Anthropogenic activities have an increasing impact on different environmental matrices, particularly soil. In the past, the absence of specific regulations and the lack of awareness of environmental issues led to mismanagement of waste disposal and uncontrolled spillage of toxic substances into the environment. The first legislation in Italy concerning environmental issues was the 1976 Merli law, protecting the resource ‘water’ and the disposal of waste water. In 1982, the Ministry of the Environment was established, and it was with Laws 441/87 and 475/88 that the reclamation of contaminated sites and the identification of areas of high environmental risk were introduced. Classical physical and chemical remediation techniques are often very impactful; therefore, new techniques are being developed and, bioremediation, is a more sustainable alternative with less environmental impact. These techniques use specially introduced microbial communities and native plants to stabilise, degrade and/or extract contaminants from the soil. This thesis work aims to analyse a bioremediation intervention carried out with black poplars inoculated with fungi taken from the study site, carried out on a former industrial site located in the province of Turin, contaminated with zinc, chromium and C>12. Production at this site started in 1960 and remained active until 1978. During these years, chlorinated solvents, heavy olefins, alkylbenzenes, light petroleum oils, plasticisers, ink bases, phenol, nonylphenol, surfactants, etc. were produced. In 1984, following the restructuring of part of the plant, it resumed operations with the production of additives for fuel oils. Part of the plant remained disused until, following an convention with the University of Turin, an experimental phytoremediation test was carried out. In this thesis, the efficacy of the phytoremediation intervention was evaluated by comparing and analysing data processed from 2003 to 2023 on the presence of pollutants in poplars (leaves, roots and stems) and soil. Samples were taken during the various monitoring years and analysed by an external laboratory. Phytosociological surveys were then carried out in the area to assess the evolution of the plant component and to compare them with those carried out prior to the start of the remediation work.

Le attività antropiche hanno un impatto sempre maggiore sulle diverse matrici ambientali, in particolare sul suolo. In passato, l’assenza di normative specifiche e la mancanza di consapevolezza sulle tematiche ambientali, ha portato a una cattiva gestione dello smaltimento dei rifiuti e allo sversamento incontrollato di sostanze tossiche nell’ambiente. La prima normativa in Italia riguardante tematiche ambientali è stata la legge Merli del 1976, a tutela della risorsa ‘acqua’ e dello smaltimento delle acque reflue. Nel 1986 è stato istituito il Ministero dell’Ambiente ed è con le leggi 441/87 e 475/88 che sono stati introdotti il tema della bonifica dei siti contaminati e l’identificazione delle aree ad elevato rischio ambientale. Le classiche tecniche di bonifica fisiche e chimiche risultano essere spesso molto impattanti; di conseguenza, si stanno sviluppando nuove tecniche e, la bioremediation, rappresenta un’alternativa più sostenibile e con un minore impatto ambientale. Queste tecniche utilizzano comunità microbiche e piante autoctone appositamente introdotte per stabilizzare, degradare e/o estrarre contaminanti dal terreno. Il presente lavoro di tesi vuole analizzare un intervento di bioremediation effettuato con pioppi neri inoculati con funghi prelevati nel sito di studio, effettuato in un ex sito industriale situato in provincia di Torino, contaminato da zinco, cromo e C>12. In questo sito la produzione è stata avviata nel 1960 ed è rimasta attiva fino al 1978. In questi anni sono stati prodotti solventi clorurati, olefine pesanti, alchilbenzeni, oli leggeri di petrolio, plastificanti, basi per inchiostri, fenolo, nonilfenolo, tensioattivi, ecc. Nel 1984, in seguito alla ristrutturazione di una parte degli impianti, ha ripreso l’attività con la produzione di additivi per oli combustibili. Una parte dello stabilimento è rimasta dismessa finché, in seguito a una convenzione con l’Università di Torino, è stato effettuato un test sperimentale di phytoremediation. In questa tesi è stata valutata l’efficacia dell’intervento di phytoremediation, confrontando e analizzando i dati elaborati a partire dal 2003 fino al 2023 alla presenza di inquinanti nei pioppi (foglie, radici e fusti) e nel suolo. I campioni sono stati prelevati durante i vari anni di monitoraggio e analizzati da un laboratorio esterno. Sono stati poi eseguiti dei rilievi fitosociologici nell’area per valutare l’evoluzione della componente vegetale e per confrontarli con quelli eseguiti prima dell’inizio dei lavori di bonifica.

