The writer of Elio Fiorucci (2016); Matteo Guarnaccia, analyzing his brand, explains how the Milanese designer, born in Milan on June 10, 1935, was a well-known Italian entrepreneur and founder of the eponymous brand. It’s recalled that Fiorucci came from a family of slipper merchants and spent his childhood away from the violence of war, in a countryside village near Lake Como. His contact with nature undoubtedly contributed to shaping his joyful perception of reality. His biography is closely intertwined with a bidirectional change in customs regarding contemporary trends. In fact, the designer went beyond the material product, the setup, and the retail space, within which vintage found fertile ground, a new reference to art, especially because pop art was able to use images of "popular" culture, emphasizing banal or kitsch elements of any cultural heritage, often through the use of irony. Fiorucci also gave the experience an innovative character, giving greater importance to the concept of experience itself than to sales. Fashion, before his advent, had imposed limits on itself and, even in its exuberance, was a serious and well-defined matter. Fioruccism thus represents the short circuit that spectacularizes and ridicules the issue: fashion, thanks to him, is no longer exclusive but becomes totally inclusive. Dressing up, buying clothes and accessories can be both fun and adventurous, within everyone's reach, like going to the cinema or on vacation. The designer also had the fortune of being born in Milan, the world capital of fashion, which has and attracts people from all over the world. In fact, it was in Galleria Passerella in San Babila that he managed to start his first business, opening his store, considered a meeting place for young people. Passing from the fashionable air of the trendiest clubs, to parties, pubs, street corners, and markets, and even to the most boring provincial towns, Fiorucci thus unveiled a vast cultural panorama in continuous evolution, demonstrating all his love for the female world. Emblematically, it was he himself, in the early 1970s, who allowed fashion to break out of its privileged container, like a parody of the aristocratic salon, to enter the theatrical and pop art gallery. Another important aspect of his brand was his care in sponsoring the most important avant-garde artistic and cultural events, such as big parties and social events, to bring together interesting and stimulating people. His shops were not only physical spaces, but rather were considered social and cultural places, as refuges for extreme lives, or real launching pads.

Lo scrittore di Elio Fiorucci (2016); Matteo Guarnaccia, analizzando il suo brand, spiega come, lo stilista milanese, nato a Milano il 10 giugno del 1935, fosse stato un noto imprenditore italiano; nonché fondatore del marchio omonimo. Si ricorda come, Fiorucci, provenisse da una famiglia di commercianti di pantofole e che trascorse la sua infanzia lontano dalle violenze di guerra, in un paese di campagna, vicino al lago di Como. Il contatto con la natura ha sicuramente contribuito a formare la sua percezione gioiosa della realtà. La sua biografia si è ben intrecciata ad un cambiamento bidirezionale dei costumi rispetto alle novità del momento. Infatti, lo stilista, è andato al di là del prodotto materiale, dell’allestimento e del suo spazio vendita, all’interno del quale hanno trovano terreno fertile il vintage, un nuovo riferimento all’arte, soprattutto perché la pop art è stata in grado di utilizzare immagini della cultura “popolare”, enfatizzando gli elementi banali o kitsch di qualsiasi patrimonio culturale, il più delle volte attraverso l’uso dell’ironia. Fiorucci, ha inoltre conferito all’esperienza un carattere innovativo, dando maggiore importanza al concetto stesso dell’esperienza rispetto alla vendita. La moda, prima del suo avvento, si era autoimposta dei limiti ed era, anche nell’esuberanza, una faccenda seria e ben circoscritta. Il fioruccismo rappresenta dunque il cortocircuito che spettacolarizza e ridicolizza la questione: la moda, grazie a lui, non è più esclusiva, ma diventa totalmente inclusiva. Vestirsi, comprare abiti e accessori può essere allo stesso tempo divertente e avventuroso, alla portata di tutti, come andare al cinema o in vacanza. Lo stilista ha inoltre avuto la fortuna di essere nato a Milano; capitale mondiale della moda, che ha e che attira gente proveniente da tutto il mondo. Infatti, proprio in Galleria Passerella a San Babila, è riuscito ad avviare la sua prima attività commerciale, aprendo il suo store, considerato il luogo di ritrovo giovanile. Passando dall' aria modaiola dei locali più trendy, alle feste, ai pub, agli angoli della strada e ai mercatini per arrivare anche alla più noiosa delle città di provincia, Fiorucci, ha così svelato un vasto panorama culturale in continua evoluzione, dimostrando tutto il suo amore per il mondo femminile. Emblematicamente, fu proprio stato lui, nei primi anni ‘70, a permette alla moda di poter uscire dal suo contenitore privilegiato, come parodia del salotto aristocratico, per entrare nella galleria d’arte teatrale e pop. Un altro aspetto importante del suo marchio, è stato l’aver avuto cura nello sponsorizzare eventi artistici e culturali di avanguardia più importanti, come grandi party ed eventi mondani, per far incontrare tra loro persone interessanti e stimolanti. I suoi negozi, non erano soltanto spazi fisici, bensì, piuttosto, venivano considerati luoghi sociali e culturali, come rifugi per vite estreme, ovvero veri e propri trampolini di lancio.

