migliore, ma soprattutto il timore per ciò che si rischia di perdere. Si dovrà pensare di rimettere al centro la dimensione spaziale e quotidiana della sfera pubblica, ridare centralità agli spazi politici intermedi: così ci si potrà mettere in discussione ed evitare di dividersi tra sommersi e salvati.
Dalla città utopica alla smart city
SPEDALE, ALESSANDRO
2023/2024
Abstract
Le città sono le creazioni umane più complesse e dinamiche, sono il palcoscenico delle nostre vite, una sintesi della nostra cultura, delle nostre aspirazioni e della nostra convivenza. L'idea di una città utopica, nell'immaginario collettivo, intesa come un luogo in cui regnano sovrane la perfezione sociale e l'armonia, ha affascinato le menti umane per secoli, influenzando la nostra visione delle città ideali. Il rapporto tra città e utopia è un tema complesso e affascinante che ha attratto filosofi, scrittori, urbanisti e pensatori per secoli. Molti autori e filosofi utopisti hanno, infatti, immaginato città ideali come luoghi in cui le persone vivono in armonia con la natura e l'ambiente, con strutture sociali equilibrate e un'economia prospera. Queste visioni spesso sono state in contrasto con la realtà delle città contemporanee, afflitte da problemi come l'inquinamento, la congestione e la povertà. Alcune teorie utopiche hanno anche influenzato la pianificazione urbana e l'architettura delle città, basata su principi di equità, sostenibilità ambientale, accessibilità ai servizi, uguaglianza sociale, anche se la realizzazione di una città utopica è spesso difficile a causa delle complessità della società e delle diverse esigenze dei suoi abitanti. L'utopia può essere considerata un'idea irraggiungibile o persino pericolosa, se imposta in modo autoritario: infatti alcuni critici sottolineano che la ricerca dell'utopia può portare a problemi come la rigidità e la mancanza di adattabilità nelle città. Le città possono quindi essere un elemento importante in molte rappresentazioni di utopie e proprio nelle visioni utopiche, le città, possono essere progettate in modo da massimizzare la felicità e il benessere dei loro abitanti, tenendo poi in considerazione il fatto che la stessa utopia è entrata nell’uso comune intrecciandosi con il concetto di città ideale, di cui è diventata velocemente parte essenziale, perché la città ha da sempre in sé la proiezione nel futuro e con essa il desiderio. Da Platone in poi i filosofi, e non soltanto loro, si sono dedicati a immaginare città ideali e perfette, nel Rinascimento è il bene comune a regnare in queste città, mentre nel Novecento la visione si ribalta, passando dall’utopia alla distopia. Guardare alle città, significa anche guardare ai modelli di città stesse, che sono rappresentazioni concettuali o fisiche delle caratteristiche, della struttura e dell'organizzazione di una città. Guardando poi alla città contemporanea uno dei grandi temi è la partecipazione: dare la parola ai cittadini. Le forme di partecipazione proposte possono mutare, possono avere più o meno successo, ma il dato fondamentale è che proprio la domanda di partecipazione cresce con costanza. La partecipazione dei cittadini è senza dubbio, per una democrazia vivace e funzionante, il cuore pulsante: Negli anni ’60, si inserisce Henri Lefebvre, introducendo il concetto di "diritto alla città", esempio contemporaneo di utopia concreta e realizzabile. Non si può, infine, che sottolineare come se il tempo è una dimensione fisica il futuro è un fatto sociale. Il futuro non porta automaticamente con sé la speranza per un domani migliore, ma soprattutto il timore per ciò che si rischia di perdere. Si dovrà pensare di rimettere al centro la dimensione spaziale e quotidiana della sfera pubblica, ridare centralità agli spazi politici intermedi: così ci si potrà mettere in discussione ed evitare di dividersi tra sommersi e salvati.File | Dimensione | Formato | |
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