Effetti di un trattamento di bioremediation in un ex sito industriale contaminato da zinco, cromo e C>12: confronto dei dati dal 2003 al 2023

NASONI, ALESSANDRO
2023/2024

Abstract

Le attività antropiche hanno un impatto sempre maggiore sulle diverse matrici ambientali, in particolare sul suolo. In passato, l’assenza di normative specifiche e la mancanza di consapevolezza sulle tematiche ambientali, ha portato a una cattiva gestione dello smaltimento dei rifiuti e allo sversamento incontrollato di sostanze tossiche nell’ambiente. La prima normativa in Italia riguardante tematiche ambientali è stata la legge Merli del 1976, a tutela della risorsa ‘acqua’ e dello smaltimento delle acque reflue. Nel 1986 è stato istituito il Ministero dell’Ambiente ed è con le leggi 441/87 e 475/88 che sono stati introdotti il tema della bonifica dei siti contaminati e l’identificazione delle aree ad elevato rischio ambientale. Le classiche tecniche di bonifica fisiche e chimiche risultano essere spesso molto impattanti; di conseguenza, si stanno sviluppando nuove tecniche e, la bioremediation, rappresenta un’alternativa più sostenibile e con un minore impatto ambientale. Queste tecniche utilizzano comunità microbiche e piante autoctone appositamente introdotte per stabilizzare, degradare e/o estrarre contaminanti dal terreno. Il presente lavoro di tesi vuole analizzare un intervento di bioremediation effettuato con pioppi neri inoculati con funghi prelevati nel sito di studio, effettuato in un ex sito industriale situato in provincia di Torino, contaminato da zinco, cromo e C>12. In questo sito la produzione è stata avviata nel 1960 ed è rimasta attiva fino al 1978. In questi anni sono stati prodotti solventi clorurati, olefine pesanti, alchilbenzeni, oli leggeri di petrolio, plastificanti, basi per inchiostri, fenolo, nonilfenolo, tensioattivi, ecc. Nel 1984, in seguito alla ristrutturazione di una parte degli impianti, ha ripreso l’attività con la produzione di additivi per oli combustibili. Una parte dello stabilimento è rimasta dismessa finché, in seguito a una convenzione con l’Università di Torino, è stato effettuato un test sperimentale di phytoremediation. In questa tesi è stata valutata l’efficacia dell’intervento di phytoremediation, confrontando e analizzando i dati elaborati a partire dal 2003 fino al 2023 alla presenza di inquinanti nei pioppi (foglie, radici e fusti) e nel suolo. I campioni sono stati prelevati durante i vari anni di monitoraggio e analizzati da un laboratorio esterno. Sono stati poi eseguiti dei rilievi fitosociologici nell’area per valutare l’evoluzione della componente vegetale e per confrontarli con quelli eseguiti prima dell’inizio dei lavori di bonifica.
ITA
Anthropogenic activities have an increasing impact on different environmental matrices, particularly soil. In the past, the absence of specific regulations and the lack of awareness of environmental issues led to mismanagement of waste disposal and uncontrolled spillage of toxic substances into the environment. The first legislation in Italy concerning environmental issues was the 1976 Merli law, protecting the resource ‘water’ and the disposal of waste water. In 1982, the Ministry of the Environment was established, and it was with Laws 441/87 and 475/88 that the reclamation of contaminated sites and the identification of areas of high environmental risk were introduced. Classical physical and chemical remediation techniques are often very impactful; therefore, new techniques are being developed and, bioremediation, is a more sustainable alternative with less environmental impact. These techniques use specially introduced microbial communities and native plants to stabilise, degrade and/or extract contaminants from the soil. This thesis work aims to analyse a bioremediation intervention carried out with black poplars inoculated with fungi taken from the study site, carried out on a former industrial site located in the province of Turin, contaminated with zinc, chromium and C>12. Production at this site started in 1960 and remained active until 1978. During these years, chlorinated solvents, heavy olefins, alkylbenzenes, light petroleum oils, plasticisers, ink bases, phenol, nonylphenol, surfactants, etc. were produced. In 1984, following the restructuring of part of the plant, it resumed operations with the production of additives for fuel oils. Part of the plant remained disused until, following an convention with the University of Turin, an experimental phytoremediation test was carried out. In this thesis, the efficacy of the phytoremediation intervention was evaluated by comparing and analysing data processed from 2003 to 2023 on the presence of pollutants in poplars (leaves, roots and stems) and soil. Samples were taken during the various monitoring years and analysed by an external laboratory. Phytosociological surveys were then carried out in the area to assess the evolution of the plant component and to compare them with those carried out prior to the start of the remediation work.
IMPORT DA TESIONLINE
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
994873_tesi_alessandro_nasoni.pdf

non disponibili

Tipologia: Altro materiale allegato
Dimensione 18.49 MB
Formato Adobe PDF
18.49 MB Adobe PDF

I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/147361