Elio Fiorucci e il kitsch

ROSSATI, BEATRICE
2023/2024

Abstract

Lo scrittore di Elio Fiorucci (2016); Matteo Guarnaccia, analizzando il suo brand, spiega come, lo stilista milanese, nato a Milano il 10 giugno del 1935, fosse stato un noto imprenditore italiano; nonché fondatore del marchio omonimo. Si ricorda come, Fiorucci, provenisse da una famiglia di commercianti di pantofole e che trascorse la sua infanzia lontano dalle violenze di guerra, in un paese di campagna, vicino al lago di Como. Il contatto con la natura ha sicuramente contribuito a formare la sua percezione gioiosa della realtà. La sua biografia si è ben intrecciata ad un cambiamento bidirezionale dei costumi rispetto alle novità del momento. Infatti, lo stilista, è andato al di là del prodotto materiale, dell’allestimento e del suo spazio vendita, all’interno del quale hanno trovano terreno fertile il vintage, un nuovo riferimento all’arte, soprattutto perché la pop art è stata in grado di utilizzare immagini della cultura “popolare”, enfatizzando gli elementi banali o kitsch di qualsiasi patrimonio culturale, il più delle volte attraverso l’uso dell’ironia. Fiorucci, ha inoltre conferito all’esperienza un carattere innovativo, dando maggiore importanza al concetto stesso dell’esperienza rispetto alla vendita. La moda, prima del suo avvento, si era autoimposta dei limiti ed era, anche nell’esuberanza, una faccenda seria e ben circoscritta. Il fioruccismo rappresenta dunque il cortocircuito che spettacolarizza e ridicolizza la questione: la moda, grazie a lui, non è più esclusiva, ma diventa totalmente inclusiva. Vestirsi, comprare abiti e accessori può essere allo stesso tempo divertente e avventuroso, alla portata di tutti, come andare al cinema o in vacanza. Lo stilista ha inoltre avuto la fortuna di essere nato a Milano; capitale mondiale della moda, che ha e che attira gente proveniente da tutto il mondo. Infatti, proprio in Galleria Passerella a San Babila, è riuscito ad avviare la sua prima attività commerciale, aprendo il suo store, considerato il luogo di ritrovo giovanile. Passando dall' aria modaiola dei locali più trendy, alle feste, ai pub, agli angoli della strada e ai mercatini per arrivare anche alla più noiosa delle città di provincia, Fiorucci, ha così svelato un vasto panorama culturale in continua evoluzione, dimostrando tutto il suo amore per il mondo femminile. Emblematicamente, fu proprio stato lui, nei primi anni ‘70, a permette alla moda di poter uscire dal suo contenitore privilegiato, come parodia del salotto aristocratico, per entrare nella galleria d’arte teatrale e pop. Un altro aspetto importante del suo marchio, è stato l’aver avuto cura nello sponsorizzare eventi artistici e culturali di avanguardia più importanti, come grandi party ed eventi mondani, per far incontrare tra loro persone interessanti e stimolanti. I suoi negozi, non erano soltanto spazi fisici, bensì, piuttosto, venivano considerati luoghi sociali e culturali, come rifugi per vite estreme, ovvero veri e propri trampolini di lancio.
ITA
The writer of Elio Fiorucci (2016); Matteo Guarnaccia, analyzing his brand, explains how the Milanese designer, born in Milan on June 10, 1935, was a well-known Italian entrepreneur and founder of the eponymous brand. It’s recalled that Fiorucci came from a family of slipper merchants and spent his childhood away from the violence of war, in a countryside village near Lake Como. His contact with nature undoubtedly contributed to shaping his joyful perception of reality. His biography is closely intertwined with a bidirectional change in customs regarding contemporary trends. In fact, the designer went beyond the material product, the setup, and the retail space, within which vintage found fertile ground, a new reference to art, especially because pop art was able to use images of "popular" culture, emphasizing banal or kitsch elements of any cultural heritage, often through the use of irony. Fiorucci also gave the experience an innovative character, giving greater importance to the concept of experience itself than to sales. Fashion, before his advent, had imposed limits on itself and, even in its exuberance, was a serious and well-defined matter. Fioruccism thus represents the short circuit that spectacularizes and ridicules the issue: fashion, thanks to him, is no longer exclusive but becomes totally inclusive. Dressing up, buying clothes and accessories can be both fun and adventurous, within everyone's reach, like going to the cinema or on vacation. The designer also had the fortune of being born in Milan, the world capital of fashion, which has and attracts people from all over the world. In fact, it was in Galleria Passerella in San Babila that he managed to start his first business, opening his store, considered a meeting place for young people. Passing from the fashionable air of the trendiest clubs, to parties, pubs, street corners, and markets, and even to the most boring provincial towns, Fiorucci thus unveiled a vast cultural panorama in continuous evolution, demonstrating all his love for the female world. Emblematically, it was he himself, in the early 1970s, who allowed fashion to break out of its privileged container, like a parody of the aristocratic salon, to enter the theatrical and pop art gallery. Another important aspect of his brand was his care in sponsoring the most important avant-garde artistic and cultural events, such as big parties and social events, to bring together interesting and stimulating people. His shops were not only physical spaces, but rather were considered social and cultural places, as refuges for extreme lives, or real launching pads.
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