Con il seguente lavoro si sono voluti mostrare alcuni aspetti degli Annales Placentini Gibellini, cronaca scritta fra il terzo e l’ultimo quarto del XIII secolo da un anonimo piacentino. In particolare l’analisi si è concentrata sulle figure degli imperatori, Federico I, Enrico VI e Federico II, sulla pars imperii piacentina, organizzata attorno a Oberto Pallavicino e Ubertino Landi, sulla sua affermazione sul Comune di Piacenza e poi sulla sua progressiva marginalizzazione, e infine sulla rappresentazione del contado piacentino in funzione delle operazioni degli imperatori e dei ghibellini locali. La lettura e l’analisi della fonte sono state accompagnate sia dall’utilizzo di altri testi narrativi risalenti alla fine del XII e all’inizio del XIII secolo, utilizzati dall’anonimo autore come fonte per la stesura dei suoi Annales, sia dal supporto offerto dall’utilizzo degli studi recenti inerenti ai temi trattati. Gli imperatori sono rappresentati soprattutto dal punto di vista militare e le loro campagne sono descritte in modo sintetico ma completo. Le loro attività fuori dall’Italia settentrionale, ad eccezione della crociata di Federico I, per la quale il cronista disponeva di una narrazione da utilizzare come fonte, non compaiono, indice del fatto che l’orizzonte geografico dell’anonimo, pur oltrepassando i confini della propria città, restava quello del Regno d’Italia. Nella narrazione degli anni di Federico II, l’autore sopperisce alla mancanza di informazioni durante l’assenza dell’imperatore dall’Italia con l’inserzione di lettere, talvolta di Federico stesso, talvolta dei suoi collaboratori o dei pontefici. Sebbene le attività degli imperatori siano caratterizzate, nella narrazione di parte ghibellina, da aggettivi positivi, l’autore non solo non si spinge mai in lunghi elogi, ma offre anche un quadro obiettivo dell’esperienza sveva in Italia, mostrando senza remore anche le sconfitte militari più dure. La prima parte della cronaca, organizzata attorno agli imperatori, si fa via via più complessa e ricca con la narrazione degli anni di Federico II, sfociando infine nella seconda parte, in cui l’autore dedica molto spazio alle figure di Oberto Pallavicino, vicario imperiale del Regno d’Italia e titolare di una signoria su più Comuni, e di Ubertino Landi, riferimento dei filoimperiali piacentini. Nella narrazione essi sono protagonisti delle vicende che li portarono per due volte al potere sul Comune di Piacenza fra gli anni Cinquanta e Sessanta del Duecento, per poi essere cacciati dalla città. A questo punto l’autore mostra l’esperienza del Landi come capo dei fuoriusciti ghibellini e i suoi tentativi di resistere agli attacchi del Comune guelfo. Le sfortunate vicende del fronte ghibellino vengono interpretate dall’autore sia in una prospettiva legata a un ordine prestabilito, sia, soprattutto, con accuse rivolte a figure ben specifiche, sempre presentate come colpevoli di proditio. In tale narrazione il contado, rifugio dei filoimperiali, acquisisce particolare rilievo nella narrazione, sia come teatro degli scontri che come serbatoio di risorse, umane e materiali, per Ubertino Landi. Soprattutto, in virtù della posizione politica dell’autore, emergono con maggiore frequenza le località controllate dal Landi e dal Pallavicino, a testimonianza della vicinanza fra l’anonimo e i due capi ghibellini. Con l’avanzare della narrazione, tali vicende si mescolano sempre di più con molte altre informazioni inerenti le città del’Italia settentrionale e i loro protagonisti, con l’autore che sembra non riuscire a trovare un criterio per riordinare le vicende.

Gli imperatori e la pars imperii piacentina negli Annales Placentini Gibellini

TREVES, ALESSIO
2022/2023

Abstract

Con il seguente lavoro si sono voluti mostrare alcuni aspetti degli Annales Placentini Gibellini, cronaca scritta fra il terzo e l’ultimo quarto del XIII secolo da un anonimo piacentino. In particolare l’analisi si è concentrata sulle figure degli imperatori, Federico I, Enrico VI e Federico II, sulla pars imperii piacentina, organizzata attorno a Oberto Pallavicino e Ubertino Landi, sulla sua affermazione sul Comune di Piacenza e poi sulla sua progressiva marginalizzazione, e infine sulla rappresentazione del contado piacentino in funzione delle operazioni degli imperatori e dei ghibellini locali. La lettura e l’analisi della fonte sono state accompagnate sia dall’utilizzo di altri testi narrativi risalenti alla fine del XII e all’inizio del XIII secolo, utilizzati dall’anonimo autore come fonte per la stesura dei suoi Annales, sia dal supporto offerto dall’utilizzo degli studi recenti inerenti ai temi trattati. Gli imperatori sono rappresentati soprattutto dal punto di vista militare e le loro campagne sono descritte in modo sintetico ma completo. Le loro attività fuori dall’Italia settentrionale, ad eccezione della crociata di Federico I, per la quale il cronista disponeva di una narrazione da utilizzare come fonte, non compaiono, indice del fatto che l’orizzonte geografico dell’anonimo, pur oltrepassando i confini della propria città, restava quello del Regno d’Italia. Nella narrazione degli anni di Federico II, l’autore sopperisce alla mancanza di informazioni durante l’assenza dell’imperatore dall’Italia con l’inserzione di lettere, talvolta di Federico stesso, talvolta dei suoi collaboratori o dei pontefici. Sebbene le attività degli imperatori siano caratterizzate, nella narrazione di parte ghibellina, da aggettivi positivi, l’autore non solo non si spinge mai in lunghi elogi, ma offre anche un quadro obiettivo dell’esperienza sveva in Italia, mostrando senza remore anche le sconfitte militari più dure. La prima parte della cronaca, organizzata attorno agli imperatori, si fa via via più complessa e ricca con la narrazione degli anni di Federico II, sfociando infine nella seconda parte, in cui l’autore dedica molto spazio alle figure di Oberto Pallavicino, vicario imperiale del Regno d’Italia e titolare di una signoria su più Comuni, e di Ubertino Landi, riferimento dei filoimperiali piacentini. Nella narrazione essi sono protagonisti delle vicende che li portarono per due volte al potere sul Comune di Piacenza fra gli anni Cinquanta e Sessanta del Duecento, per poi essere cacciati dalla città. A questo punto l’autore mostra l’esperienza del Landi come capo dei fuoriusciti ghibellini e i suoi tentativi di resistere agli attacchi del Comune guelfo. Le sfortunate vicende del fronte ghibellino vengono interpretate dall’autore sia in una prospettiva legata a un ordine prestabilito, sia, soprattutto, con accuse rivolte a figure ben specifiche, sempre presentate come colpevoli di proditio. In tale narrazione il contado, rifugio dei filoimperiali, acquisisce particolare rilievo nella narrazione, sia come teatro degli scontri che come serbatoio di risorse, umane e materiali, per Ubertino Landi. Soprattutto, in virtù della posizione politica dell’autore, emergono con maggiore frequenza le località controllate dal Landi e dal Pallavicino, a testimonianza della vicinanza fra l’anonimo e i due capi ghibellini. Con l’avanzare della narrazione, tali vicende si mescolano sempre di più con molte altre informazioni inerenti le città del’Italia settentrionale e i loro protagonisti, con l’autore che sembra non riuscire a trovare un criterio per riordinare le vicende.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/147337