La letteratura fornisce attualmente pochi dati attendibili riguardo lo sci alpino e le discipline che lo compongono: l’intreccio delle molteplici variabili da tenere in considerazione complica la possibilità di poter quantificare correttamente questo sport. Comprendere al meglio una disciplina sportiva non solo permette a tecnici e preparatori di incrementare i livelli di performance degli atleti esperti o professionisti, ma anche di insegnare con maggior facilità le abilità motorie richieste per esprimere la corretta tecnica esecutiva ai principianti. L’obiettivo del seguente elaborato è quello di comprendere le conoscenze fino ad ora raccolte sulla biomeccanica ed il metabolismo nello sci alpino, considerando i fattori esterni che ne influenzano il funzionamento, come le condizioni atmosferiche, le caratteristiche della neve, le differenze in termini spazio-temporali che caratterizzano le 4 discipline. Dal punto di vista metabolico i risultati ottenuti sono discordanti: lo spazio da percorrere all’interno dei tracciati, associato a neve e pendenza della pista, influenzano i contributi metabolici delle componenti aerobiche ed anaerobiche. È quindi importante che la preparazione fisica degli atleti abbia l’obiettivo di ottimizzare il funzionamento di tali componenti, divenendo così in grado di sapersi adattare a qualsiasi situazione si presenti. L’impegno muscolare varia anche in base alla tecnica utilizzata; le contrazioni eccentriche, il cui meccanismo di funzionamento è ancora da mettere in chiaro, rappresentano il lavoro muscolare principale all’interno di una curva moderna, risultando metabolicamente meno dispendiosa, a differenza di una tecnica antica in cui il maggior contributo muscolare è generato concentricamente o isometricamente. Da ciò ne deriva lo sforzo percepito, ovvero i sintomi provocati dai meccanismi di affaticamento centrali e periferici che portano l’atleta a variare l’esecuzione tecnica, talvolta deteriorandola. Tali meccanismi, assieme ad altri fattori come lo stress da competizione, hanno anche impatto a livello psicologico, influenzando negativamente le percezioni dell’atleta, risultando in deterioramento tecnico. I meccanismi metabolici e della fatica sono influenzati dalla predisposizione genetica; singoli polimorfismi che regolano catecolo o-metiltransferasi, creatina chinasi o α-actina-3 influenzano lievemente lo sviluppo dell’atleta. Al giorno d’oggi, i polimorfismi che condizionano la performance sportiva sono circa 200, senza tralasciare quelli che ancora devono essere scoperti. L’elaborato si concluderà con la presentazione dell’esperienza personale in pista, in cui i valori di lattato ematico di due atleti dal livello tecnico differente sono confrontati. L’obiettivo è quello di comprendere se una sviluppata coordinazione intramuscolare (capacità motoria) di un atleta tecnicamente sviluppato permette di reclutare un numero di fibre maggiore rispetto ad un atleta principiante, producendo così una quantità di acido lattico maggiore. L’atleta avanzato sarà poi in grado di recuperare in un tempo ridotto, percependo sforzo minore rispetto al principiante, che incorrerà ad affaticamento.

Rapporto tra tecnica e meccanismi energetici nello sci alpino: revisione della letteratura ed esperienza personale

DELLAVALLE, GIULIO
2022/2023

Abstract

La letteratura fornisce attualmente pochi dati attendibili riguardo lo sci alpino e le discipline che lo compongono: l’intreccio delle molteplici variabili da tenere in considerazione complica la possibilità di poter quantificare correttamente questo sport. Comprendere al meglio una disciplina sportiva non solo permette a tecnici e preparatori di incrementare i livelli di performance degli atleti esperti o professionisti, ma anche di insegnare con maggior facilità le abilità motorie richieste per esprimere la corretta tecnica esecutiva ai principianti. L’obiettivo del seguente elaborato è quello di comprendere le conoscenze fino ad ora raccolte sulla biomeccanica ed il metabolismo nello sci alpino, considerando i fattori esterni che ne influenzano il funzionamento, come le condizioni atmosferiche, le caratteristiche della neve, le differenze in termini spazio-temporali che caratterizzano le 4 discipline. Dal punto di vista metabolico i risultati ottenuti sono discordanti: lo spazio da percorrere all’interno dei tracciati, associato a neve e pendenza della pista, influenzano i contributi metabolici delle componenti aerobiche ed anaerobiche. È quindi importante che la preparazione fisica degli atleti abbia l’obiettivo di ottimizzare il funzionamento di tali componenti, divenendo così in grado di sapersi adattare a qualsiasi situazione si presenti. L’impegno muscolare varia anche in base alla tecnica utilizzata; le contrazioni eccentriche, il cui meccanismo di funzionamento è ancora da mettere in chiaro, rappresentano il lavoro muscolare principale all’interno di una curva moderna, risultando metabolicamente meno dispendiosa, a differenza di una tecnica antica in cui il maggior contributo muscolare è generato concentricamente o isometricamente. Da ciò ne deriva lo sforzo percepito, ovvero i sintomi provocati dai meccanismi di affaticamento centrali e periferici che portano l’atleta a variare l’esecuzione tecnica, talvolta deteriorandola. Tali meccanismi, assieme ad altri fattori come lo stress da competizione, hanno anche impatto a livello psicologico, influenzando negativamente le percezioni dell’atleta, risultando in deterioramento tecnico. I meccanismi metabolici e della fatica sono influenzati dalla predisposizione genetica; singoli polimorfismi che regolano catecolo o-metiltransferasi, creatina chinasi o α-actina-3 influenzano lievemente lo sviluppo dell’atleta. Al giorno d’oggi, i polimorfismi che condizionano la performance sportiva sono circa 200, senza tralasciare quelli che ancora devono essere scoperti. L’elaborato si concluderà con la presentazione dell’esperienza personale in pista, in cui i valori di lattato ematico di due atleti dal livello tecnico differente sono confrontati. L’obiettivo è quello di comprendere se una sviluppata coordinazione intramuscolare (capacità motoria) di un atleta tecnicamente sviluppato permette di reclutare un numero di fibre maggiore rispetto ad un atleta principiante, producendo così una quantità di acido lattico maggiore. L’atleta avanzato sarà poi in grado di recuperare in un tempo ridotto, percependo sforzo minore rispetto al principiante, che incorrerà ad affaticamento.
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